Giunti a metà del nostro Giro del Mondo in 80 giorni, al quarantesimo giorno del tour tra le meraviglie del mondo ci spostiamo verso sud, lasciando Buenos Aires per scoprire quella riserva naturale che è la Patagonia. Approdati ai confini del mondo, nella provincia di Santa Cruz, sostiamo a El Calafate, adagiata sulla riva del Lago Argentino che, con il suo turchese intenso contrasta pittoricamente con il brullo paesaggio circostante. Questo piccolo centro di circa 6000 anime è il principale punto di raccolta per la visita al Parco Nazionale di Los Glaciares, posto ad un’ottantina di chilometri dall’abitato. Questo eccezionale complesso di ghiacciai comprende il conosciutissimo Perito Moreno, una mirabile distesa di ghiacci che si estende per circa 250 km quadrati tra i fianchi dei rilievi andini, per una lunghezza totale di 30 chilometri. Tale immensa riserva d’acqua dolce, alimentata da il Campo de Hielo Sur, è solo uno dei tanti ghiacciai del comprensorio del parco ma rappresenta certo il più spettacolare: affacciato sul Lago Argentino, il Perito Moreno è un esempio di ghiacciaio in movimento, registrando un avanzamento giornaliero di circa 2 metri, causato dallo strato d’acqua che separa il ghiaccio dal suolo. Lo scenario che ci si presenta lascia senza parole: la magnificenza della natura scolpisce grandi ammassi di ghiaccio, preservati gelosamente tra i fianchi delle montagne, in un silenzio surreale e magico. La grande massa di ghiaccio crea, in determinate occasioni, dighe d’acqua e, soprattutto, a causa della pressione, distaccamenti di compatti blocchi di ghiaccio… uno spettacolo che suscita sempre grande meraviglia. Il tonfo prodotto da questi crolli rompe improvvisamente il silenzio e richiama l’attenzione dei turisti che, veloci, cercano di catturare l’istante con la macchina fotografica. Osserviamo il “ponte di ghiaccio”, modellato dall’erosione del lago, un’architettura naturale che collega il ghiacciaio alla sponda lacustre e che, ciclicamente si crea, per poi crollare sotto la pressione dell’avanzamento del fronte ghiacciato. Il lento lavorio dell’acqua sul ghiaccio appare come un delicato alternarsi di scolpire e levigare, al pari di un artista con il blocco di marmo. Le rotture alle quali il ghiacciaio è soggetto contribuiscono a rinnovare periodicamente il paesaggio, creando nuovi eccezionali scenari in continuo mutamento. La grandezza della natura lascia addosso una sensazione di timore misto a stupore che, sposato all’idea di trovarsi ai confini del mondo, rende la nostra permanenza un’esperienza esclusiva. El Calafate, così lontana e così vicina, è l’unico centro abitato al quale fare riferimento: un piccolo paese sorto sull’allevamento e mantenutosi con il commercio della lana, custodendo un’aura di semplicità e un rispettoso ossequio all’ambiente. Terre disabitate, abbandonate dalla natura alla natura, preservate dall’insediamento e (speriamo) dalla minaccia del surriscaldamento globale, grande nemico di questa meravigliosa riserva nel cuore della Patagonia.
Tarcisio Agliardi e Federica Gennari