LA STRAGE DI CAPACI, UN DURO COLPO PER CHI CREDE IN UN MONDO MIGLIORE

“La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”. (Giovanni Falcone).
Dal 1992, ogni 23 maggio, si tiene a Palermo e Capaci una lunga serie di attività, in commemorazione della morte del magistrato italiano Giovanni Salvatore Augusto Falcone (Palermo, 18 maggio 1939 – Palermo, 23 maggio 1992), amante della giustizia e della sua Sicilia. Assieme all’amico e collega Paolo Borsellino è considerato uno fra gli eroi simbolo della lotta alla mafia nel mondo. 

Nella Strage di Capaci, sull’autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci e a pochi chilometri da Palermo, persero la vita oltre il magistrato Giovanni Falcone e sua moglie Francesca Morvillo, anche i tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. 
Sopravvissero all’attentato gli agenti Angelo Corbo, Gaspare Cervello e Paolo Capuzzo, oltre a Giuseppe Costanza, l’autista giudiziario che nell’occasione si trovava sul sedile posteriore dell’auto di Falcone.
Tra gli esecutori materiali dell’attentato ci furono Giovanni Brusca, che azionò il telecomando al passaggio della macchina del magistrato e Pietro Rampulla che realizzò e collocò l’esplosivo. I mandanti furono Carlo Greco, Mariano Agate, Salvatore Buscemi, Salvatore Montalto, Pietro Aglieri, Giuseppe Farinella, Giuseppe Madonia e Benedetto Santapaola.
L’esplosione avvenne alle 17.58, Giovanni Brusca azionò in anticipo il telecomando con la carica di tritolo, perchè vide Falcone alla guida della Croma bianca rallentare improvvisamente. Falcone si era piegato leggermente verso il cruscotto per prendere un mazzo di chiavi. Questo anticipo portò la prima Croma ad essere colpita in pieno dall’esplosione: i suoi resti vengono scaraventati oltre la corsia opposta, e gli agenti muoiono sul colpo.
La Croma bianca a bordo della quale si trovava Falcone, invece, si schiantò contro i detriti: il giudice e la moglie Francesca non hanno le cinture di sicurezza allacciate, e vengono scagliati conto il parabrezza.
Da una prima analisi le ferite di Falcone non sembrarono gravi, venne trasportato dopo venti minuti all’Ospedale Civico di Palermo, scortato da un elicottero dei carabinieri. Giudice Falcone morì alle 19.05, e alle 22 morì anche sua moglie Francesca. Gli agenti a bordo della Croma azzurra, infine, si salvarono.
La gioia e i festeggiamenti dei mafiosi rinchiusi nel carcere dell’Ucciardone sono stati immensi.
Nell’anno della strage è stata costituita una fondazione intitolata a Giovanni e Francesca Falcone e guidata dalla sorella del giudice, Maria Falcone, che si impegna tuttora a combattere la criminalità organizzata e di promuovere attività di educazione della legalità. – Nel 1996, la Fondazione ha ottenuto dall’ONU il riconoscimento dello status consultivo in qualità di ONG presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite.

I resti della Croma Bianca sono esposti a Roma, presso la scuola di formazione degli agenti di polizia penitenziaria. Per non dimenticare mai.
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David Zahedi