“Il mestiere del ricco è un mestiere difficile”. (Arman Golapyan)
La vita è un dono e un’opportunità. Ma spesso, nell’era in cui viviamo, sempre più contaminata dalla visione materialista della vita rappresentata da “caricature umane”, ci si trova sempre di più di fronte a individui interessati al tuo denaro; a quello che hai e non a quello che sei. Viviamo in un a società che ha sempre di più come protagonisti i parassiti sociali, “aspiranti di diritti ed evasori di doveri”, senza alcuna disciplina, rispetto e senso di dovere.
Questi “figli dell’epoca moderna”, spesso interessati ed attenti a ciò che rappresenti; fingendo di essere tuo amico, di volerti bene o addirittura di amarti, danno origine ad contesto che rende sempre più difficile relazionarsi in modo sereno e disinvolto. Questi individui avidi, privi di dignità, autocritica e autostima, senza curare minimamente la propria sostanza, sono soliti, con un ingiustificato eccesso di zelo, ad impegnarsi per una misera soddisfazione di “apparire” o per un “disperato spirito di sopravvivenza” in un mondo che non gli appartiene. Sono soliti ad ostentare un moralismo e un perbenismo come, ad esempio, manifestare apprezzamenti teatrali sulla fedeltà e l’amore disinteressato degli animali, in particolar modo quello dei cani; quando poi, loro per primi, sono pronti a tradire senza alcun indugio.
Senza alcun dubbio possiamo affermare che stiamo vivendo un “DEGRADO SOCIALE” che può essere definita soltanto opportunista e ipocrita, dove ti vogliono, ti corteggiano e ti cercano fino al momento in cui tu rappresenti una loro speranza di trarre vantaggi per migliorare la propria vita; ma, una volta persa questa speranza, hanno il naturale coraggio di sparire; di non volerti più bene e di non amarti più. Individui che, poi, fallendo il tentativo di ottenere da te ciò che sperano, ti definiscono un avaro o un chiacchierone che in realtà non ha nulla.
Riassumendo, la fattispecie mi porta a mettere alla prova le persone che cercano di rapportarsi con me, portandomi spesso alla delusione. Questo mio timore e ormai “patologia” è stato espresso in modo divertente e hollywoodiano in “Caro zio Joe – Greedy“, una pellicola del 1994 diretta dal britannico Jonathan Lynn (Bath, 3 aprile 1943) che ha per protagonisti Michael J. Fox (Edmonton, 9 giugno 1961), Kirk Douglas (Amsterdam, 9 dicembre 1916 – Beverly Hills, 5 febbraio 2020) e Nancy Travis (New York City, 21 settembre 1961).
Il film narra la storia di un ricco zio, circondato da un gruppo di parenti avidi che aspettano la sua morte nella speranza di ereditare il suo patrimonio.
Il vecchio Joe finge di avere perso tutto il suo patrimonio, particolare che causa l’ira dei cugini che si scannano a vicenda insultando il vecchio Zio. Soltanto Danny, il giovane nipote, dopo avere parlato con la sua fidanzata decidono di sposarsi e di prendere Joe con loro, ormai completamente povero.
Il vecchio commosso rivela che è ancora milionario e non è neanche costretto su sedia a rotelle e propone a Danny e alla fidanzata di vivere con lui nella sua villa mettendo a loro disposizione tutte le sue ricchezze.
Per fortuna ci sono ancora persone come Danny e la sua fidanzata. Peccato che sono in pochi.