Karl Otto Koch (Darmstadt, 2 agosto 1897 – Buchenwald, 5 aprile 1945) è stato un militare tedesco, comandante di alcuni campi di concentramento come Sachsenburg, Columbia-Haus, Lichtenburg, Esterwegen, Sachsenhausen, Buchenwald e Majdanek. Nel 1936 sposa la celebre Ilse Koch (Dresda, 22 settembre 1906 – Aichach, 1º settembre 1967), battezzata come “strega di Buchenwald” (“Die Hexe von Buchenwald”), “cagna di Buchenwald” (“Buchenwälder Hündin”), “donnaccia di Buchenwald” (“Buchenwälder Schlampe”) e “iena di Buchenwald” (“Hyänen von Buchenwald”). Koch, per un indagine interno delle SS, venne arrestato insieme alla moglie dalla Gestapo nell’agosto del 1944 con le accuse di falso, corruzione e omicidio. Venne riconosciuto colpevole dal tribunale supremo del Partito nazista e condannato a morte per fucilazione; mentre sua moglie venne prosciolta. Karl Otto Koch venne fucilato a Buchenwald il 5 aprile 1945, una settimana prima della liberazione del campo da perte degli statunitensi.
Dopo la guerra, sua moglie, Ilse Koch, venne processata diverse volte e infine venne condannata al carcere a vita. Nel 1967 si impiccò nella sua cella.
Karl Otto Koch era figlio di un semplice dipendente di un ufficio locale di registrazione che morì quando Karl aveva solo otto anni.
Nel 1912, dopo aver completato la scuola elementare, si iscrisse al liceo e portò a termine un apprendistato commerciale.
Nel 1916, si arruolò volontario nell’esercito per combattere sul fronte occidentale nella prima guerra mondiale. Venne fatto prigioniero dagli inglesi, e trascorse il resto della guerra in un campo di prigionia.
Nel 1919, ritornò in Germania ricevendo la Croce di Ferro di Seconda Classe, il Distintivo da osservatore e il Distintivo per feriti. Nel dopoguerra, lavorò nel commercio e nel ramo delle assicurazioni.
Nel 1931 si era iscritto al Partito Nazista ed entrò a far parte delle Schutzstaffel (SS).
Nel 1932 rimase senza lavoro e con l’ascesa di Adolf Hitler (Braunau am Inn, 20 aprile 1889 – Berlino, 30 aprile 1945), Koch si avvicinò al nazismo servendo in vari reggimenti delle SS e, nel 1934, fu promosso a comandante del primo campo di concentramento. In pochi anni, nel 1937, arrivò al grado di SS-Standartenführer (Colonnello).
Gli venne affidata il comando del nuovo campo di concentramento di Buchenwald, fino al suo trasferimento a Majdanek del 1941. La causa del trasferimento fu per un’indagine sul suo operato per l’appropriazione indebita di beni dei detenuti a Buchenwald, più accuse di corruzione, frode, appropriazione indebita, ubriachezza, molestie sessuali ed omicidio. Sua moglie, Ilse, scelse di non seguire il marito e rimanere nella casa del comandante a Buchenwald.
Nel 1941, il suo operato di comandante del campo di Buchenwald insospettì l’Obergruppenführer (comandante del gruppo superiore) Giosea Giorgio Guglielmo Adolfo di Waldeck e Pyrmont (Bad Arolsen, 13 maggio 1896 – Diez an der Lahn, 30 novembre 1967) che, scorrendo la lista dei morti di Buchenwald, aveva notato il nome del dottor Walter Krämer (21 June 1892 – 6 November 1941), del quale si ricordava poiché in passato era stato suo paziente. Josias investigò il caso e scoprì come Koch aveva ordinato l’uccisione di Krämer e il suo assistente Karl Peixof (ambedue prigionieri politici), perché avevano diagnosticato la sifilide a Kock che voleva mantenere il segreto. Josias ordinò un’inchiesta del campo su vasta scala al dottor Georg Konrad Morgen, un ufficiale delle SS, un ex magistrato. Nel corso dell’indagine, emersero molte altre prove a carico di Koch, comprese accuse di appropriazione indebita dei beni dei prigionieri, e la loro uccisione indiscriminata.
Nell’agosto 1942, Koch venne sospeso dal comando del campo di Majdanek per la fuga di 86 prigionieri di guerra sovietici. Accusato di negligenza criminale, egli fu trasferito a Berlino, dove gli venne assegnato un incarico di minore importanza.
Koch venne processato da un tribunale nazista e condannato a morte per aver discreditato e disonorato il corpo delle SS e su se stesso. Venne fucilato il 5 aprile 1945 a Buchenwald, campo di concentramento del quale era stato comandante in capo, una settimana prima che lo stesso venisse liberato dagli Alleati.
Onoreficenze:
David Zahedi