Mi piace la dignità, l’orgoglio e la consapevolezza della propria superiorità con cui Thomas Jefferson (Shadwell, 13 aprile 1743 – Charlottesville, 4 luglio 1826) scrisse questo passo di dichiarazione d’indipendenza:
“Consideriamo verità evidenti per sé stesse che tutti gli uomini sono creati uguali; che sono stati dotati dal loro Creatore di taluni diritti inalienabili; che, fra questi diritti, vi sono la vita, la libertà e il perseguimento del benessere. Che per garantire questi diritti, vengono istituiti fra gli uomini dei governi che derivano dal consenso dei governati il loro giusto potere. Che ogni qualvolta una forma di governo diviene antagonistica al conseguimento di questi scopi, il popolo ha diritto di modificarla e abolirla, e di creare un governo nuovo, ponendo a base di esso quei principi, e regolando i poteri di esso in quelle forme che offrono la maggiore probabilità di condurre alla sicurezza ed alla felicità del popolo medesimo. La prudenza consiglierà, in fatto, di non cambiare per motivi tenui o transitori governi stabiliti da tempo; l’esperienza dimostra, invero, che gli uomini sono più inclini a sopportare i mali, finché sono tollerabili, che a riprendere la giusta direzione, abolendo forme alle quali sono adusati. Ma quando una lunga serie di soprusi ed usurpazioni, volti invariabilmente ad un unico scopo, offrono prova evidente del disegno di un governo di assoggettare il popolo a condizioni di dispotismo assoluto, é diritto e dovere del popolo di abbattere quel governo e di creare nuove salvaguardie per la sua sicurezza futura”
Tenendo ben in mente questa citazione americana, invito tutti gli italiani a riflettere su “l’Italia della repubblica”, sul taglio netto della storia italiana, il 2 giugno del 1946: una data che è risultata una anarchia incontrollata, mascherata dalla democrazia, un sigillo che doveva segnare il progresso e un punto d’arrivo.
- Vi invito ad analizzare quale miglioramento ha portato questo radicale cambiamento dopo oltre settanta anni;
- Vi invito a pensare se il referendum che portò ad abolire la monarchia sostituendola con una nuova amministrazione chiamata Repubblica ha mai fornito qualche beneficio;
- Vi invito a riflettere sulla nuova Italia nata in quella data e gli eventuali cambiamenti positivi che avrebbe dovuto portare;
- Vi invito a ricordare quell’Italia prima di quella data che comunque tra alti e bassi si è sempre distinta per i propri valori e meriti per poi cadere in una repubblica che ha come unica fonte di ossigeno il ricordo di quel glorioso passato del popolo Italico.
A scanso di equivoci, voglio precisare che rispetto e credo nelle leggi garantiste italiane, basate sul diritto romano. Ma ritengo che sia palesemente scontato, visto i risultati, che tutto è applicato in un contesto sbagliato chiamata “La REPUBBLICA” nella quale non è prevista la presenza di uomini di potere, di un’unica persona al di sopra di legge, ma di tante persone con idee diverse che non lottano per il bene collettivo ma per il proprio bene individuale; mostrandosi regolarmente assetati di benessere; non idonei ed efficienti per una amministrazione che tuteli la serenità e felicità degli italiani.
Il momento storico in cui gli italiano sono stati interpellati per scegliere fra Monarchia e Repubblica non era dei più semplici. Lo sconforto generale di post guerra, le scarse possibilità d’informazione dovuta soprattutto al diffuso analfabetismo hanno ostacolato e offuscato una riflessione ponderata basata su una informazione corretta.
Nacque così la repubblica: stabilendo che la guida del paese spettasse ad un Parlamento in grado di decidere e guidare, per il meglio, i cittadini. Gli italiani hanno espresso il loro parere nonostante i vari dubbi sul corretto svolgimento delle votazioni.
La Repubblica è incentrata sulla democrazia, la quale rappresenta il pensiero dei più e non di tutti. Ed è scontato e democratico, che gli scontenti si ribellino e, qualora questa divenisse talmente forte da mettere in minoranza la controparte, si apre la crisi di governo.
L’Italia ha vissuto e sta vivendo continue crisi, quelle che gli antichi Greci salutavano come preludio di periodi progressisti. Crisi, infatti, significa scelta. Tante crisi, tante scelte, ma…
Ma le crisi in Italia non hanno portato a cambiamenti di nessun genere, anzi a dei peggioramenti su qualità dei politici, sulla reputazione dell’Italia in campo internazionale: un vero e proprio paese ridicolizzato e deriso. Bisogna anche considerare che la crisi in Italia non segue il giusto concetto democratico, ma bensì rappresenta il capriccio dei politici che non sono riusciti ad avere la poltrona principale del governo: cosi si apre la crisi e si spera in una votazione che li porti ad una poltrona più prestigiosa.
