STEVE MCQUEEN, TRA LE AUTO E IL CINEMA

Terence Steven McQueen, in arte Steve McQueen (Beech Grove, 24 marzo 1930 – Ciudad Juárez, 7 novembre 1980), è stato un attore e pilota automobilistico statunitense.
È stato uno dei più celebri attori tra gli anni sessanta e gli anni settanta. E’ sempre stato un attore piuttosto difficile per registi e produttori ma, comunque, riuscì sempre ad ottenere ruoli di grande rilievo e ingenti compensi. E’ il figlio di uno stuntman che poco dopo la sua nascita lascia lui e la moglie. La madre lo manda nel Missouri, presso uno zio, e Steve torna dalla madre, a Los Angeles, all’età di 12 anni. Il periodo dell’adolescenza non è particolarmente serena, e Steve, da ribelle quale era, si ritrova a quattordici anni membro di una gang. Così, la madre decide di spedirlo alla California Junior Boys Republic, una scuola di correzione di Chino Hills. Dopo aver lasciato l’istituto, il ragazzo si arruola nei Marines, presso i quali presta servizio per tre anni, fino al 1950. Poco dopo, comincia a frequentare l’Actor’s Studio gestito a New York da Lee Strasberg: le selezioni per i corsi di recitazione richiamano duecento candidati, ma solo Steve e un certo Martin Landau ottengono l’accesso alla scuola.
– Nel 1955, McQueen è già sul palco di Broadway. e poco tempo dopo 
l’esordio cinematografico tanto atteso.
– Nel 1956, esordisce al cinema con “Lassù qualcuno mi ama”, di Robert Wise.
– Nel 1960, arriva il primo ruolo importante nel “I magnifici sette”, western di John Sturges che l’ha già diretto l’anno prima in “Sacro e profano”.
– Nel 1961, McQueen fa parte del cast di “L’inferno è per gli eroi”, diretto da Don Siegel, dove, al fianco di James Coburn, presta il volto all’ex sergente John Reese che perde i gradi dopo essersi ubriacato.

– Nel 1963, arriva la vera e definitiva consacrazione per il giovane attore statunitense con “La grande fuga”, dello stesso Sturges: qui Steve McQueen interpreta Virgil Hilts, capitano spericolato e temerario che lo fa conoscere in tutto il mondo. Il successo sul grande schermo è travolgente econtinua anche dopo con “Cincinnati Kid”, di Norman Jewison, interpreta il ruolo di un giocatore di poker.
– Nel 1968, interpreta “Il caso Thomas Crown”.

Negli anni Settanta, si realizza il ritorno ai western con “L’ultimo buscadero”, diretto da Sam Peckinpah, che poi lo richiama per il poliziesco “Getaway”, dove recita accanto la seconda moglie Ali MacGraw. 
– Nel 1973, Franklin J. Schaffner lo scrittura per “Papillon”, a fianco di Dustin Hoffman. 
McQueen ormai è un mito vivente, e viene chiamato per recitare accanto a William Holden e a Paul Newman in “L’inferno di cristallo”.
– Nel 1979, infatti, Steve McQueen scopre di avere un tumore, l’anno successivo, alle 15.45 del 7 novembre 1980, Steve McQueen muore a 50 anni in un ospedale messicano. Le sue ceneri vengono sparse nell’Oceano Pacifico.
Oltre che attore, è anche stato un eccellente pilota di auto e di moto, al punto da girare in prima persona numerose scene che abitualmente sarebbero state affidate a stuntmen e controfigure. L’esempio più noto è quello della scena finale de “La grande fuga”, quando il protagonista a bordo di una Triumph TR6 Trophy equipaggiata come una BMW da guerra prova ad arrivare in Svizzera. Steve McQueen gira tutte le scene in prima persona, ad eccezione di quella del salto del filo spinato, effettuata da uno stuntman dopo che l’attore nell’eseguire una prova era caduto.
La passione per i motori spinge McQueen a cimentarsi anche nella 12 ore di Sebring, a bordo di una Porsche 908 insieme con Peter Reyson: il risultato è un ragguardevole secondo posto a poco più di venti secondi dal vincitore Mario Andretti. La stessa macchina peraltro viene usata per girare nel 1971 la pellicola “Le 24 ore di Le Mans”, con scarso risultato cinematografico ma molto apprezzato negli anni successivi come una delle migliori opere riguardanti una corsa automobilistica.
E’ stato anche un collezionista di auto sportive, tra cui una Porsche 917, una Porsche 911 Carrera S, una Ferrari 250 Lusso Berlinetta e una Ferrari 512, Steve McQueen nel corso della sua vita ha collezionato anche numerose moto, per un totale di più di cento modelli.

Francesco Murini