JIM MORRISON, IL PROFETA DELLA LIBERTA’

“Un giorno incontrai un bambino cieco… mi chiese di descrivergli il mare, io osservandolo glielo descrissi, poi mi chiese di descrivergli il mondo… io piangendo glielo inventai….” (Jim Morrison) 

“In scena Jim subiva una completa metamorfosi: la sua voce dolce e garbata diveniva roca, aspra, profonda e potente; la sua posa dinoccolata si faceva arrogante, baldanzosa; il suo quieto volto si trasformava in migliaia di maschere di tensione e di emozione; e i suoi occhi, di solito così penetranti e attenti, diventavano vacui e lontani, fino a tramutarsi in due finestre illuminate davanti al pubblico. Con questo sguardo chiaroveggente Jim sembrava scrutare sia nel futuro sia nel passato. Emetteva strani suoni animaleschi, urlava, strepitava come se soffrisse. I suoi abiti di cuoio o di pelle di serpente crepitavano e gemevano quando si muoveva. Le sue movenze e i suoi gesti si facevano spasmodici, frenetici, come se si fosse trattato di una persona in preda a una crisi epilettica. Danzava, non in modo fluido e aggraziato, ma con brevi passi saltellanti e moto a stantuffo, sporto in avanti, la testa che scattava su e giù. Si muoveva come un indiano d’America in una danza rituale. Sul palco Jim diventava lo Sciamano. Nel corso dell’esibizione, come un festante dionisiaco, cantava dei miti moderni, e come uno sciamano evocava un panico sensuale per rendere significative le parole di questi miti. Agiva come se un concerto fosse un rito, una cerimonia, una seduta spiritica, e lui era lo strumento per la comunicazione con il sovrannaturale. Tentava di strappare gli spettatori dai loro posti a sedere, dai loro ruoli, dalle loro menti, così che potessero vedere l’altro lato della realtà, anche solo per una breve occhiata. Il suo messaggio era: apriti un varco comunque ti sia possibile, ma fallo adesso. Spesso il messaggio era sfocato e così si perdeva tra la musica, i miti, la magia e la follia”. (Frank Lisciandro, fotografo e suo amico dai tempi dell’univesità)

James Douglas Morrison
Jim Morrison

James Douglas Morrison, noto come Jim Morrison (Melbourne, 8 dicembre 1943 – Parigi, 3 luglio 1971), soprannominato il Re Lucertola, venne paragonato a Dioniso, divinità della religione greca del delirio e della liberazione dei sensi.  In carriera, il cantautore, poeta e icona del Rock, frontman della band statunitense “The Doors”, fu uno dei più importanti esponenti della rivoluzione culturale degli anni Sessanta e uno dei più grandi cantanti rock della storia. Impetuoso “profeta della libertà” e “poeta maledetto”, è ricordato come una delle figure di maggior potere seduttivo nella storia della musica e uno dei massimi simboli dell’inquietudine giovanile. 
Il profeta della libertà, ha pagato con la vita i suoi eccessi per l’abuso di alcool e droghe. Jim Morrison, insieme al chitarrista Jimi Hendrix e la cantante Janis Joplin, è caduto nella cosiddetta “maledizione della J”, caratterizzata dalla “J” maledetta, una morte per tutti e tre i musicisti all’età di 27 anni e in circostanze mai del tutto chiare.