La ragione va ricercata nell’essenza umana che tende a privilegiare il proprio interesse privato a discapito del prossimo.
Nella prima repubblica si è visto di tutto dai politici: Nella seconda e terza repubblica si è visto di tutto e di più da parte di giostrai e cugini.
Qualcuno ha detto: “…ogni popolo ha il governo che si merita…”.
Non si può aspettarsi di più dal momento che si è permesso ad individui come Cicciolina, Moana Pozzi e altre prostitute o gente fallita dello spettacolo ad entrare in politica.
Thomas Edison disse: “Io non ho fallito duemila volte nel fare una lampadina; semplicemente ho trovato millenovecento-novantanove modi su come non va fatta una lampadina.”
La frese di Edison ci dovrebbe far capire che l’utopico democrazia, non avendo funzionato fino ad adesso, è un modo su “come non va fatto un governo.” Penso che chiunque che gli sta a cuore il benessere dell’Italia debba avere come “Ambizione la Monarchia”.
Se la repubblica non ha funzionato fino ad adesso, non funzionerà neppure in futuro.
Un italiano deve trovare inaccettabile e ridicolo dover pagare il suolo pubblico (parcheggi, esposizioni ecc…). E’ assolutamente inaccettabile che un cittadino paghi l’usufrutto di qualcosa che è suo. Mi chiedo perchè in paesi come la Svizzera il pedaggio ANNUO dell’autostrada costa 40 CHF (circa 35 euro), mentre in Italia costa oltre 60 centesimi al km. In sostanza un viaggio da Milano a Roma costa 41,90, più del pedaggio annuo per tutta la svizzera. Ora mi chiedo perchè non dobbiamo imparare dagli svizzeri e dire: “se ci riescono loro dobbiamo riuscire anche noi”.
Queste cose succedono perchè non c’è un padrone, l’Italia è diventato il paese di nessuno privo di persone che si sentano orgogliosi italiani con dignità. Un’Italia completamente fuori controllo, con la maggior parte dei cittadini che sono “aspiranti di diritti ed evasori di doveri”. L’italiano ha perso la propria identità ed entusiasmo perchè vede attorno a se soltanto un fallimento sociale e strutturale, causati da persone fallite come esseri umani.
Penso che gli italiano non devono e non possono aspettarsi di più, dal momento che hanno permesso a gente come Cicciolina, Moana Pozzi e altre prostitute o gente fallita dello spettacolo ad entrare in politica.
“Abuso di potere, mitigato dal consenso popolare: ecco l’ideale della nostra democrazia.” (Leo Longanesi)
L’Italia é un paese completamente fuori controllo. L’italiano, senza rendersene conto, è stato ridicolizzato e abituato gradualmente al peggio.
Si dovrebbe riflettere di più sull’origine della società, sulle motivazioni delle regole e delle leggi di cui siamo obbligati: come quello delle pensioni e tasse che tutti ne sono schiavi, senza considerare più il motivo della loro ideazione:
- Le pensioni sono state concepite per dare la sicurezza economica alle persone anziane che non sono più in grado di lavorare e di conseguenza di produrre un reddito. In sintesi le pensioni dovrebbe garantire la casa, il vitto e le cure mediche.
- Le tasse sono state concepite ed ammesse a seguito della decisione dell’uomo di vivere in un unico nucleo, dapprima un semplice borgo per poi trasformarsi in città più o meno grandi con la necessità di una amministrazione che gestisca i fabbisogni dei cittadini con una cassa comune in cui i CONTRIBUENTI versano la somma necessaria per le necessità del loro nucleo sociale. Facciamo un esempio molto semplice: una persona che abita a Milano, in Corso Vittorio Emanuele, deve contribuire per il mantenimento della sua via, ossia la luce, pulizie e tutto ciò che è di ordine amministrativo della sua via o quartiere. Non capisco perchè lo stesso individuo deve pagare le tasse che finiscono in cassa a Roma, per poi, per gentile concessione, dopo tanto tempo, venga riportato in briciole a Milano in Corso Vittorio Emanuele. Perché non c’è una una amministrazione diretta di Corso Vittorio Emanuele di Milano?
Secondo me l’Italia deve analizzare il proprio pregresso e stabilire “l’anno zero”. Chiudere con “l’Italia A” ed iniziare con “l’Italia B”, perché “l’Italia A” é rimasta e rimarrà sempre una splendida teoria.
Come in una famiglia, dove è naturale e necessario la presenza di un padre, anche per una nazione è necessario un riferimento costante come quello di un MONARCA, al di sopra della legge, con un unico obbiettivo: il benessere dei sudditi. Un Monarca deve prendere le decisioni con il proprio credo, sotto la propria responsabilità morale e professionale, senza doversi consultare con qualcuno.