Passa quasi la metà della sua vita in prigione. Il suo nome è all’origine del termine sadismo, atteggiamento che emerge dai suoi romanzi.
« Sfortunatamente devo descrivere due libertini; aspettati perciò particolari osceni, e scusami se non li taccio. Ignoro l’arte di dipingere senza colori; quando il vizio si trova alla portata del mio pennello, lo traccio con tutte le sue tinte, tanto meglio se rivoltanti; offrirle con tratto gentile è farlo amare, e tale proposito è lontano dalla mia mente. » (Marchese de Sade, Aline e Valcour).
Il conte Donatien-Alphonse-François de Sade, meglio conosciuto come Marchese de Sade, semplicemente De Sade (Parigi, 2 giugno 1740 – Charenton-Saint-Maurice, 2 dicembre 1814), uno scrittore, filosofo, poeta, drammaturgo, saggista, aristocratico e politico rivoluzionario francese, delegato della Convenzione nazionale, fu l’autore di diversi libri erotici, drammi teatrali, testi vari e saggi filosofici, molti dei quali scritti mentre si trovava in prigione, è considerato un esponente dell’ala estremista del libertinismo e dell’Illuminismo più radicale.
De Sade, ha vissuto e sentito sulla sua pelle la metamorfosi di una Francia che dal 1789 entrò nella storia mondiale delle rivoluzioni sociali, fu perseguitato da tutti i governi francesi; prima dal regime monarchico, poi dalla Rivoluzione francese, a cui aveva aderito, e infine anche da quello napoleonico.
Lo scrittore, di famiglia aristocratica, viene iscritto a quattordici anni in una scuola militare riservata alla nobiltà, presto viene nominato sottotenente a soli quindici anni, partecipa alla guerra dei Sette anni contro la Prussia, distinguendosi per il coraggio e il suo gusto per l’eccesso.
– Nel 1763 viene congedato col grado di capitano e inizia a condurre una vita dedicata al divertimento più sfrenato, frequentando attrici di teatro e giovani cortigiane. Nello stesso anno venne costretto dal padre, preoccupato per le tendenze troppo libertine del figlio e la la precaria situazione economica della famiglia De Sade, a sposare Renee Pelagie de Montreuil, una ragazza molto ricca, appartenente a una famiglia di nobiltà recente.
Ma il matrimonio non fa abbandonare al Marchese le vecchie abitudini. Pochi mesi dopo le nozze viene imprigionato per quindici giorni nelle carceri di Vincennes a causa del “comportamento oltraggioso” tenuto in un bordello.
– Nel 1768, verrà incarcerato per sei mesi per aver rapito e torturato una donna. Liberato per ordine del re torna a dedicarsi alle sue occupazioni preferite. Organizza feste e balli nella sua tenuta di La Coste e inizia a viaggiare in compagnia dalla sorella più giovane della moglie, Anne, di cui si è innamorato e con la quale ha già da tempo una relazione sessuale.
– Nel 1772, avviene la sua prima rappresentazione teatrale e viene anche accusato di avvelenamento. Durante un’orgia alla quale aveva preso parte insieme a quattro prostitute e al suo domestico Armand, aveva infatti dato alle donne dolci adulterati con delle droghe, che però, invece dello sperato effetto afrodisiaco avevano provocato loro forti malori. Sfugge dall’arresto e riesce a scappare in Italia. Condannato a morte in contumacia, viene arrestato dalle milizie del re di Sardegna e rinchiuso nel carcere di Milano. Riesce ad evadere dopo cinque mesi.
– nel 1777, dopo cinque anni latitanza, orge, viaggi e scandali, viene arrestato a Parigi. Di nuovo nella prigione di Vincennes inizia a scrivere opere teatrali e romanzi. Viene trasferito alla Bastiglia dove redige “Le 120 giornate di Sodoma” e “Le sfortune della virtù”.
– Nel 1789, dieci giorni prima della presa della Bastiglia, viene trasferito in un manicomio. È costretto ad abbandonare la sua biblioteca di 600 volumi e tutti i manoscritti.
– Nel 1790, come avviene per la maggior parte di coloro che furono imprigionati sotto l’Ancien Régime, gli viene ridata la libertà. Torna a vivere con la moglie, ma questa, stanca delle sue violenze, lo abbandona con i tre figli, nati nel ’67, nel ’69 e nel ’71. Successivamente si lega con Marie Constance Quesnet, una giovane attrice che gli rimarrà accanto fino alla fine.
– Nel 1793, militò nel gruppo rivoluzionario del suo quartiere, ma non riesce nell’intento, ma viene arrestato e condannato a morte. Per un errore amministrativo viene “dimenticato” nella sua cella. Riesce a evitare la ghigliottina e sarà liberato nell’ottobre 1794.
– Nel 1795, vengono pubblicati La filosofia nel boudoir, La nuova Justine, ovvero le disavventure della virtù era stato pubblicato anonimo quattro anni prima, e Juliette. Viene accusato dalla stampa di essere l’autore dell'”infame romanzo” Justine e, senza alcun processo, ma soltanto con una decisione amministrativa, nel 1801 viene internato nel manicomio di Charenton.
A nulla servirono le sue proteste e le sue suppliche e, giudicato pazzo, ma perfettamente lucido, qui trascorrerà gli ultimi 13 anni della sua vita.
Il 2 dicembre 1814, muore all’età di 74 anni. Trenta dei quali trascorsi in prigione. Le sue opere saranno riabilitate solo nel ventesimo secolo.
Nausica Baroni