Jim Morrison è stato soprattutto un poeta, con due raccolte di versi di discendenza beat, ancora oggi lette e apprezzate non solo dai suoi fan, ma anche da quella critica senza paraocchi che apprezza la qualità senza farsi influenzare da pregiudizi. Il suo nome è legato ai brani ormai classici come “The End”, “Light My Fire”, “People are strange”, “When the music’s over”, “Waiting for the sun” e “L.A. Woman”. 
Da piccolo Jim non è stato un bambino facile, ma non ha avuto neanche una vita facile. Risente dei continui spostamenti a causa il lavoro di suo padre, George Stephen Morrison, un influente ammiraglio della Marina degli Stati Uniti d’America il quale, molti anni dopo, si troverà nel Golfo del Tonchino, al momento del famoso incidente che avrebbe offerto agli Usa il pretesto per muovere guerra al Vietnam. Sua madre invece è Clara Clarke, ed è una casalinga, figlia di un noto avvocato. Jim cresce con la sorella Anne Robin e il fratello Andrew Lee, con i quali non legò mai particolarmente. 
– Nel 1946, a tre anni, Jim con la famiglia si trasferisce a Clearwater, sul Golfo del Messico.
– Nel 1947, si trasferiscono prima a Washington e successivamente a Albuquerque. Proprio durante uno di questi trasferimenti, in automobile, che Jim Morrison vive una delle esperienze che più lo segna durante la sua esistenza, fonte di ispirazione per diverse canzoni e, soprattutto, poesie. Lui e la sua famiglia si trovano coinvolti in un incidente, mentre percorrono il deserto tra Albuquerque e Santa Fe, nel Nuovo Messico. Qui, il piccolo Jim vede per la prima volta la morte, i corpi appartenenti ad un gruppo di lavoratori indiani. Successivamente dicharò
: « La prima volta che ho scoperto la morte… eravamo io, mia madre e mio padre, e forse anche mia sorella, e i miei nonni, e stavamo attraversando il deserto in auto all’alba e un autocarro pieno di lavoratori indiani era andato a sbattere contro un’altra macchina o non so cosa, ma c’erano indiani sparpagliati per la strada, sanguinanti e moribondi… ecco, questo fu il mio primo impatto con la morte, dovevo avere quattro o cinque anni. Abbiamo accostato e ci siamo fermati… io ero solo un bambino, e un bambino è come un fiore con la testa scossa dal vento… penso davvero che in quel momento l’anima di uno di quegli indiani, o forse gli spiriti di molti di loro stessero correndo in giro come impazziti e siano balzati nella mia testa e io ero come una spugna pronta ad assorbirli. Questa non è una storia di fantasmi. È qualcosa che ha un significato profondo per me. »
Ad ogni modo, la famiglia continua i suoi viaggi, arrivando a Los Altos, in California, dove la futura rockstar comincia le scuole elementari.
– Nel 1951, scoppia la Guerra di Corea e il padre deve andare al fronte. La famiglia Morrison deve subire un nuovo trasloco verso Washington.
– Nel 1952, l’anno successivo, si stabiliscono a Claremont, vicino a Los Angeles.

