ANTONIO VIVALDI


“Sono venticinque anni ch’io non dico messa né mai più la dirò, non per divieto o comando, come si può informare Sua Eminenza, ma per mia elezione, e ciò stante un male che io patisco a nativitate, pel quale io sto oppresso. Appena ordinato sacerdote, un anno o poco più ho detto messa, e poi l’ho lasciata avendo dovuto tre volte partir dall’altare senza terminarla a causa dello stesso mio male. Ecco la ragione per la quale non celebro messa”. (lettera di Vivaldi del 16 novembre 1737, scritta Guido Bentivoglio d’Aragone)
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Antonio Lucio Vivaldi
 (Venezia, 4 marzo 1678 – Vienna, 28 luglio 1741), noto come il Prete Rosso per il colore dei suoi capelli, fu fra i più grandi compositori e violinisti italiani del tardo barocco veneziano con una vastissima opera compositiva che comprende inoltre numerosi concerti, sonate e brani di musica sacra.
Antonio Vivaldi, figlio di un violinista della cappella ducale di San Marco, contribuì in modo molto significativo allo sviluppo del concerto, soprattutto quello solistico, ma senza mai trascurare l’opera lirica. 
Non si sa quasi nulla della sua infanzia: fu probabilmente allievo del padre e di Legrenzi, maestro di cappella in San Marco dal 1685 al 1690. Ricevuti gli ordini minori fra il 1693 e il 1696, nel 1703 divenne un prete, cosa che gli valse il soprannome di “Prete rosso”. L’appellativo temprato anche dal tipo di musica, estremamente vivace, contagiosa e altamente virtuosistica che Vivaldi ha sempre saputo scrivere.
Dal 1703 al 1740 fu maestro di violino e di composizione, poi “maestro dei concerti” e “maestro di coro” al Seminario musicale dell’Ospedale della Pietà, una delle quattro famose scuole di musica veneziane per ragazze orfane che cantavano e suonavano con ogni strumento; facevano della musica la loro occupazione principale, disponevano dei migliori maestri e le loro esecuzioni erano quindi celebri in tutta Europa. Da venezia, Vivaldi, si assenta a più riprese da Venezia: 
– Dal 1718 al 1722 per dirigere la cappella del principe di Hasse Darmstadt a Mantova. 
– Nel 1723 e nel 1724, per far rappresentare delle opere a Roma, dove suona davanti al Papa. 
– Nel 1724 e nel 1725, si assenta provvisoriamente dai registri dell’Ospedale della Pietà: è un periodo di viaggi sui cui si è male informati.
Visita comunque numerose città italiane e straniere, sia in qualità di violinista che di impresario delle proprie opere, reclutando i cantanti, dirigendo le prove, controllando gli incassi. Le sue opere strumentali ormai erano celebri ovunque, soprattutto le celeberrime “Quattro stagioni” e il fondamentale, superbo, “Estro armonico”.
– Nel 1740, decide di lasciare Venezia per Vienna. 
– Nel 1741, l’anno successivo, muore il 28 luglio, povero, solitario e rovinato. Alla sua morte e anche due o tre anni prima, questo geniale musicista, celebre in tutta Europa, era caduto improvvisamente nella dimenticanza più completo, una oscurità prolungato per più di un secolo e che ha rischiato di diventare definitivo. Fortunatamente la riscoperta dell’opera di Johann Sebastian Bach rivelò ai musicisti tedeschi del secolo successivo le opere di questo misconosciuto Prete rosso, trascritte per l’appunto dal sommo Kantor.
Una curiosa coincidenza ha voluto che i due grandi maestri morissero nello spesso giorno, 28 luglio.

A partire dal 1905, alcuni musicologi studiarono metodicamente le opere pubblicate da Vivaldi ad Amsterdam e più tardi le centinaia di manoscritti acquistati nel 1919 dalla Biblioteca Nazionale di Torino.
Tornando alle problematiche legate alla sua rivalutazione, la scoperta relativamente recente della sua musica sacra ha rivelato qualche autentico capolavoro anche in questo campo, come ad esempio lo splendido “Gloria”.


Adele Baschironi