Il mito di Samarcanda nel giro del mondo in 80 giorni

Tra mito e leggenda, il giro del mondo in 80 giorni ci porta a Samarcanda. Oggi una delle città più grandi dell’Uzbekistan e, soprattutto, nodo nevralgico della celeberrima via della Seta, quel percorso che, unendo Cina e Occidente, permise il rifornimento del prezioso tessuto, tra Roma e Bisanzio. Trovandosi sul tracciato, Samarcanda godette fin da principio di notevoli vantaggi economici, divenendo una delle città più potenti dell’Asia centrale. Gli oltre 8.000 chilometri di tracciati che compongono la Via della Seta sono la traccia concreta dei contatti commerciali tra est e ovest, tra Mediterraneo e Cina, fino ad estendersi a Corea ed India. L’origine di Samarcanda si riconduce all’VIII secolo a.C.: già impostasi sotto il governo persiano, cadde nelle mani di Alessandro Magno per poi ritrovare slancio con i Sasanidi. Nonostante l’invasione araba e le devastazioni mongoliche abbiano messo in serio rischio la stabilità economica e demografica della città, nel 1370 Samarcanda venne scelta come capitale dell’impero di Tamerlano, il quale, a tal proposito, avviò un’intensa campagna di lavori e numerosi cantieri che ampliarono e arricchirono la città di nuovi palazzi e monumenti pubblici. Questa eccezionale primavera giovò all’espansione architettonica della città ma anche al fervido clima culturale, grazie alla realizzazione di diverse scuole destinate agli studi scientifici e astronomici. Riconducibile al periodo medievale e visitabile a Samarcanda è il Registan, un sito costituito da tre edifici disposti attorno ad un ampio piazzale: la prima struttura del complesso, chiamata Madrasa di Uluğ Bek (conclusa nel XV secolo), era destinata allo studio filosofico e scientifico, come testimoniano i mosaici che decorano le sale e la cupola, illustrata con uno splendido cielo stellato. L’edificio era un osservatorio astronomico e anche una scuola: secondo la leggenda, era lo stesso sovrano ad impartire lezione ai numerosissimi studenti, data la personale passione per l’astronomia. La seconda struttura, detta Madrasa Tilla-Kari, riconducibile al XVII secolo, presenta una corte interna e decorazioni dorate; la terza, chiamata Madrasa Sherdar, pressoché contemporanea alla precedente, si ispira al primo edificio, se non per la decorazione con leoni rampanti, per i quali si distacca. Nei pressi del Registan è possibile ammirare la bellissima Moschea di Bibi-Khanim (1399-1404), un bellissimo monumento religioso parzialmente distrutto dal terremoto del 1897. L’edificio fu realizzato con i proventi del bottino dei saccheggi di Tamerlano a Delhi, destinati, infatti, all’erezione di un maestoso edificio di culto: la leggenda racconta che furono impiegati cento elefanti per riuscire a trasportarvi tutti i tesori sottratti. Attorno alla moschea si sviluppa il Bazar di Samarcanda, un’eccezionale occasione per fare acquisti e assaporare tutti i sapori, odori e colori della tradizione e della cultura locale, immersi in un’atmosfera totalmente aliena al mondo occidentale. Alla dominazione di Tamerlano si riconduce inoltre la Shahi-Zinda, una via costeggiata da tombe e sepolture di personaggi legati ai regnanti, decorate raffinatamente con splendide maioliche. Le spoglie di Tamerlano riposano nel Mausoleo di Gut Emir , accanto alle sepolture di altri sovrani timuridi, tra i quali si trova anche il nipote Mohammed, che iniziò la costruzione della scuola coranica. Il declino della città uzbeka si ebbe nel corso del Cinquecento quando la capitale fu trasferita a Bukhara: fu abbandonata definitivamente due secoli dopo, nonostante i vani tentativi di ripopolamento. Oggi Samarcanda e la Via della Seta godono di una vera e propria “riscoperta” turistica: la Via, in particolare, progressivamente abbandonata con la disgregazione dell’impero mongolo, vanta una riscoperta di sapore filologico e culturale di grande successo. Questo gruppo di percorsi, divisi tra i rami settentrionali (comprendenti l’area tibetani e cinesi passanti poi per gli attuali Afghanistan, Uzbekistan e Iran, fino a Bagdad o fino a Venezia) e meridionali (attraverso l’area indiana e poi il Golfo Persico) ha contribuito all’espansione di commerci e di culture di diversi paesi. Samarcanda, posta sul tracciato di questo storico percorso, ne ha goduto sotto diversi profili, divenendo un “crocevia e crogiolo di culture”, così come l’Unesco l’ha tratteggiata. Mettiamoci in viaggio, dunque, per questa destinazione lontana, sospesa nel tempo, reduce nostalgica della storia.

Tarcisio Agliardi & Federica Gennari