– Nel 1955, Jim dodicenne è a San Francisco, nel sobborgo di Alameda.
– Nel 1957, due anni dopo, Jim a scuola rivela tutte le sue qualità d studente modello, divoratore di testi filosofici e letterari, tanto da assegnarsi alcune menzioni d’onore.
– Nel 1958, inizia la sua ribellione verso la borghesia, Jim inizia a frequentare assiduamente la biblioteca e i locali poco raccomandabili della stessa San Francisco.
– Nel 1960, con la famiglia si trasferisce in Virginia, dove stupisce gli insegnanti del liceo George Washington: Il suo quoziente di intelligenza si rivela su 149. Qui perà iniziano anche le sue prime azioni di ribellione, che lo porta a mancare clamorosamente la consegna dei diplomi, cosa che manda su tutte le furie suo padre.
Viene allora mandato dai nonni in Florida, per frequentare lo Junior College di Saint Petersburg. Poi passa alla Florida State University di Tallahassee e comincia a frequentare la studentessa Mary Frances Werbelow.
– Nel 1964, decide di frequentare la “UCLA”, il centro sperimentale di cinematografia della California. Suo padre non è intenzionato a dargli i soldi per questa nuova impresa, che reputa inutile, sogna per il primogenito un futuro nell’esercito. A questo punto, sempre per ribellione, Jim si taglia i capelli, si ripulisce, indossa abiti puliti e affronta suo padre in una lunga chiacchierata di convincimento. Sarà praticamente l’ultima conversazione tra i due. Comunque ottiene i soldi per l’UCLA, con un taglio definitivo con tutta la sua famiglia. Morrison arriverà a dichiarare persino di essere rimasto orfano.
L’UCLA si rivela un’esperienza deludente, e rimane un incompreso dal punto di vista registico. I suoi due e unici cortometraggi non godranno di grossa considerazione all’interno della scuola.
Ai corsi della UCLA conosce personaggi di spicco come
Martin Scorsese e Francis Ford Coppola, ma Jim Morrison stringe i rapporti soprattutto con quello che sarà il suo futuro tastierista, Ray Daniel Manzarek
Dopo la delusione come futuro regista, Jim si butta nella letteratura e nella musica, che interpreta come un’occasione per scrivere poesia. L’incontro con Ray Manzarek porta alla nascita dei The Doors, il nome deriva dal titolo del libro amato da Morrison e che a sua volta, si rifà ad un noto verso del poeta William Blake. In poco tempo danno vita alla band, grazie soprattutto al repertorio di poesie di Jim scritto negli anni. 
– Nel 1966, i Doors si esibiscono al “Whisky a Go Go”, il music club più noto di West Hollywood. Si aggiunge al gruppo anche il chitarrista Robby Krieger e il batterista John Densmore. Krienger darà vita a “Light my fire”, una delle canzoni più amate dai giovani di tutte le generazioni, caratterizzata da un lungo e lisergico assolo di Hammond firmato da Manzarek. Il pianista fa anche da basso, portando il tempo e i giri con la mano sinistra, contemporaneamente.
Intanto a Los Angeles, Jim incontra Pamela Courson, la futura Pam, l’unica donna che amerà e da cui verrà realmente amato.
Le esibizioni spesso esagerate di Jim scandalizzano i gestori dei locali e anche il Whisky a Go Go decide di allontanare la band, dopo una delle versioni più hot della nota canzone “The End”, che il front-man dei Doors canta e interpreta in un modo molto spinto. Nel giro di poco tempo, Jac Holzman, fondatore della casa discografica Elektra Records, ormai leggendaria, propone ai Doors un impegno contrattuale di sette album, in esclusiva.
Il 4 gennaio del 1967 viene pubblicato il primo storico album dei doors, “The Doors”. Il disco fa una concorrenza spietata ai Beatles. In questo disco c’è di tutto, sonorità blues, ritmi duri e brani arrabbiati come “Break on through” e “Light my fire”, scene visionarie e poetiche come “The end” e “The Crystal Ships”, unitamente a ritmiche latine, chitarre flamenco e ammiccamenti boogie da parte dell’organo di Manzarek. E, soprattutto, ci sono i bellissimi versi di Jim accompagnato dall’impatto della sua voce, mai perfetta ma enormemente carismatica.
Il tour che segue è un grande successo. In poco tempo Morrison si guadagna la fama di “istigatore di folle, provocatore, ribelle”. Durante i suoi concerti non dà freno a nulla, non si limita a niente: spesso ubriaco e sotto l’effetto di droghe, invita la gente a salire sul palco, provoca le forze dell’ordine, fa l’equilibrista sul palcoscenico, si tuffa tra il pubblico e simula orgasmi con la voce, cerca anche in tutti i modi di spogliarsi.
– Nel 1967, esce anche il secondo album, “Strange Days”. Ormai, i Doors sono nei migliori locali d’America, dal Berkeley Community Theatre al Fillmore, al Winterland di San Francisco, fino allo storico Village Theatre di New York, le più importanti location rock del momento.
Nel settembre dello stesso anno, la band viene invitata anche al “The Ed Sullivan Show”, il programma più seguito d’America, dove Jim si consacra come simbolo di ribellione. Il conduttore chiede al cantante di evitare la parola “higher” , termine riferita allo sballo da droghe, ma Jim Morrison in modo provocatorio, pronuncia la parola in modo ancor più forte. Intanto, i The Doors sono già all’apice del successo.
Il 9 dicembre, arriva uno dei tanti arresti sul palco di Jim Morrison, causato dalle continue provocazioni da parte del cantante alle forze dell’ordine presenti in divisa. È una continua provocazione la sua, irrorata di alcol e portata all’estremo dagli allucinogeni, di cui Morrison è sempre più dipendente.

