SOLCANDO IL LAGO TITICACA, VERSO LA PAZ: DALLA’ACQUA AL DESERTO DI SALE

Il sole già tinge il paesaggio quando, al trentottesimo giorno del Giro del Mondo in 80 giorni, ripartiamo da Puno per conoscere al meglio il lago più alto del mondo (3856 metri s.l.m.), attraversandolo da un estremo all’altro. Ci imbarchiamo e già dopo pochi minuti iniziamo a scorgere le piattaforme galleggianti degli Uros, che ci accolgono piacevolmente su queste isole circondate da barche di totora. La strana sensazione di camminare su intrecci di canne galleggianti risveglia emozioni strane, opponendo l’immagine della zattera tipica dell’evasione infantile e lo stupore di una modalità di vita sconosciuta, sospesa tra semplicità e innovazione. Non è raro scorgere, infatti, tra le capanne paglierine, televisori e piccoli pannelli solari. Ci soffermiamo a fare qualche curioso scatto e a scoprire le antichissime tradizioni che questo popolo serba, prima di risalire a bordo e riprendere la navigazione verso le isole di Amantani e Taquile. Questi piccoli abitati sedi dei discendenti imara e quechua, antiche popolazioni antecedenti la dominazione inca, serbano ancora vecchie tradizioni e una lingua antica attraverso la quale si tramandano usi e leggende locali. A Taquile incontriamo donne impegnate a confezionare colorati tessuti per indumenti, guanti e ponchos: l’isola è infatti conosciuta per la produzione tessile, per la quale sono sorti sul territorio diversi laboratori, alcuni dei quali accessibili ai turisti. Questo fortino di storia e tradizioni sembra sia stato uno degli ultimi baluardi contro la conquista spagnola, dalla quale ha preservato un eccezionale e antico bagaglio culturale. Riprendiamo l’aliscafo e ben presto passiamo il confine giungendo in Bolivia: approdiamo all’Isola della Luna dove si conserva il Tempio delle Vergini del Sole “Inak Uyu”, il tempio nel quale le vergini inca venivano sacrificate agli Dei. Non lontana sorge l’Isola del Sole, sede del Tempio del Sole e dell’antica sorgente sacra, creduta fonte di eterna giovinezza. Siamo ormai sulla sponda boliviana del lago e, tornati sulla terraferma, ci dirigiamo immediatamente verso sud per ammirare il Salar de Uyuni, un’immensa distesa di sale (12.000 kmq) sorta in un altopiano delle Ande: è il più grande deserto salino del mondo, uno spettacolo naturale unico custodito a 3650 metri d’altitudine. L’atmosfera è quasi paradisiaca: siamo abbagliati da una luce intensa, il sole si specchia nel candore cristallino del sale e rende il silenzio circostante un ingrediente magico. Il cielo appare di un azzurro surreale, di un sereno infinito che trova un unico limite nel profilo scuro dei rilievi che circondano il deserto. Quando cade la stagione delle piogge, la grande tavola del Salar si copre di un sottile velo d’acqua che crea straordinari effetti visivi, un poetico riflesso luminoso che confonde terra e cielo. Se non abbiamo la fortuna di scorgere i fenicotteri, che a novembre si raccolgono in questa distesa di sale per la riproduzione, ci concediamo almeno una visita all’Isla del pescado, l’isolotto all’interno del salar ricco di reperti inca e tiahuanaco. Il tramonto sul deserto ci costringe a ritirarci. Torniamo verso La Paz, dalla quale prenderemo il volo per svegliarci, domani, nella terra del Tango.

Tarcisio Agliardi e Federica Gennari