Abbiamo scelto di chiudere le feste con i dolci dedicati all’Epifania in Italia e in qualche altro paese europeo: ora dobbiamo capire quale vino dobbiamo abbinare per fare sì che il palato mantenga la dolcezza a lungo, abbastanza per affrontare l’amarezza del primo turno di lavoro lunedì mattina. Esiste un nettare raro e prezioso, un vino da dessert che nasce proprio in questa stagione e che riesce a racchiudere in sé l’essenza stessa del grappolo d’uva: l’Icewine o “vino di ghiaccio”.
La data di nascita di questo dolcissimo e allo stesso tempo vibrante elisir risale alla fine dell’Ottocento, quando in Austria ne venne codificata la tecnica. Le uve, invece di essere vendemmiate a settembre-ottobre, vengono lasciate ad appassire sulla pianta, in modo che gli zuccheri e gli aromi si concentrino, per venire poi raccolte a gennaio, durante la notte, quando la temperatura scende oltre i sette gradi sotto lo zero. È un’operazione davvero complessa, perché c’è un rischio molto alto di rompere gli acini, fragilissimi e stramaturi. Il ghiaccio che si forma sulle bucce e nella parte più esterna degli acini spinge le sostanze aromatiche e zuccherine verso il nucleo, che quindi rimane liquido, e proprio questo nettare prezioso viene raccolto e fatto fermentare in condizioni totalmente controllate. Il risultato sono vini sorprendenti, prodotti in quantità limitate, che presentano note non solo di frutta, ma soprattutto di spezie ed erbe aromatiche, graffite e sentori agrumati, con sensazioni di albicocca fresca e secca e un finale sapido e lunghissimo.
Gli Icewine sono prodotti storicamente in Austria, Germania e soprattutto in Canada, dove ha sede l’azienda che ha contribuito a renderli famosi in tutto il mondo, la Inniskillin. Le origini di questa azienda, della regione del Niagara, dipendono in realtà dall’intraprendenza della famiglia friulana Ziraldo e dal fortunato incontro con il produttore austriaco Karl Kaiser. Il singolare nome, per nulla italiano, deriva dal colonnello di un reggimento di fucilieri, che ricevette in dono la fattoria poi comprata da Donald Ziraldo con i risparmi accumulati come minatore negli Stati Uniti, dove era emigrato. Il successo, dapprima locale e successivamente globale, arrivò quando, durante uno dei soggiorni in patria, incontrò Kaiser e fece conoscenza con gli Eiswein tedeschi e austriaci.
Negli ultimi anni anche in Italia si sono cominciati a produrre Vini di ghiaccio, soprattutto in Valle d’Aosta, dove c’è un vitigno che sembra nato apposta per questo scopo, il Prié Blanc.
Il futuro degli Icewine però parla ancora di viaggi e terre lontane. E’ nato infatti in Cina (la regione è quella del Liaoning) il più grande progetto di produzione di vino ghiacciato mai messo in cantiere, che farà di questo paese il maggiore produttore al mondo, con 400 ettolitri annui.
Andrea Gori