Inutile sottolinearlo: per iniziare, prima della partenza de “il giro del mondo in 80 giorni”, nel migliore dei modi, il nuovo anno cosa c’è di meglio di un brindisi con lo Champagne? Il colore dorato, le catene di bollicine effervescenti, il tappo che “fa il botto” proprio allo scadere della mezzanotte… Eppure questi sono soltanto gli aspetti più esteriori e frivoli, perché dietro alla scelta del nobile vino francese per festeggiare le occasioni più importanti c’è molto di più. Prima di tutto delle origini che risalgono a tre secoli e mezzo fa, immerse nella leggenda dei conventi francesi e poi una storia che si sviluppa attraverso nobili e ricche famiglie, possedimenti terrieri e cantine chilometriche sotto terra.
I vitigni coinvolti nella produzione dello Champagne sono tre, lo Chardonnay, il Pinor Noir e il Pinot Meunier e vengono vinificati in modo da ottenere in una prima fase un vino fermo. Questo viene imbottigliato e, all’interno delle stesse bottiglie, vengono aggiunti lieviti selezionati e zucchero in modo da dare vita a una seconda fermentazione, che produce anidride carbonica (la classica “spuma” dello Champagne). Una volta eliminati i lieviti esausti (tramite un procedimento di refrigerazione del collo delle bottiglie rovesciate detto dégorgement), si effettua il dosage, che consiste nel rabboccare le bottiglie con la liqueur d’expédition, formata da vino e zucchero e responsabile del sapore finale e caratteristico di ogni Champagne. I grandi produttori della regione, così come i piccoli vignaioli, custodiscono gelosamente la formula della propria liqueur d’expédition, che diventa un vero e proprio marchio di fabbrica, quello che permetterà ai consumatori di scegliere una bottiglia o una Maison invece di un’altra.
Nella degustazione di un bicchiere di Champagne sono coinvolti tutti i sensi, a partire dall’udito, perché il prezioso liquido si presenta al suo pubblico con il caratteristico crepitare della schiuma, un suono scoppiettante e ininterrotto, che rende l’approccio immediatamente accattivante. Poi è il momento della vista, quando il bicchiere rivela in trasparenza tutto lo splendore cristallino, sospeso soltanto dalle file fluttuanti di minuscole bollicine. Il colore potrà variare dal giallo paglierino al dorato intenso fino alle nuance più romantiche delle bottiglie di rosé. Quando si avvicina il bicchiere al naso, la gamma di note olfattive che si rincorrono è talmente vasta e varia, che qui possiamo soltanto individuare alcune classi di aromi, come fiori e frutta bianca o rossa, erbe aromatiche, spezie, crosta di pane, frutta secca, miele, canditi: ogni bottiglia ha una sua storia ed esibisce le proprie caratteristiche odorose in modo diverso, a seconda della propria età. Quando infine si passa all’assaggio vero e proprio, si vedono coinvolti gli ultimi due sensi, il gusto e il tatto. A molti potrà sembrare inverosimile che anche quest’ultimo faccia parte della degustazione di un vino, tuttavia quando si assapora il primo sorso, le bollicine fanno il loro ingresso esplosivo in bocca, la riempiono di una frizzante esuberanza e poi scivolano via sulla lingua, lasciando percepire a chi beve anche la struttura dello Champagne, più o meno intensa a seconda dei casi. E poi il gusto che, come l’olfatto, può manifestarsi in decine di declinazioni diverse, con i tre vitigni – Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Meunier – in grado di condizionare con le proprie caratteristiche varietali il vino finale. Per non parlare delle differenze fra le diverse tipologie come Brut Nature, Extra Brut, Brut, Extra Dry, Sec, Démi-Sec e Crémant, che si distinguono per la quantità di zucchero presente. Immancabile è comunque in tutti la mineralità, che si esprime attraverso una netta componente sapida e deriva dal terreno gessoso su cui vengono coltivate le vigne nella regione.
In conclusione, lo Champagne ha davvero mille volti diversi, ma ciò che non si smentisce mai è la sua capacità di accompagnare con un brindisi tutti i momenti più importanti, come l’inizio di un nuovo anno.