Maria Eva Duarte de Perón, nota anche come Eva Perón o Evita (Los Toldos, 7 maggio 1919 – Buenos Aires, 26 luglio 1952) è stata una leader politica argentina, la seconda moglie del Presidente Juan Perón (1895 – 1974), First Lady dell’Argentina dal 1946 fino alla sua morte nel 1952.
Sua madre Juana Ibarguren svolgeva le mansioni di cuoca nella tenuta di Juan Duarte, da cui ebbe quattro figlie ed un figlio, Elisa, Blanca, Erminda, Eva e Juan. Duarte non la porterà mai davvero all’altare a causa del fatto che aveva già una famiglia. Evita vive così la sua adolescenza in un clima un pò ambiguo, anche se fotunatamente non influisce più di tanto sul carattere già forte della ragazzina. L’illegittimità non pesa tanto a lei, quanto alla mentalità gretta delle persone che la circondano. In paese non si fa altro che vociferare sulla strana situazione e ben presto sua madre e lei stessa diventano “un caso”, materia viva su cui spettegolare.
Evita, un giorno, entrando in classe, trova scritto sulla lavagna: “Non eres Duarte, eres Ibarguren!” Parole accompagnate da risate degli altri bambini. Lei e la sorella, per ribellione, lasciano la scuola. Intanto, anche la madre viene abbandonata da Duarte. Per sopravvivere si arrangia allora a cucire abiti su ordinazione per conto di un negozio. In tal modo, aiutata dalle due figlie maggiori, riesce a mantenersi decorosamente. La madre di Evita, inoltre, ha un carattere di ferro e, malgrado la sostanziale povertà con cui è costretta a fare i conti, non transige su ordine e pulizia.
Evita è una ragazza sognatrice, molto romantica e portata a vivere i sentimenti con tutta la pienezza possibile. La prima volta che mette piede in una sala cinematografica, basta la visione di un film per accenderle la passione per il cinema. Con la famiglia trasferita a Junín, dove ha l’opportunità di conoscere un mondo lontano anni luce dalla sua realtà quotidiana, fatto di pellicce, di gioielli, di sprechi e di lusso. Tutte cose che accendono immediatamente la sua sfrenata fantasia. Insomma, si accende in lei l’ambizione.
Trascura la scuola, ma in compenso si dedica alla recitazione con la speranza di diventare una grande attrice, più per essere ammirata e idolatrata che per amore dell’arte. Inoltre, come di prassi, si mette spasmodicamente alla ricerca del classico “buon partito”. Dopo infruttuosi tentativi fra direttori di aziende, dirigenti delle ferrovie e grandi proprietari terrieri si trasferisce a Buenos Aires. Evita è ancora una ragazzina, ha solo quindici anni, e rimane quindi ancora un mistero perchè, e con chi, si trasferisce nella capitale argentina. La versione più accreditata avalla l’ipotesi che, essendo giunto a Junín il famoso cantante di tango Augustín Magaldi, Eva abbia tentato in tutti i modi di conoscerlo e di parlargli. Dopo avergli espresso il suo desiderio di diventare attrice, l’avrebbe supplicato di portarla con lui nella capitale. Ma non sappiamo però se la giovane partì con la moglie del cantante, che si trovava a fare anche da “chaperon”, oppure divenne l’amate dell’artista.
Una volta a Buenos Aires, si trova ad affrontare la vera e propria giungla del sottobosco che popola il mondo dello spettacolo. Attricette, soubrette arriviste, impresari senza scrupoli e così via. Riesce però con grande tenacia ad ottenere una particina in un film, “La senora de Pérez”, cui seguirono altri ruoli di secondaria importanza. Tuttavia la sua esistenza, e soprattutto il suo tenore di vita, non cambiano molto. Trova lavoro con fatica, pochi ingaggi, barcamenandosi in compagnie teatrali a salari da fame.
. Nel 1939, la grande occasione: una compagnia radiofonica la scrittura per un radiodramma in cui lei ha la parte della protagonista. E’ la fama. La sua voce fa sognare le donne argentine, interpretando di volta in volta personaggi femminili dal drammatico destino con inevitabile lieto fine.