Nel luglio del 1968, viene pubblicato “Waiting for the sun”. Non è stato considerato un lavoro eccellente dal punto di vista tecnico, ma sono presenti alcune delle canzoni più lisergiche della storia del rock, affiancate ad alcuni brani d’amore, figlie della relazione sempre più tormentata tra Jim e Pam, come “Love Street” e “Hello, I love you”. Arriva anche il momento del concerto all’Hollywood Bowl di Los Angeles, considerato l’evento rock dell’anno. 
Jim Morrison, l’icona sexy e rockstar incontrollabile, si fa immortalare per sempre nel famosissimo servizio fotografico in bianco e nero firmato dalla fotografa Joel Brodsky, chiamato “The Young Lion”. Ma, ormai vittima di droga e alcool, comincia il suo declino, litiga sempre di più con il resto della band e con la sua compagna.
Il suo arresto più celebre fu quello del 1969, durante il concerto di Miami, al Dinner Key Auditorium, dove Morrison esagera veramente e il concerto degenera in una vera e propria sommossa: il cantante viene accusato di aver mostrato i genitali al pubblico e viene arrestato per atti osceni in luogo pubblico, sebbene non vi siano prove contro di lui.
– Nel 1969, esce l’album “The soft parade” e si rivela un flop. Morrison si fa arrestare nuovamente, questa volta durante un volo diretto a Phoenix, per ubriachezza e condotta molesta.
– Nel 1970, nasce uno dei migliori lavori dei Doors, il disco “Morrison Hotel”, contenente la celeberrima Roadhouse Blues
Ormai i Doors dal vivo non sono più quelli di prima. All’Isola di Wight, altro concerto leggendario, Jim inscena una delle sue peggiori performance, dichiarando alla fine che quella sarebbe potuta essere la sua ultima esibizione. Il 23 dicembre, al Warehouse di New Orleans, Jim Morrison dimostra di essere ormai arrivato alla fine della corsa. Era ubriaco, stravolto, completamente fuori giri e quasi sempre disteso sul palco. Nel febbraio del 1971, raggiunge Pamela a Parigi.
Nell’aprile dello stesso anno, arriva l’ultimo lavoro in studio della band, e si rivela un’altra prova del talento blues di Morrison. Il disco si chiama “L.A. Woman” e contiene brani eccezionali come “Riders on the storm”.
L’intento parigino di Jim era quello di ripulirsi e dedicarsi alla poesia. Ma il 3 luglio del 1971, al n. 17 di rue de Beautreillis, a Parigi, Jim Douglas Morrison si spegne in circostanze misteriose, viene trovato senza vita nella vasca da bagno di casa sua.
Due giorni dopo, durante un funerale di otto minuti, con la sola presenza di Pam, dell’impresario Bill Siddons, e della regista e amica di Jim, Agnes Varda, Jim viene seppellito nel Cimitero di Père-Lachaise, lo stesso degli artisti, con Oscar Wilde, Arthur Rimbaud e molti altri.
– Nel 2008, Morrison è stato posizionato al 47º posto nella lista dei 100 migliori cantanti secondo Rolling Stone.
– Nel 2009, è stato posizionato dalla rivista britannica Classic Rock al 22º posto nella classifica dei “50 più Grandi Cantanti del Rock”.

Arman Golapyan