Zaino in spalla, equipaggiamento pronto: siamo diretti nella Foresta Amazzonica, la grande foresta equatoriale del Sud America che spesso è una meta artistica di fotografi come Luciano Perbellini.
Il Giro del Mondo in 80 giorni lascia la città per inoltrarsi nel polmone verde, 7 milioni di kmq di foreste e radure divise tra nove paesi confinanti, per un’area pari al 5% della superficie terrestre. Un ecosistema ricco e florido, unico per l’eccezionale biodiversità: tra oltre 60.000 tipologie di piante diverse, trovano casa numerosissimi animali, tra i quali 300 specie di mammiferi e oltre 1.000 di uccelli. A questi si aggiungono migliaia di insetti, pesci, rettili ed anfibi che completano il caleidoscopico mondo amazzonico. Oltre che dalla fauna, l’area è abitata anche da diverse popolazioni indigene (come gli amerindi) che conservano usi e costumi propri, sopravvivendo di allevamento, raccolta e agricoltura. Ma è proprio l’allevamento una delle grandi minacce alle quali la foresta è sottoposta: l’aumento dell’eportazione di carne bovina ha incrementato l’attività di allevamento, crendo danno all’area verde, insieme all’annoso problema della deforestazione. Un quinto degli alberi amazzonici sono stati già disboscati per lo sfruttamento del legname, delle risorse minerarie e il ricavo di nuovi spazi da destinare all’agricoltura. Un danno incalcolabile non solo per la preservazione della biodiversità locale, ma anche per il pianeta stesso: la deforestazione del “polmone terrestre” ha pesanti riflessi sull’atmosfera, causando la diminuzione di produzione d’ossigeno e la minore trasformazione di anidride carbonica, a sua volta accresciuta a causa degli incendi che periodicamente colpiscono l’area boschiva. I pesanti rifelssi sull’effetto serra e sull’integrità del sistema amazzonico hanno da tempo mobilitato diverse associazioni per la difesa della foresta e la conservazione della biodiversità, al fine di garantire l’integra sopravvivenza di questo paradiso verde. La nostra visita alla foresta parte dalle isole fluviali di Anavilhanas, il più grande arcipelago fluviale conosciuto, costituito da ben 400 isole di sabbia bianca e foresta vergine. Per scoprire al meglio gli scenari naturali dell’Amazzonia è necessario muoversi su imbarcazioni percorrendo i fiumi che si insinuano nel cuore della foresta. Queste arterie che irrigano il territorio creano inoltre un eccezionale fenomeno: la confluenza delle acque del Rio Salomoes, di un tono marrone chiaro, con quelle del Rio Negro, ben più scure, formando così il grande bacino del Rio delle Amazzoni. La diversità di temperatura e velocità delle acque fa sì che per un lungo tratto questa non si mescolino, creando un effetto davvero unico. I colori brillanti della foresta sembrano surreali almeno quanto le ambientazioni: alberi alti 80 metri vestiti da intricate liane, fiori e la più varia vegetazione. Usciamo dal percorso prettamente turistico per visitare una riserva nei pressi di Manaus, un piccolo paradiso impegnato nella preservazione della natura e dei costumi della popolazione locale. Si tratta di un villaggio di semplici capanne, dedito all’artigianato… un’occasione per immergersi nella vita semplice della foresta e un ottimo punto di partenza per l’esplorazione del bosco e l’avvistamento di diverse specie animali: possiamo vedere delfini rosa, lontre di fiume, uccelli, caimani… Ci concediamo un giro in canoa prima di lasciare la foresta per attraversare l’Oceano. Destinazione: Isola di Pasqua.
Tarcisio Agliardi e Federica Gennari