LUCIANO PAVAROTTI

“Nella vita ho avuto tutto, davvero tutto. Se mi venisse tolto tutto con Dio siamo pari e patta”.
(Luciano Pavarotti)

Il tenore italiano, Luciano Pavarotti (Modena, 12 ottobre 1935 – Modena, 6 settembre 2007), è stato
 tra gli artisti più apprezzati di sempre per la sua voce, intensa e squillante, nonché per la sua particolare simpatia e comunicatività. 
Il famoso tenore emiliano ha manifestato fin da giovanissimo una precoce vocazione al canto; infatti da piccolo era solito a salire sul tavolo della cucina per le sue esibizioni infantili. Ma influenzato anche dal padre, un tenore dilettante, passava intere giornate davanti al giradischi, saccheggiando il patrimonio discografico del genitore. Una collezione di dischi che presto assorbì ed imparò ad imitare.
Negli ssua formazione tradizionale, Pavarotti si iscrisse alle magistrali con lo scopo di diventare insegnante di educazione fisica, cosa che si stava quasi ad avverare. Nel canto invece segue i suoi primi studi con il Maestro Arrigo Pola, tenore professionista, che tre anni più tardi si trasferì per lavoro in Giappone, per poi continuare con il Maestro Ettore Campogalliani, il quale perfeziona il suo fraseggio e la sua concentrazione. Pavarotti in seguito dichiarerà: Questi sono stati, e resteranno per sempre, i miei unici e stimatissimi maestri.
Nel 1961, Pavarotti ebbe la sua prima soddisfazione professionale vincendo il concorso internazionale “Achille Peri” che segnò il suo vero esordio sulla scena canora.
Il 29 aprile del 1961, a 26 anni, finalmente, dopo tanto studio, arrivò il tanto atteso debutto, al Teatro Municipale di Reggio Emilia con un’Opera divenuta per lui emblematica, ossia la “Bohème” di Giacomo Puccini, più volte ripresa anche in tarda età.
Il 1961 fu un anno fondamentale nella vita di Pavarotti, una sorta di spartiacque fra la giovinezza e la maturità. Oltre al debutto, è anche l’anno della patente e del matrimonio con Adua Veroni, dopo un fidanzamento di otto anni.
Nel 1961-1962 il giovane tenore interpreta ancora la Bohème in diverse città d’Italia, ottiene pure qualche scrittura fuori confine e intanto si cimenta con il ruolo del Duca di Mantova in un’altra opera particolarmente adatta alle sue corde, il “Rigoletto”. In Italia ormai era già considerato una promessa, ma all’estero, nonostante qualche incursione prestigiosa, ancora non si è imposto.
Nel 1963, raggiunge finalmente la notorietà internazionale. Sempre sulla via dell’opera La Bohème, al Covent Garden di Londra, il destino di Luciano Pavarotti incrocia quello di Giuseppe Di Stefano, uno dei suoi grandi miti giovanili. Viene chiamato per fare alcune recite dell’opera prima dell’arrivo dell’acclamato tenore, ma poi Di Stefano si ammala e Pavarotti lo sostituisce. Lo rimpiazza in teatro e anche nel “Sunday Night at the Palladium”, programma televisiva seguita da 15 milioni di inglesi, ottenendo un enorme successo e il suo nome comincia a prendere peso sulla scena mondiale. 
Nel 1965, Pavarotti sbarca per la prima volta in Stati Uniti, a Miami, e insieme alla sopraffina, acclamata Sutherland è interprete di una applauditissima Lucia di Lammermoor diretta da Bonynge. Prosegue poi con una fortunatissima tournée australiana che lo vede protagonista di “Elisir d’Amore” e, sempre insieme alla Sutherland, di “La Traviata”, “Lucia di Lammermoor” e ancora “La Sonnambula”.
Nel 1965, debutta alla Scala di Milano, dove il tenore viene espressamente richiesto da Herbert von Karajan per una recita dell’opera di Puccini. L’incontro lascia un segno forte, e nel 1966 Pavarotti viene nuovamente richiesto da Karajan nella “Messa da Requiem” in memoria di Arturo Toscanini.
Nel 1965 e nel 1966, interpreta opere come “I Capuleti e i Montecchi” con la direzione di Claudio Abbado e “Rigoletto” diretto da Gianandrea Gavazzeni.
