Ed eccoci qua, siamo arrivati anche alla fine del 2012, un anno in cui pochi hanno creduto, che molti si aspettavano disastroso, altri semplicemente difficile. L’anno in cui anche i Maya prevedevano la fine di tutto.
È stato un anno contraddistinto dall’incertezza: aumento della disoccupazione, maggiori costi sui beni primari, in Italia il ritorno delle imposte sugli immobili e l’aumento di quelle già esistenti, per non parlare del debito pubblico che, nonostante tutto, continua crescere inevitabilmente e non solo nel nostro paese.
All’inizio del 2012 nessuno aveva certezze che i mercati finanziari potessero offrire proventi interessanti, si arrivava da un 2011 deludente e proprio per questo motivo molti investitori si sono spinti a cercare porti sicuri, prestando il loro denaro alle banche, che per contro, pur di finanziarsi, hanno offerto ai loro clienti rendimenti elevati.
In situazioni di crisi come questa, che ormai attanaglia Europa e America da oltre quattro anni, è assolutamente normale che il “mercato” reagisca emotivamente e non si accorga, o meglio, si dimentichi che dietro ogni situazione difficile si nasconde quasi sempre una grande opportunità.
In effetti, con il senno di poi, è sempre tutto più facile, ma siamo ai primi del 2013 ed è buona cosa all’inizio dell’anno nuovo guardarsi dietro le spalle e fare un bilancio di ciò che è accaduto.
Ed ecco la grande sorpresa: per i mercati finanziari il 2012 è stato un anno assolutamente positivo!
L’economia reale mondiale ha attraversato nel complesso un lungo periodo di rallentamento. In alcune aree geografiche come Grecia, Italia e Spagna, la recessione ha colpito duramente, in altre si è registrata solo una leggera contrazione, ma in altre ancora anche una nuova espansione. La tabella a fianco riprende i rendimenti a 52 settimane delle principali borse internazionali calcolati al 3 di gennaio 2013 con i dati Bloomberg. Gli indici azionari, a dispetto di quanto registrato nell’economia reale, sono cresciuti in modo più o meno correlato, in alcuni casi retrocedendo performance importanti. Anche gli investitori che hanno scelto il mercato obbligazionario non possono certo lamentarsi: un’asset allocation ben diversificata e con una componente di rischio azionario non superiore al 25% nel 2012 ha restituito una performance positiva pari a circa il 10%. Dati alla mano possiamo affermare, ancora una volta, che rifugiarsi in strumenti a capitale garantito non sempre risulta essere la scelta migliore, almeno dal punto di vista della redditività. Se poi la garanzia del capitale viene offerta da banche minori, allora è il caso di valutare bene anche il rischio.
Come al solito le economie che hanno dato i maggiori profitti (corretti per il rischio) sono prevalentemente le economie emergenti, localizzate soprattutto nell’area asiatica, ma anche in Sud America e in Europa.
Tirando le somme su ciò che è passato, non ci rimane che fare una riflessione:
ma se il 2012, anno delle peggiori profezie e per di più bisestile, ci ha portato tanta fortuna, cosa potrà mai accadere nel 2000… e 13?
Angelo A. Chiocchetti