“Oggi abbiamo percorso il mondo in lungo e largo, ne abbiamo svelato e raccontato i segreti. Ora bisogna impegnarsi per conservare tutto questo. Ora si deve far sì che le immagini dei film, le storie dei libri non rimangano fine a se stesse. Bisogna lottare perché tutti abbiano diritto ad una vita felice in un pianeta ancora integro”. (Jacques Cousteau)
Oggi, moriva il scienziato, oceanografo, inventore, regista ed esploratore instancabile degli abissi marini. Un uomo che si è sempre distinto per la grande libertà interiore, seguendo il suo istinto e vocazione.
Jacques Yves Cousteau (Saint-André-de-Cubzac, 11 giugno 1910 – Parigi, 25 giugno 1997), l’uomo che ci insegnò l’oceano, grazie all’aiuto finanziario del miliardario inglese Guiness riusci a vivere il suo sogno girando per i mari e scoprendo le meraviglie più nascoste.
Cousteau si definiva un “tecnico oceanografico”. Ma in realtà fu un semplice amante della natura, soprattutto marina. Fi lo scopritore del “continente blu”.
Oggi il suo ricordo è ammirato in tutto il mondo e viene considerata con una sorta di devozione, un simbolo dell’avventura, della natura e dell’esplorazione.
La sua proposta, “La Carta dei Diritti delle Generazioni Future”, è stata approvata dalla sua équipe in collaborazione con l’UNESCO e da questa ultiva viene approvata nel 1991. Ha raccolto adesioni in più di 100 Paesi.
In una intervista dichiarò: “Eravamo giovani quando ci siamo dedicati alla scoperta, all’esplorazione. Quando quello che ci interessava era scendere più profondo e vivere sul fondo del mare, recuperare i resti di una grande galera romana, affrontare gli squali, terrificanti e misteriosi mostri marini. E la gioventù è grintosa, entusiasta, totale, egocentrica, estremista, spericolata. Eravamo giovani e pensavamo a noi stessi, alla realizzazione dei nostri sogni”.
“Poi siamo diventati adulti. Dunque più altruisti, più riflessivi. Allora l’interesse maggiore è diventato quello di raccontare le nostre esperienze, di coinvolgere gli altri nella nostra avventura. Lo scopo della vita è divenuto quello di infiammare gli animi, di accendere gli entusiasmi. Ci siamo resi conto che un uomo da solo non è nulla, se non si rapporta a quelli che lo circondano. Attraverso le immagini, attraverso i racconti, le esperienze vissute cambiavano forma, acquistavano spessore. Solo attraverso la divulgazione, la crescita dei singoli poteva diventare la crescita dell’intera umanità. Solo così il patrimonio di ognuno poteva entrare a far parte della cultura di tutti”.
Francesco Murini