John Wilkes Booth (Virginia Beach, 10 maggio 1838 – Port Royal, 26 aprile 1865), non era uno spiantato ma, uno degli attori professionisti di teatro di maggior successo del suo tempo, razzista, simpatizzante confederato deluso dall’esito della guerra civile americana.
Booth organizzò l’assassinio del presidente Abramo Lincoln sperava di gettare gli stati dell’Unione in un caos tale da consentire ai Confederati di continuare la guerra.
Il 14 aprile 1965, Booth viene a sapere che il presidente e la consorte avrebbero assistito a una commedia presso il Teatro Ford.
Immediatamante, pianificò l’attentato, preparando un cavallo fuori del teatro e valutando un percorso per la fuga. Booth informò Powell, Herold ed Atzerodt del suo piano. Incaricò Powell di assassinare il Segretario di Stato Seward e ad Atzerodt, invece, quello di assassinare il Vice Presidente Johnson. Herold li avrebbe aiutati nella fuga verso la Virginia.
Essendo un attore popolare, Booth non ebbe problemi a entrare nel Teatro Ford, entrò nel palco presidenziale e sparò a Lincoln alla nuca. Booth fuggì dal palco presidenziale saltando sul palcoscenico dove impugnando il coltello gridò “Sic semper tyrannis”, la frase di Bruto quando pugnalò Cesare. Quando saltò sul palcoscenico si fece male a una gamba.
Booth e David Herold fuggirono da Washington verso il Maryland, fermandosi all’alba del 15 aprile presso la casa del Dr. Samuel Mudd, per farsi curare la gamba ferita. Il medico in seguito venne arrestato e giudicato per cospirazione da un tribunale militare che lo condannò all’ergastolo. Quattro anni dopo venne graziato. La caccia agli assassini fu aperta immediatamente con una taglia molto alta per Booth, Surratt e Herold. Booth rimase sorpreso per l’accanimento nei suoi confronti. Scrisse nel suo diario pochi giorni prima della sua cattura: Mentre tutti si scagliano contro di me, sono qui in preda alla disperazione. E perché? Per aver fatto ciò che Bruto si onorò di aver fatto;… E solo perché ho colpito a morte un tiranno vengo considerato alla stregua di un volgare tagliagole.
All’alba del 26 aprile 1865, i soldati raggiunsero Booth. Intrappolato in un fienile, i soldati diedero fuoco al deposito. Il colonnello Gonger del servizio segreto sparò a Booth ferendolo mortalmente al collo.
Booth venne trascinato fuori dal deposito in fiamme e morì all’età di 26 anni sul portico della vicina cascina. Il proiettile aveva leso il midollo spinale paralizzandolo.
Le sue ultime parole sono state: “dite a mia madre che sono morto per la mia patria”.
David Zahedi