“La morte di Valentino è una delle più grandi tragedie che abbia mai colpito il mondo cinematografico. Come attore egli possedeva arte e distinzione. Come amico, riscuoteva affetto e ammirazione. Noi che apparteniamo all’arte cinematografica, con la sua morte perdiamo un carissimo amico ed un compagno di grande valore”. (Charlie Chaplin)
Rodolfo Alfonso Raffaello Pierre Filibert Guglielmi di Valentina D’Antonguella, il noto Rodolfo Valentino, (Castellaneta, 6 maggio 1895 – New York, 23 agosto 1926), è stato un attore e ballerino italiano del cinema muto.
Il nome di Rodolfo Valentino ci si riferisce a uno dei più grandi “sex-symbol” maschili che Hollywood abbia mai conosciuto, tanto che il suo nome costituisce un sinonimo del termine. Rodolfo Valentino, come Giacomo Casanova, è colui per cui milioni di donne in tutto il mondo hanno sospirato giornate intere, sognando di passare almeno qualche momento in compagnia di questo grande seduttore latino. Ma la sua fama di amatore dello schermo rischia di essere piuttosto riduttiva, per un uomo che è stato un vero attore, dotato di notevoli doti di eleganza e sensibilità.
– Nel 1915, l’immigrato Rodolfo Guglielmi, mancato perito agrario italiano, sbarca in America, in cerca di fortuna. All’inizio, il suo soggiorno a New York fu veramente difficile, dormiva sulle panchine al Central Park di New York, si fa assumere come lavapiatti in un night-club, e grazie alla sua prestanza e alle sue doti di ballerino, comincia anche a fare l’accompagnatore delle signore danarose. Si trova in una sitazione shock, una delle sue signore uccide il marito per lui, Valentino, spaventato, scappa in provincia arruolandosi come ballerino nella compagnia teatrale di Al Jolson.
Qui viene notato da un attore che gli apre le porte di Hollywood. Nel 1919, l’irresistibile Rodolfo Valentino debutta sullo schermo, e per qualche anno interpreterà solo ruoli da “mascalzone latino”.
– Nel 1921, viene notato da una talent-scout di nome June Mathis, la quale propone alla Metro Goldwyn Mayer di farne il protagonista della pellicola di genere avventuroso, “I quattro cavalieri dell’Apocalisse” di Rex Ingram, di cui rimarrà memorabile la scena in cui Valentino balla con grazia e sensualità un appassionante tango.
Nonostante il successo, non gli si aprono le porte degli studios, neanche uno stipendio decente. Solo, nel 1922, quando la Paramount lo ingaggerà, offrendogli un vantaggiosissimo contratto per il protagonista de “Lo sceicco” di George Melford, un film misto di avventura e sentimento. Interreta il ruolo di un ambiguo quanto seducente sceicco arabo, infiamma lo schermo grazie al suo magnetismo e al suo conturbante fascino mediterraneo.
A partire da questo film Rodolfo Valentino diventerà il simbolo dell’amante straniero, occhio rapace e strategia sessuale all’insegna della passività. Nel giro di poco tempo diventa l’oggetto delle fantasie del pubblico femminile. Intanto l’attore, dopo un infelice matrimonio neanche consumato con l’attrice lesbica Jean Acker, aveva cominciato un’appassionata quanto tormentata storia d’amore con la sofisticata ed affascinante stilista Natacha Rambova, che vorrà trasformarlo in un attore raffinato dallo smisurato senso artistico, il contrario, insomma, del Rodolfo Valentino virile e sensuale che il pubblico femminile amava.
– Nel 1922, è protagonista in “Sangue e arena” di Fred Niblo, e nel 1925, è il “Robin Hood” e “L’aquila nera” di Clarence Brown; infine lo si vede nel doppio ruolo del giovane sceicco e di suo padre ne “Il figlio dello sceicco” del 1926, di George Fitzmaurice, quando sua moglie Rambova lo aveva lasciato e il fisico cominciava a dare i primi segni di cedimento.
Il 23 agosto 1926, Rodolfo Valentino sarebbe morto prima della proiezione di quest’ultimo film, a causa di una peritonite, a soli trentuno anni.
Nausica Baroni