Philip Anthony Hopkins nasce il 31 dicembre 1937 a Port Talbot, nella contea di West Glamorgan (Galles), figlio unico di Richard Arthur e Muriel.
Sanguigno per natura e straordinariamente controllato quando serve, è ormai diventato un veterano del mondo di Hollywood; lunatico, dotato di un’intelligenza addirittura quasi feroce e di una determinazione d’acciaio, affronta il cinema a testa bassa.
Anthony Hopkins si accorse 25 anni fa del proprio errore, scegliendo se continuare a suicidarsi con l’alcol o mollare il colpo: ha gettato la bottiglia, salvando in extremis la carriera.
Gli bastò fare il bambino “deficiente, pidocchioso e asociale”, così disse ai tempi della Cowbridge Grammar School, per reagire decidendo di recitare.
Frequenta dunque il Welsh College of Music and Drama di Cardiff, aggiudicandosi nel 1961 una borsa di studio per la Royal Academy of Dramatic Art di Londra: entra nel 1963 nel Phoenix Teather di Leicester, e nel 1965 raccoglie i meritati applausi dell’Old Vic.
Il debutto sul grande schermo giunge nel 1968, quando con “Il leone d’inverno” veste i panni di Riccardo Plantageneto.
Poi alterna pochi lungometraggi , apparendo nel capolavoro “The elephant man” (1980) di David Lynch e ne “Il Bounty” (1984), preferendo i (tanti) telefilm, sino al botto de “Il silenzio degli innocenti”: l’improvvisa notorietà è una salutare sferzata che gli consente di offrire il meglio in pellicole dal sapore viscontiano come “Casa Howard” (1992) e “Quel che resta del giorno” (1993), o in progetti biografici quali “Nixon” (1995) e “Surviving Picasso” (1996). Vinse il premio Oscar nel 1991, grazie all’interpretazione ne “Il signore degli innocenti”.
Da sottolineare inoltre alcuni suoi blitz spettacolari: da “La maschera di Zorro” (1998) a “Mission: Impossible 2” (2000), allenamenti per non trovarsi impreparato al nuovo “Hannibal” (sempre 2000).
Del medesimo anno è anche “Titus”, rappresentazione della commedia “Tito Andronico” di Shakespeare; nel 2001 escono “Cuori in Atlandide” -che riscuote un buon successo- e “The Devil and Daniel Webster”, mai distribuito in sala a seguito di una causa giuridica.
Con il 2002 accetta il ruolo di un agente della CIA in “Bad Company – Protocollo Praga”, e nuovamente quello dello psichiatra Lecter in “Red Dragon”; seguono “La macchia umana” (2003), accanto alla bellissima Nicole Kidman, “Proof” (2004) assieme a Gwyneth Paltrow , e il kolossal storico “Alexander”.
Oltre a ricevere i titoli di Cavaliere britannico e Sir, nel 2000 ha ottenuto la cittadinanza americana; sposato nel 1968 con Petronella Barker e, successivamente, nel 1973 con Jennifer Ann Lynton, divorzia da quest’ultima nel 2002 per convolare a nozze 12 mesi dopo con l’antiquaria Stella Arroyave.
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Jonathan Maestri