Fino al 26 aprile allo Spazio Ersel di Torino è visibile la personale di Giovanni Gastel. Una splendida mostra curata da Valerio Tazzetti e Paola Giubergia, che illustra con 40 immagini a colori e in bianco e nero, la carriera di uno dei fotografi italiani più conosciuti a livello internazionale. Famoso ed unico il suo rapporto con la figura femminile con alcuni dei suoi scatti più celebri fatti con la Polaroid. Tra quelli famosi che hanno legato il suo nome a uno stile che è diventato sinonimo di fotografia di moda di alta qualità.
Il percorso espositivo, focalizzato sul rapporto tra la donna contemporanea e le sorprendenti creazioni delle grandi firme della moda, documenta trent'anni di lavoro, dagli anni Ottanta a oggi, proponendo alcuni degli esempi più conosciuti e apprezzati della sua creatività. Tra questi, gli scatti realizzati per le più prestigiose testate di moda italiane e straniere. Sono fotografie contraddistinte da una inconfondibile cifra espressiva, caratterizzate da grande eleganza formale e poetica ironia. A volte rarefatte e auliche, a volte oniriche e allegoriche, altre invece surreali e smitizzanti, le sue immagini raccontano un percorso inarrestabile di ricerca creativa che, letto a ritroso, rispecchia l'evoluzione del costume a cavallo di questo complesso millennio.
La profonda passione per l'arte traspare nella composizione delle sue inquadrature, che risentono fortemente dello studio della pittura rinascimentale, della storia del cinema moderno, dell'arte contemporanea e della grande tradizione della fotografia di moda, da Irving Penn a Richard Avedon. Cultore della sperimentazione, Gastel ha saputo apportare alla percezione della moda un contributo innovativo, un approccio insieme fresco e ironico, colto. In mostra anche 20 fotografie fine-art di medio e grande formato e altrettante Polaroid 20×25, tra cui gli intensi ritratti di: Naomi Campbell, Monica Bellucci, Linda Evangelista e Lynn Kostner.
Accompagna l'esposizione un catalogo a colori edito da Ersel, con testi di Nicola Davide Angerame.
Paolo Fontanesi