A Washington, per ricordare la tragedia vergognosa della persecuzione degli Ebrei; di sei milioni di vittime, nel 1993, è stato inaugurato un museo dedicato, Holocaust Memorial Museum. Il tema è triste ed angosciante, ben diverso da un tradizionale museo d’arte a cui siamo abituati. Ma bisogna non dimenticare tale attrocità. Ricordarlo è doveroso e ripettoso verso chi ha sofferto questa tragedia. La tragedia si chiama “Olocausto”. Termine di origine greca che significa “sacrificio tramite il fuoco”, intende la persecuzione e lo stermino sistematici di circa sei milioni di Ebrei, attuati con burocratica organizzazione dal regime di Adolf Hitler e dai suoi collaboratori. Nel 1933, I Nazisti, quando presero il potere in Germania, consideravano il popolo tedesco una “razza superiore” e gli Ebrei, una razza “inferiori”.
Durante il periodo dell’Olocausto, le autorità tedesche presero di mira anche altri gruppi ritenuti di “razza inferiore”: ad esempio, i Rom, i disabili e le popolazioni slave. Alcuni gruppi vennero invece perseguitati per le loro idee politiche, in particolare, coloro che credevano negli ideali del Comunismo e del Socialismo, omossessuali e i Testimoni di Geova.
Tra il 1933 e il 1945, la Germania Nazista costruì circa 20.000 campi di concentramento, adibiti principalmente al lavoro forzato, alcuni destinati al transito, che servivano semplicemente da stazioni intermedie, e quelli, invece, costruiti principalmente o esclusivamente per l’eliminazione in massa dei prigionieri.
Nel 1938, i Nazisti cominciarono ad arrestare gli Ebrei tedeschi ed austriaci e a imprigionarli nei campi di concentramento di Dachau, Buchenwald e Sachsenhausen, tutti situati in Germania.
Nel 1939, dopo l’invasione della Polonia, i Nazisti realizzarono diversi campi per i lavori forzati, dove migliaia di prigionieri morirono per sfinimento, malnutrizione o esposizione alle intemperie. La direzione e la conduzione dei campi di concentramento erano affidate a unità delle SS.
Lo sterminio era affidato principalmente a “Einsatzgruppen, unità mobili di sterminio”, erano delle vere e proprie “Squadre della Morte” composte principalmente da SS e da agenti di polizia. Le Einsatzgruppen avevano tra i loro compiti l’eliminazione di coloro che venivano considerati nemici, sia per motivi politici che razziali, e che si trovavano al di là delle linee di combattimento, nell’Unione Sovietica occupata dai tedeschi.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la rete dei campi nazisti si ampliò rapidamente. In alcuni di essi, medici nazisti effettuarono numerosi esperimenti sui prigionieri.
Nel 1941, dopo l’invasione dell’Unione Sovietica da parte dei Tedeschi, i Nazisti aumentarono il numero di campi destinati ai prigionieri di guerra, come ad esempio quello di Auschwitz. Migliaia di prigionieri di guerra sovietici vi trovarono la morte, o fucilati o asfissiati con il gas.
I campi di sterminio furono progettati con l’obiettivo di creare un’efficiente macchina per l’omicidio di massa. Nei campi di concentramento come Chelmno fu il primo campo di sterminio a essere realizzato, dove gli Ebrei e Rom venivano uccisi con il gas di scarico, all’interno di furgoni appositamente modificati.
Costruirono anche le camere a gas per realizzare lo sterminio in modo più efficiente.
Il campo di sterminio di Birkenau fu uno dei tre campi principali che formavano il complesso concentrazionario situato nelle vicinanze di Auschwitz, la quale era dotato di quattro camere a gas: fino a 6000 Ebrei al giorno vi vennero assassinati durante il periodo in cui le deportazioni raggiunsero la maggiore intensità.
Gli Ebrei arrestati venivano in un primo momento deportati nei campi di transito, come Westerbork, in Olanda, o Drancy in Francia, per poi proseguire verso i campi di sterminio finali della Polonia occupata. I campi di transito rappresentavano, di solito, l’ultima fermata prima della deportazione nei campi di sterminio.
David Zahedi