La sera del 12 giugno del 1946 il Re d’Italia Umberto II (Racconigi, 15 settembre 1904 – Ginevra, 18 marzo 1983) apprende telefonicamente che il governo ha deciso di affidare ad Alcide De Gasperi i poteri di Capo dello Stato; a quel punto il Sovrano prende la decisione di partire per l’esilio volontario.
All’alba del 13 giugno, il giorno seguente, il ministro della Real Casa prepara il piano d’azione per il Re, una partenza pubblica con tutti gli onori dovuti al suo rango. Accettata questa soluzione, Re Umberto II, nel primo pomeriggio, riceve al Quirinale amici, politici, funzionari per il commiato; quindi, con una rapida cerimonia alle 15,00 i Corazzieri si schierarono nel Cortile d’Onore del Quirinale. Quando Re Umberto II comparve, il loro Comandante, Il Duca Giovanni Riario Sforza, ordinò per l’ultima volta: “Guardie del Re, saluto al Re!”.
Per l’ultima volta i Corazzieri gridarono: “Viva il Re!”. Stavano rigidi sull’attenti e quasi tutti avevano il viso solcato dalle lacrime. Re Umberto II abbracciò Riario Sforza e si allontanò in fretta per non essere sopraffatto dalla commozione. Alle 16,09 l’apparecchio si staccò dal suolo, un momento triste dell’Italia, del “Re che parte per l’esilio”.
Solamente le poche persone che accompagnavano il Re in esilio videro delinearsi sul suo viso un’ombra di tristezza.