William Shakespeare, soprannominato il “Bardo dell’Avon”, (Stratford-upon-Avon, 26 aprile 1564 – Stratford-upon-Avon, 23 aprile 1616) considerato dalla critica come una delle più grandi personalità della letteratura di ogni tempo e di ogni paese. E’ lo scrittore maggiormente citato nella storia della letteratura inglese e molte delle sue espressioni linguistiche sono entrate nell’inglese quotidiano. Reputato anche il poeta più rappresentativo del popolo inglese. E’ il drammaturgo, di cui rappresentazioni sono state tradotte in tutte le maggiori lingue del mondo e inscenate più di qualsiasi altra opera.
Di lui, dal punto di vista strettamente biografico si sa ben poco. Oltre a mancare dati certi sulla sua vita, innumerevoli fatti ed aneddoti circolano, com’era facile prevedere, intorno alla sua figura. La sua famiglia apparteneva alla classe benestante inglese. Il padre era una un facoltoso mercante mentre la madre era di un casato della piccola nobiltà terriera.
– Nel 1582, Shakespears sposa Anne Hathaway, bella ragazza di umili origini, proveniente da una famiglia contadina. Dalla unione nascono tre figli di cui gli ultimi due gemelli. William, non solo si dedica anima a corpo all’attività di attore, ma spesso scrive da solo i testi, tanto che dopo qualche anno può già vantare una cospicua produzione. Si trasferisce a Londra, nel giro di qualche tempo si conquista una discreta fama.
– Nel 1593, pubblica il poemetto d’amore, “Venere e Adone”.
– Nel 1594, pubblica “Lucrezia violentata”.
Il successo delle sue opere teatrali si dimostra inizialmente lente. Egli è appunto considerato dalla cerchia degli intenditori e dal pubblico colto un maestro della lirica e del verso più che del dramma. I testi teatrali, pur accolti con favore, non godevano di grande considerazione, anche se Shakespeare, con buon intuito e notevole fiuto, investì i suoi guadagni proprio in questo settore, al momento apparentemente meno redditizio. Aveva infatti una partecipazione nei profitti della compagnia teatrale dei Chamberlain’s Men, successivamente chiamatisi King’s Men, che metteva in scena suoi e altrui spettacoli. In seguito, i considerevoli guadagni provenienti da queste rappresentazioni gli consentirono fra l’altro di essere comproprietario dei due teatri più importanti di Londra: il “Globe Theatre” e il “Blackfriars”. Ed è inutile ribadire che la sua fama è oggi legata soprattutto alle 38 opere teatrali da lui composte nell’arco della sua fulgida carriera….
Difficile inquadrare la sua notevole produzione artistica, che annovera drammi storici, commedie e tragedie, anche a causa della rilettura successiva dei suoi lavori ad opera dei letterati romantici che videro profonde assonanze tra la loro ricerca estetica e i lavori di Shakespeare. Per lungo tempo, infatti, questa rilettura ha influenzato sia la critica che gli allestimenti delle sue opere, esasperando le affinità poetiche con il romanticismo. Indubbiamente sono presenti, soprattutto nelle grandi tragedie, temi e personaggi che preludono all’esperienza romantica, ma l’originalità del grande artista inglese va cercata maggiormente nella grande capacità di sintesi delle diverse forme teatrali del suo tempo in opere di grande respiro ed equilibrio dove il tragico, il comico, l’amaro, il gusto per il dialogo serrato e per l’arguzia, sono spesso presenti in un’unica miscela di grande efficacia.
Una fatica notevole sarebbe anche rappresentata dall’enumerazione dell’enorme quantità di musica che è stata tratta dai suoi testi. L’opera lirica ha letteralmente saccheggiato i drammi o le commedie scespiriane che, con le loro ricchissime tematiche si prestano particolarmente bene alla rappresentazione in note. Un culto per Shakespeare aveva Wagner (anche se non musicò mai alcun libretto del bardo), ma bisognerebbe almeno citare Verdi (“Otello”, “Falstaff” “Macbeth”, ecc.), Mendelssohn (che scrisse le fantastiche musiche di scena per “Sogno di una notte di mezza estate”), Caikovskji e, nel Novecento, Prokovief, Bernstein (non dimentichiamo che “West side story” non è altro che una riproposizione di “Romeo e Gulietta”) e Britten. Inoltre, la sua straordinaria modernità è testimoniata dalle decine di film ispirati ai suoi drammi.
Conquistato un certo benessere, a partire dal 1608 Shakespeare diminuì dunque il suo impegno teatrale; sembra che trascorresse periodi sempre più lunghi a Stratford, dove acquistò un’imponente casa, New Place, e divenne un cittadino rispettato della comunità. Morì il 23 aprile 1616 e fu sepolto nella chiesa di Stratford. Problematica è anche l’iconografia relativa al grande bardo. Finora di Shakespeare si conoscevano solo due immagini “post mortem”: il busto di marmo sulla tomba, e l’incisione usata nel frontespizio di una delle prime edizioni delle opere che da allora è stata riprodotta innumerevoli volte fino a oggi su libri, poster e magliette. Ma lo Shakespeare canadese ha scarsa somiglianza con l’effige”ufficiale” per via della folta chioma ricciuta castano-ramata.
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Nausica Baroni