Carlo Magno e l’impero che non vede mai il tramonto

L’anno di nascita è incerto, secondo Eginardo, suo personale biografo, l’anno è il 742, secondo altri è il 748. È certo che Carlo Magno, destinato ad essere ricordato tra i sovrani e i conquistatori più grandi di ogni tempo, nacque il 2 aprile ad Aquisgrana (oggi Aachen). Figlio del re carolingio Pipino il Breve, piccolo di statura, e di Berta d’Ungheria, detta “dal gran pié” poiché aveva, si dice, un piede più lungo dell’altro, i soprannomi erano una questione di famiglia. Magno infatti non era soltanto un riferimento alla grandezza in senso figurato, ma alla imponente stazza di Carlo, alto 1 metro e 92 e di costituzione sana e robusta. Alla morte del padre, avvenuta nel 768, si spartisce un regno che si estendeva tra la Germania e la Francia con il fratello Carlomanno.
L’ascesa di Carlo inizia nel 771, quando proprio alla morte di Carlomanno, viene eletto Papa Adriano I, un nobile romano deciso a liberare l’Italia dai Longobardi e dal loro re Desiderio. Cattolico convinto (la madre Berta, molto credente, di dice sia stata in questo senso l’ispiratrice di Carlo), il re carolingio scende lungo la Val di Susa per affrontare le forze di Desiderio in difesa del papato mentre suo zio Bernardo valica con altre truppe passo del Gran San Bernardo per contrastare il figlio di Desiderio, Adelchi. La disfatta longobarda è completa e dopo un anno di assedio, la capitale del loro regno, Pavia, cade. Adelchi (alla cui disgraziata vicenda umana si ispirò Alessandro Manzoni per l’omonima tragedia) fugge a Bisanzio, Carlo scende invece a Roma per farsi incoronare Re dei Franchi da Papa Adriano.
Le campagne militari proseguono, vengono sgominati altri barbari, come gli Avari, e conquistate altre terre, come la Sassonia e la Baviera. Infine Carlo si decide a contrastare l’avanzata musulmana in Europa e si spinge fino al meridione della penisola iberica, dando battaglia agli arabi di al-Andalus (da cui il nome dell’odierna Andalusia).

 

 

 

Nel 795 si insedia a Roma un nuovo Papa, Leone III, che il 25 dicembre dell’800 incorona Carlo Imperatore del Sacro Romano Impero d’Occidente.
Marito di 7 mogli, forse addirittura 8, padre di non meno di 20 figli, gran bevitore e avido mangiatore di carne (una dieta che lo ha portato alla gotta), quando Carlo si spegne nel 814 lascia un regno che comprende metà dell’Italia, tutta la Germania e la Francia e parte della Spagna.
Più che alle vittorie militari, Carlo deve la sua fama alle sue scelte illuminate. Fondò la scuola Palatina di Aquisgrana, che divenne l’esempio per le altre scuole che presto si diffusero in tutto l’impero accanto ai monasteri e dove venivano adottata per la prima volta una norma dei testi scolastici. Fondò una zecca e, ancora per primo, dopo la caduta dell’Impero Romano restituì al continente una moneta unica. Non è dunque un caso se gli storici guardano alla sua politica come all’atto fondante dell’Europa moderna.
Leggendaria invece rimane la sua spada, detta Gioiosa o Altachiara, che nei racconti della tavola Rotonda è la spada di Lancillotto e dove si dice alloggiasse un frammento dei chiodi con cui fu crocefisso Gesù Cristo. Una presunta Gioiosa è conservata al Louvre.

Arman Golapyan