“Hachiko, per la sua fedele devozione, è diventato una figura leggendaria, un vero e proprio testamento sulla profondità dell’amore disinteressato dei cani”. (Arman Golapyan)
Il vero nome di Hachikō (Ōdate, 10 novembre 1923 – Shibuya, 8 marzo 1935) era Hachi, che in giapponese significa “otto”, numero considerato di buon auspicio. La sua commovente storia è la conferma che “i cani sono dei poeti naturali”, capaci di lealtà e di un amore disinteressato, e che“gli aforimi sui cani”dei grandi personaggi hanno un loro perché.
Hachikō, noto anche come “Chūken Hachikō- fedele Hachikō“ era un esemplare maschio di Akita Inu bianco che, all’età di due mesi, venne adottato da Hidesaburō Ueno (Tsu, 19 gennaio 1872 – Tokyo, 21 maggio 1925), agronomo giapponese, docente dell’Università Imperiale di Tokyo, che abitava a Shibuya, uno dei 23 quartieri speciali di Tokyo.
Tutti giorni Ueno, essendo un pendolare, si dirigeva alla stazione di Shibuya per prendere il treno che lo portava al lavoro, e il suo fedele cane lo accompagnava sempre e lo aspettava all’ora di arrivo. Il 21 maggio 1925 Ueno morì per un ictus mentre era all’università e Hachikō, come ogni giorno, si presentò alla stazione alle cinque del pomeriggio, ma il suo padrone non si fece vedere: lo attese invano quel giorno, come tutti i giorni seguenti per il resto della sua vita. Presto, il capostazione di Shibuya e le persone che prendevano quotidianamente il treno lo notarono ed iniziarono ad accudirlo, offrendogli cibo e riparo.
La vicenda, già all’epoca, ebbe un enorme risonanza e, ben presto, Hachikō divenne un simbolo di amore e fedeltà. Divenne anche una meta di pellegrinaggio, dato che molti venivano da lontano per vederlo.
Nell’aprile 1934, venne posta, alla stazione di Shibuya, una scultura realizzata da Teru Ando con le sue sembianze e, nel tempo, in sua memoria vennero dedicati libri e film. Un’altra scultura simile venne posta a Ōdate, la sua città natale; all’inaugurazione era presente anche lo stesso Hachikō.
L’8 marzo del 1935, all’età di undici anni, Hachikō morì di filariasi, dopo aver atteso ininterrottamente per quasi dieci anni il ritorno del suo padrone. La sua morte impietosì tutti e venne riportata in tutte le prime pagine dei giornali giapponesi. Venne dichiarato un giorno di lutto nazionale per ricordare la sua costante fedeltà.
Ogni anno, per l’anniversario della morte del fedele cane, in Giappone, viene organizzata una cerimonia a cui partecipano vari amanti dei cani. Inoltre, una delle cinque uscite della stazione di Shibuya è denominata “Hachikō-guchi – ingresso Hachikō” in suo onore.
Durante la seconda guerra mondiale il governo giapponese, necessitando di quantità ingenti di metalli per costruire le armi, fece fondere la statua di Hachikō e, nel 1948, nel dopoguerra, a Takeshi Ando, figlio di Teru Ando, venne commissionato di scolpire una nuova statua raffigurante Hachikō, in sostituzione di quella precedente.
Il corpo di Hachikō è stato conservato tramite tassidermia ed esposto al Museo Nazionale di Natura e Scienza, situato a nord-ovest della stazione, e alcune sue ossa sono state sepolte nel cimitero di Aoyama, accanto alla tomba del suo padrone.
Dopo la statua di “Hachiko triste” mentre aspetta il suo padrone, venne realizzata anche “Hachiko felice”, una statua dove si vede Hachiko felice con il suo padrone, esposta nel campus dell’Università Imperiale di Tokyo, al dipartimento di agraria dove Hidesaburō Ueno insegnava.
Nel 1987 è stato tratto un film giapponese, “Hachikō Monogatari – la storia di Hachiko”, diretto da Seijirō Kōyama, che racconta la storia del cane dalla nascita sino alla morte, immaginando un’ipotetica riunione spirituale con il padrone.
Nel 2009 è stato prodotto un remake: “Hachiko – Il tuo migliore amico”, diretto dal regista svedese Lasse Hallström che narra del vincolo di amicizia tra Hachikō ed un professore degli Stati Uniti interpretato da Richard Gere (Philadelphia, 31 agosto 1949), praticamente seguendo lo stesso filo narrativo in un contesto americano.
La storia di Hachikō ha avuto lungamente eco anche nella letteratura, comparendo soprattutto in racconti per bambini: fra questi, si citano Hachikō: The True Story of a Loyal Dog, scritto da Pamela S. Turner e illustrato da Yan Nascimbene, Hachiko Waits di Lesléa Newman e infine Taka-chan and I: A Dog’s Journey to Japan.