Oscar Wilde (Dublino, 16 ottobre 1854 – Parigi, 30 novembre 1900), poeta, aforista, scrittore, giornalista e saggista Irlandese, fu il protagonista di due procedimenti giudiziari. Il 5 aprile 1895, fu condannato a due anni di reclusione, episodio che ebbe un impatto notevole su di lui che lo turbò per tutta la vita. Morì cinque anni dopo.
Nel 1895, Oscar Wilde, nel primo dei due processi, accusò per calunnia John Sholto Douglas, il padre di Alfred Douglas, un nobile di severi princìpi, che aveva fatto di tutto per far cessare la scandalosa relazione che durava ormai da quattro anni tra suo figlio e lo scrittore.
Questo primo procedimento venne chiuso rapidamente e immediatamente gli si aprì un’altro procedimento contro, quello per sodomia e omosessualità, realtà non accettata dalla società d’allora.
La sua vita privata scandalizzò l’aula del tribunale. Wilde, anche se sposato con Constance, viveva tranquillamente la propria omosessualità con Alfred Douglas, un rapporto passionale pieno di litigi e riconciliazioni.
E’ venuto a galla tramite indagini dei investigatori che, pochi giorni prima che tutto iniziasse, Alfred aveva litigato con Wilde che, per incontrare di nuovo il suo amato, era ricorso ad ogni stratagemma: prima aveva convinto sua madre, Lady Wilde a scrivere a suo nome all’amante e poi addirittura aveva spinto la moglie a chiedere ad Alfred di riappacificarsi con lui.
Gli avvocati della difesa cercarono con la lettura di brani di “Il ritratto di Dorian Gray” di far confessare a Wilde che il romanzo contenesse ambigui richiami sessuali ma, derisi anche ironicamente da Oscar per la pessima lettura, non ci riuscirono.
Passati ad accusarlo a proposito della frequentazione dei ragazzi, Wilde negò ogni rapporto di sodomia e, a quel punto furono lette le lettere che il marchese aveva inviato alla moglie e al figlio presentandolo come padre seriamente preoccupato per il figlio.
Il giudice stesso si congratulò per la sua arringa con l’avvocato Carson difensore del marchese che venne assolto.
Il processo ebbe una risonanza internazionale, perché Wilde era già un personaggio molto noto.
L’ostilità verso Wilde del pubblico cominciò a manifestarsi: il suo nome fu tolto dai cartelloni pubblicitari, le sue rappresentazioni teatrali vennero sospese, ed anche negli USA l’attrice Rose Coghlan, che doveva di lì a poco metter in scena a Una donna senza importanza, interruppe ogni rapporto con l’autore.
La vendita di fotografie che ritraessero Wilde fu vietata in Francia. Sarah Bernhardt, che si era detta disponibile a comprare i diritti di Salomé per coprire le spese processuali di Wilde, successivamente rifiutò.
Durante il controinterrogatorio il Pubblico Ministero, Charles Gill, lesse una poesia di Alfred Douglas, intitolata Two Loves e chiese a Wilde:
Cos’è l’amore che non osa pronunciare il proprio nome?
Wilde rispose: “l’Amore, che non osa dire il suo nome in questo secolo, è il grande affetto di un uomo anziano nei confronti di un giovane, lo stesso che esisteva tra Davide e Gionata, e che Platone mise alla base stessa della sua filosofia, lo stesso che si può trovare nei sonetti di Michelangelo e di Shakespeare… Non c’è nulla di innaturale in ciò”.
Alla risposta di Wilde il pubblico applause.
Il giudice emise la sentenza dopo aver affermato che “Persone capaci di compiere simili cose sono chiaramente sorde ad ogni sentimento di vergogna. È il peggior processo che io abbia mai presieduto”, applicando il massimo della pena: due anni di reclusione per entrambi gli imputati. Il pubblico reagì gridando “vergogna”.
Wilde alla lettura della sentenza disse: “Mio Dio, mio Dio”. E io?. Non posso dir nulla? e quasi svenuto venne portato in cella per scontare due anni di reclusione dentro il carcere di Reading.
Morì cinque anni dopo.
Nausica Baroni