Carissimi lettori e lettrici questa settimana vi palerò della confusione.
Quante volte vi siete trovati di fronte una scelta, o, una situazione e vi siete detti: “Non so cosa fare sono confuso/a”?. Quando sentiamo questo senso di confusione alcune volte ci capita di parlarne con amici, partner e famigliari con la speranza che qualcuno di loro ci dia la chiave per poter vedere tutto chiaro.
Il primo aspetto paradossale è che arriviamo a convincerci che la confusione sia data dal non avere le informazioni necessarie per poter agire. Quindi ci avventuriamo nella ricerca frenetica di altre informazioni (consigli, ricerche sul web ecc ecc) con la speranza di poter avere le conoscenze giuste che ci consentano di far luce sul nostro sentirci confusi.
Il secondo aspetto paradossale riguarda la confusione che diventa ancora più fitta, più grande dopo aver acquisito altre informazioni riguardo a ciò che ci rende confusi. Nonostante ciò, proseguiamo con il nostro stato confusionale fino a che, in alcuni casi, lo trasformiamo nella nostra mente in un problema psicologico, o almeno iniziamo a credere di soffrire di qualche psicopatologia. Alcuni di noi nella convinzione di essere affetti da qualche psicopatologia vanno alla ricerca sul web del disturbo in cui meglio possano identificarsi. Una volta trovata la propria problematica psicologica ci si sente più sereni: quasi giustifichiamo la confusione anche se lei (la confusione) rimane sempre lì, non è andata via.
In questa situazione continuiamo a non decidere, non agendo una scelta con la convinzione che il nostro essere confusi non ci possa consentire di fare la scelta più opportuna. Ma il non scegliere è una scelta e in modo più o meno inconsapevole stiamo decidendo di non operare nessuna decisione rimanendo fermi su quel punto, che in alcune circostanze potrebbe anche essere funzionale al sistema dell’individuo. Il contenuto della confusione, ciò per cui ci sentiamo confusi poco importa poiché l’aspetto fondamentale resta comunque la persistenza di questo stato che non ci fa sentire bene.
Come ho scritto precedentemente, la confusione non è data dal non avere a disposizione abbastanza informazioni ma è data proprio dal fatto che le informazioni che abbiamo sono mal organizzate. Per cui la difficoltà potrebbe essere più inerente al come accedere alle informazioni di cui disponiamo. Noi sappiamo molto di più di quanto crediamo di sapere. Di solito a creare confusione non è la scarsità d’informazioni, ma l’eccessiva abbondanza di materiale informativo.
Il non comprendere è un aspetto totalmente diverso dal sentirsi confuso. Noi possiamo non comprendere come funziona il motore ma ciò non ci lascia confuso, piuttosto è possibile che non abbiamo le conoscenze per poterne spiegare il funzionamento. Per cui la confusione presuppone la presenza di tanti dati con la conseguente difficoltà di riuscire ad organizzarli in modo tale che siano comprensibili. Ritengo importante precisare che ciascuno di noi ha un modo del tutto personale di organizzare le informazioni e che questo debba essere rispettato. Il fatto di poter avere delle difficoltà nel fare una scelta piuttosto che un’altra, non ha nulla a che vedere con la confusione. Questo potrebbe succedere soprattutto quando ci ritroviamo di fronte a due opzioni che hanno lo stesso valore di appetibilità, oppure i costi benefici delle due ipotetiche possibilità sono simili. Qui ci troviamo di fronte ad una situazione di conflitto, dove entrano in gioco altri aspetti.
Una buona dose di confusione può essere utile. La convinzione assoluta di comprendere tutto potrebbe essere l’esatto contrario del sentirsi confusi: per tale ragione, in alcuni casi, l’essere confuso potrebbe motivare il soggetto ad ascoltare con più attenzione l’altro, e ad avere le informazioni utili ad una maggiore conoscenza dell’altro e di sé. La comprensione e la confusione sono esperienze interne, non hanno a che fare necessariamente con il mondo esterno. Anzi il più delle volte riguardano gli stati soggettivi di ciascuna persona.
Non sempre è possibile capire tutto totalmente, questo può rendere la vita più interessante.