THAYAHT

Bello, ricco, alto, elegante, snob, aristocratico e stravagante nei modi e nelle frequentazioni, figlio di uno svizzero tedesco e di un’anglo-americana, cresciuto a Firenze degli inizi del Novecento. Primogenito di quattro fratelli, inizia col padre gli studi tecnici (fisico-matematici), ma già da subito manifesta più interesse per gli studi artistici.

Thayaht, Ernesto Michahelles

Thayaht, all’anagrafe Ernesto Michahelles (Firenze, 21 agosto 1893 – Marina di Pietrasanta, 29 aprile 1959), uno scultore, pittore, fotografo, disegnatore, architetto, inventore ed orafo estremamente eclettico ed innovatore, si distinse per le sue opere dalle linee e forme sintetiche, con precise geometrie che si distinguevano con molta eleganza.

Fu Filippo Tommaso Marinetti (Alessandria d’Egitto, 22 dicembre 1876 – Bellagio, 2 dicembre 1944) ad inserirlo nel Futurismo, insieme a suo fratello RAM, nome d’arte derivante dalle iniziali del nome e cognome originale di Ruggero Alfredo Michahelles (Firenze, 30 maggio 1898 – Firenze, 14 marzo 1976). Thayaht e Ram, nella loro storia artistica, hanno applicato in alcuni casi per opere scultoree, pittoriche e grafiche le leggi derivanti dalla “Divina Proporzione”; l’antichissima formula aritmetica e geometrica che le botteghe antiche usavano e tramandavano solo tra di loro, in osservanza dei parametri imposti dalla Chiesa, per realizzare ogni tipo di opera.

Thayaht trascorre la sua infanzia e l’adolescenza a Poggio Imperiale, nella villa di famiglia, residenza e studio del suo bisnonno, lo scultore americano Hiram Powers (Woodstock, 29 luglio 1805 – Firenze, 27 giugno 1873).

Nel 1915 inizia la sua ricerca artistica, ma dovette sospendere gli studi per tre anni per una grave malattia.

Tuta di Thayaht

Nel 1918 si trasferisce a Parigi dove conosce la stilista francese Madeleine Vionnet (Chilleurs-aux-Bois, 22 giugno 1876 – Parigi, 2 marzo 1975) per la quale disegnò un logo e capi con accostamenti cromatici e combinazioni geometriche innovativi per l’epoca. Nel 1919 inventò, con il fratello Ram, la Tuta, un capo che ricopre tutto il corpo. Rimase consulente e stilista dell’atelier fino al 1925, influenzando le scelte stilistiche e la moda francese ed europea di quei anni.

In quei anni conia anche lo pseudonimo, Tayat, subito dopo mutato in Thayaht.

Nel 1920, dopo il successo di una sua mostra personale, parte per gli Stati Uniti dove, dopo brevi soggiorni a Boston e Cambridge, seguì alcuni cosrsi sulla colorazione,  geometria dinamica e l’assoluto numerico presso l’università di Harvard.

Nel 1921, l’anno successivo, divenne il designer dell’atelier di Madame Vionnet con l’esclusiva delle sue creazioni.

Nel 1923 partecipò alla prima Esposizione Internazionale delle Arti Decorative di Monza con una serie di mobili da lui progettati ed esposti insieme alle sculture di Antonio Maraini (Roma, 5 aprile 1886 – Firenze, 23 maggio 1963).

Negli anni 1924-25 vince il Concorso Nazionale di Scenografia per il nuovo allestimento dell‘Aida.

Thayath, Il Violinista
Manifesto di "capello di paglia"
Depliant stampato a due colori realizzato Ram

Nel 1927 partecipa alla III Esposizione Internazionale delle Arti Decorative di Monza con una piccola sala personale in cui espone mobili, tappeti, lampade ed oggetti d’arredamento e con al centro della sala la scultura in pietra serena “Il Violinista”.

Nel 1928, Thayaht viene chiamato dal “Gruppo Nazionale Fascista della Paglia” a disegnare nuovi cappelli da uomo.

Thayaht, Dux
Thayaht, Dux

Dal 1929 pubblica i suoi disegni su Moda, rivista ufficiale della Federazione Nazionale Fascista Industria dell’Abbigliamento e nello stesso anno, in maggio, conosce, il padre del FuturismoFilippo Tommaso Marinetti (Alessandria d’Egitto, 22 dicembre 1876 – Bellagio, 2 dicembre 1944) tramite Primo Conti (Firenze, 16 ottobre 1900 – Fiesole, 12 novembre 1988). Marinetti, entusiasta di suoi lavori tra cui l’effigie in ferro acciaioso del Duce, lo presenta a Benito Mussolini.

L’incontro viene siglato nella storia come “dono”: perchè l’artista donò a Mussolini la famosa scultura, inizialmente, un tentativo di raffigurazione dell’effigie umana in modo estremamente sintetico, ma l’enorme somiglianza della scultura a Benito Mussolini,  portò l’artista a battezzarlo come DUX.

Nel 1930 vince la medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale di Barcellona per la creazione della “thayahttite”, una lega d’alluminio e argento da lui brevettata. Nel frattempo partecipa anche alla mostra internazionale dell’Orafo, dove presenta una vetrina con gioielli in lega d’argento ed acciaio.

Nel 1931 viene invitato alla I Quadriennale d’arte Nazionale di Roma e nel febbraio organizza con l’amico pittore Antonio Marasco la mostra Futurista di pittura, scultura aeropittura ed arti decorative presso la Galleria d’Arte Firenze, introdotta in catalogo da Marinetti, il padre del Futurismo. Nello stesso anno, in collaborazione con il fratello Ruggero, cura la stesura di un documento di architettura funzionale “Brevetto per Casolaria – Le case in serie”.

Nel 1932, 1934 e 1936 partecipa alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. Elabora, inoltre, insieme al fratello, il Manifesto per la trasformazione dell’abito maschile.

Thayaht, Il grande nocchiere

Nel 1939, dedicò a Mussolini “Il grande nocchiere”, l’aeropittura di grande e panegirico ritratto. Non è difficile immaginare che il dipinto sia la fonte d’ispirazione per la realizzazione di Iron Man, un personaggio dei fumetti creato nel 1963 con la collaborazione di Stan Lee, Larry Lieber per i testi e Don Heck per i disegni.

Dopo il 1945 si orienta nei suoi temi verso le figure tahitiane di Paul Gauguin, che considera come un “grande colorista”.

Nel 1945 inizia ad approfondire gli studi scientifici ed astronomici e ad interessarsi di ufologia.

La sua creatività vulcanica lo porta anche a sperimenti nel campo culinario e invenzioni meccaniche come il famoso “Carro-vela”.

Nel 1954 fonderà il C.I.R.N.O.S., Centro Indipendente Ricerche Notizie Osservazioni Spaziali.

Dal 1956 fino alla sua morte approfondisce i suoi studi esoterici.

A causa della caduta del fascismo e provato dalla distruzione del suo studio durante la guerra, Thayaht si isolò a Marina di Pietrasanta, nella sua villetta in Versilia, a Marina di Pietrasanta, acquistata nel 1923, che aveva chiamato “Casa gialla”.

Muore a Marina di Pietrasanta (Lucca) il 29 aprile 1959. Il suo corpo è sepolto a Firenze, al cimitero degli Allori.

Thayaht-Carro-Vela-spiaggia-Marina-Pietrasanta
Carro-vela sulla spiaggia di Marina di Pietrasanta.

 

Alessia Marcon