Nel 1966, debutta al Covent Garden, insieme a Joan Sutherland, in un opera divenuta leggendaria per la “sequenza dei nove do di petto”: “La Figlia del Reggimento”. 
Nel 1962, ha un grande successo in famiglia; nasce la prima figlia Lorenza, poi nel 1964 nasce Cristina e infine nel 1967 arriva Giuliana. Pavarotti ha un legame fortissimo con le figlie: le considera il bene più importante della sua vita.
La sua carriera è ricca di strepitosi successi, interpretazioni con i più famosi maestri che al solo elencarli può cogliere un senso di vertigine. Il tenore modenese non solo è uno dei più grandi tenori del secolo, ma anche la stella in grado di oscurare la fama di Caruso.
In seguito al successo planetario in campo operistico, Pavarotti ha esteso le sue esibizioni al di fuori dallo stretto ambito del teatro, organizzando recitals in piazze, parchi e quant’altro. Ha coinvolto migliaia di persone nei più disparati angoli della Terra. Un esito clamoroso di questo genere di manifestazioni si ha nel 1980, al Central Park di New York, per una rappresentazione del “Rigoletto” in forma di concerto, che vede la presenza di oltre 200.000 persone. 
Fonda anche il concorso “Pavarotti International Voice Competition”, che dal 1981 si svolge ogni tre o quattro anni a Philadelphia per volontà del maestro.
La fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta vedono il maestro impegnato in grandi concerti e grandi recite internazionali. Nel 1990, insieme a José Carreras e Placido Domingo, Luciano Pavarotti dà vita a “I Tre Tenori”, un’altra grande trovata che assicura esiti, in termini di ascolto e di vendite, altissimi.
Nel 1991, affascina più di 250 mila persone con un grande concerto a Hyde Park di Londra. Nonostante la pioggia battente, che cade pure sugli entusiasti Principi di Galles Carlo e Diana, lo spettacolo diviene un evento mediatico, trasmesso dal vivo in televisione in tutta Europa e negli Stati Uniti. Il successo dell’iniziativa londinese si ripete nel 1993 al Central Park di New York, dove approda una mastodontica folla di 500 mila spettatori. Il concerto, trasmesso dalla televisione, viene visto in America e in Europa da milioni di persone ed è senza dubbio una pietra miliare nella vita artistica del tenore.
Oltre a questi grandissimi successi, organizza anche il “Pavarotti & Friends”, dove l’eclettico Maestro invita artisti di fama mondiale come Bono per raccogliere fondi a favore di organizzazioni umanitarie internazionali. 
Durante il concorso ippico Pavarotti International, incontra Nicoletta Mantovani, che diventa poi compagna nella vita e collaboratrice artistica. 
Nel 1994, è ancora all’insegna del Metropolitan dove il tenore debutta con un’opera del tutto nuova per il suo repertorio: “Pagliacci”.
Nel 1995, Pavarotti compie una lunga tournée sudamericana che lo porta in Cile, Perù, Uruguay e Messico. Mentre nel 1996 debutta con “Andrea Chénier” al Metropolitan di New York e canta in coppia con Mirella Freni alle celebrazioni torinesi per il centenario dell’opera La Bohéme
Nel 1997, riprende “Turandot” al Metropolitan, nel 2000 canta all’Opera di Roma per il centenario di “Tosca” e nel 2001, sempre al Metropolitan, riporta in scena “Aida”.
Luciano Pavarotti vanta quarant’anni di carriera intensa e piena di successi, offuscata solo da qualche ombra passeggera come la celebre “stecca” presa alla Scala, un teatro peraltro dal pubblico particolarmente difficile ed implacabile. Con una piena soddisfazione interiore dichiarò: “Penso che una vita spesa per la musica sia una vita spesa in bellezza ed è a ciò che io ho consacrato la mia vita”.
Nel luglio 2006 viene operato d’urgenza in un ospedale di New York per l’asportazione di un tumore maligno al pancreas. Poi si stabilisce nella sua villa nel modenese cercando di condurre una personale lotta contro il cancro. Si è spento il 6 settembre 2007 a 71 anni.


Nausica Baroni