– Nel 1943, un terremoto rade al suolo la città di S. Juan. L’Argentina si mobilita e nella capitale viene organizzato una raccolta fondi destinati alle vittime della sciagura. Nello stadio, fra numerosi Vip e politici nazionali, incluso il colonnello Juan Domingo Perón. Fu così un colpo di fulmine. Eva attratta dal senso di protezione che Perón, 24 anni più vecchio, le suscita, lui colpito dall’apparente bontà di lei e dal suo carattere insieme nervoso ed insicuro. Mentre Peron era malvisto dai democratici, era accusato di essere un fascista e ammiratore di Benito Mussolini, si manteneva saldamente al potere delle forze armate.
– Nel 1945, un colpo di mano all’interno dell’esercito costringe Perón a dimettersi dalle sue cariche e viene addirittura arrestato. I vari capi sindacali ed Evita, che intanto era diventata una fervente attivista, insorgono, fino ad ottenere il suo rilascio. Poco dopo i due decidono di sposarsi. Ma Evita però si porta ancora dentro un fardello difficile da digerire, il fatto cioè di essere una figlia illegittima. Dunque, si adopera per far sparire il suo atto di nascita, viene sostituito con un documento falso che la dichiarava nata nel 1922, anno in cui morì la legittima moglie del padre, poi modifica il suo nome: da Eva Maria diventa Maria Eva Duarte de Perón, decisamente più aristocratico. Finalmente, il 22 ottobre 1945, i due amanti si sposano. E’ la coronazione di un sogno, un traguardo raggiunto. E’ ricca, ammirata, agiata e soprattutto moglie di un uomo potente.
Nel 1946 Perón decide di candidarsi alle elezioni politiche. Dopo un’estenuante campagna elettorale, viene eletto Presidente. Evita esulta, soprattutto perché vede accrescere il suo potere personale, esercitato all’ombra del marito. Il ruolo di “first lady”, poi, le si attaglia a perfezione. Ama farsi confezionare abiti da sogno e apparire smagliante a fianco del consorte. L’8 giugno la coppia visita, osteggiando enorme sfarzo, la Spagna del generale Francisco Franco, poi si fa ricevere nei più importanti Paesi europei, lasciando sbalordita l’opinione pubblica argentina, uscita da poco da una dolorosa guerra. Dal canto suo Evita, indifferente di fronte alle meraviglie artistiche e totalmente manchevole di tatto nei confronti degli europei con qualche indelicate uscite e “gaffe”, visita solo i quartieri poveri delle città, lasciando somme ingenti per aiutare i bisognosi.
Il contrasto fra la sua immagine personale, carica di gioielli e pellicce in ogni occasione e questi gesti di solidarietà non può essere più evidente.
Tornata dal viaggio Europeo si mette al lavoro nuovamente con lo scopo di aiutare la povera gente e di difendere alcuni diritti fondamentali:
- Conduce con successo una battaglia per il voto alle donne.
- Dà vita a fondazioni a beneficio di poveri e lavoratori.
- Costruisce case per i senzatetto e gli anziani, senza mai dimenticare le esigenze dei bambini.
Tutte queste attività benefiche le procura grandissima popolarità e ammirazione. Spesso la domenica mattina si affaccia al balcone della casa Rosada davanti alla folla che la acclama, vestita e pettinata come lei.
Purtroppo, un giorno, durante controlli per un’appendicite i medici scoprono un tumore all’utero in stato avanzato. Evita rifiuta di farsi operare, accampando la scusa che non vuole restare confinata a letto quando intorno c’è così tanta miseria e dichiarando che la gente ha bisogno di lei. Le sue condizioni rapidamente peggiorarono, aggravate dal fatto che ormai non tocca più il cibo.
– Il 3 novembre 1952, finalmente accetta di farsi operare, ma ormai è troppo tardi. Le metastasi tumorali riprendono a farsi vive solo pochi mesi dopo. In questo periodo il comportamento di Peron è stato molto deludente, il loro matrimonio ormai era solo di facciata. Durante la malattia il marito dorme in una stanza lontana e si rifiuta di vedere l’ammalata, perché ormai ridotta ad uno stato cadaverico impressionante. Nonostaante ciò, alla vigilia della morte Evita vuole comunque avere il marito accanto e stare da sola con lui.
Il 6 luglio, a 33 anni, Evita muore, assistita solo dalle amorevoli cure della madre e delle sorelle.
Il decesso viene annunciato via radio a tutta la nazione, che proclama il lutto nazionale. I poveri, i disadattati e la gente comune cadono nella disperazione.
La Madonna degli umili, com’era stata soprannominata, scompariva per sempre e così la sua volontà di aiutarli.
David Zahedi