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« E più mi piace posar le poltre
membra, che di vantarle che alli Sciti
sien state, agli Indi, a li Etiopi et oltre. […]
Chi vuole andare a torno, a torno vada:
vegga Inghelterra, Ongheria, Francia e Spagna;
a me piace abitar la mia contrada »
(Ludovico Ariosto, Satira III)
Ludovico Ariosto (Reggio nell’Emilia, 8 settembre 1474 – Ferrara, 6 luglio 1533), autore dell’Orlando furioso (1516-32), è considerato il poeta e commediografo italiano fra i più celebri e influenti della sua epoca. Le sue opere, come l’Orlando Furioso, simboleggiano una potente rottura degli standard e dei canoni epocali. La sua ottava, definita “ottava d’oro”, rappresenta uno dei massimi della letteratura pre-illuminista.
Ludovico era il figlio di Niccolò, capitano della rocca della citta, che per i suoi incarichi lavorativi costringe la propria famiglia a diversi trasferimenti. Nel 1481, la famiglia si trasferisce a Rovigo, poi a Venezia e Reggio ed infine nel 1484 a Ferrara. Città che amerà e si considererà un cittadino di Ferrara, sua città d’elezione e di adozione.
Per volere del padre, iniziò a studiare legge tra il 1484 e il 1494, ma con scarsi risultati. Intanto frequenta la corte estense di Ercole I, dove viene a contatto con illustri personaggi dell’epoca tra cui Ercole Strozzi e Pietro Bembo.
Tra il 1495 e 1500 passò gli anni più felici della sua vita; coincide infatti con il periodo in cui, dopo il consenso del padre, può finalmente occuparsi dello studio della letteratura, che era la sua vera passione. In questo periodo scrisse liriche amorose come “De diversis amoribus”, “De laudibus Sophiae ed Herculem” e le “Rime”, pubblicate postume nel 1546.
Nel 1500, la morte del padre gli sconvolse la vita. Essendo il primogenito devette occuparsi delle sue cinque sorelle e dei quattro fratelli rimasti orfani. Dovette così accettare diversi incarichi sia pubblici che privati. Avere il fratello Gabriele, paralitico, che vivrà con il poeta per tutta la vita, renderà tutto ancora più difficile. Ma Ariosto si rivelò un ottimo amministratore, riuscendo lo stesso a far sposare le sorelle senza intaccare troppo il patrimonio familiare e a trovare un impiego per tutti gli altri fratelli.
Nel 1502, per merito del vecchio lavoro del padre assunse il capitanato della rocca di Canossa. Proprio qui diventa padre di Giambattista, nato dalla relazione con la cameriera Maria, e seguito dopo poco tempo dalla nascita di un secondo figlio, Virginio, avuto invece dalla relazione con Olimpia Sassomarino.
Nel 1503, prense gli ordini ecclesiastici minori ed entrò alle dipendenze del cardinale Ippolito d’Este. Con il cardinale si instaurò un rapporto difficile, una sudditanza che lo vide nella parte del servitore costretto ad ubbidire agli ordini più disparati come incarichi amministrativi, servizi da cameriere personale, missioni politiche e diplomatiche.
Con il cardinale Ippolito compì numerosi viaggi di natura politica. Tra il 1507 e il 1515 si divide fra Urbino, Venezia, Firenze, Bologna, Modena Mantova e Roma. In questo periodo si impegnò anche alla stesura de l’“Orlando Furioso” e la scrittura e la messa in scena di alcuni lavori teatrali come le commedie “Cassaria” e ” I Suppositi”.
Nel 1510, il cardinale Ippolito ricevette una scomunica dal papa Giulio II e fu Ariosto ad andare a Roma per perorare la sua causa. Purtroppo non ricevette buona accoglienza dal papa che lo minacciò addirittura di gettarlo in mare.
Nel 1512, fu protagonista di una pittoresca fuga sugli Appennini con il duca Alfonso. I due fuggirono per sottrarsi alle ire papali, scatenate dall’alleanza tra gli Estensi e i francesi nella guerra della Lega Santa. Dopo la morte di Giulio II, andò di nuovo a Roma per felicitarsi con il nuovo papa, Leone X, e per ottenere un nuovo incarico più stabile e tranquillo. Sempre nello stesso anno a Firenze incontrò Alessandra Balducci, la moglie di Tito Strozzi, di cui si innamorò perdutamente.
Dopo la morte del marito, nel 1515, Alessandra si trasferisce a Ferrara e tra i due ha inizio una lunga relazione che nel 1527 si concluse in un matrimonio segreto. I due non dichiararono mai ufficialmente la loro vita insieme per non perdere i benefici ecclesiastici di lui e i diritti di lei derivanti dall’usufrutto dei beni delle due figlie avute dal matrimonio con Tito Strozzi.
Nel 1516, il rapporto di Ariosto con il cardinale peggiora dopo la pubblicazione de l'”Orlando Furioso”. Le cose si complicano ancora di più quando Ludovico si rifiutò di seguire il Cardinale in Ungheria, dove è stato nominato vescovo di Buda. La conseguenza fu che Ariosto viene licenziato, trovandosi in grosse ristrettezze economiche.
Nel 1517, passa alle dipendenze del duca Alfonso d’Este, incarico da lui gradito in quanto lo costringe ad allontanarsi raramente dall’amata Ferrara. Alla riacquisizione da parte degli Estensi della Garfagnana, venne prescelto dal duca come governatore di quei territori. Ariosto fu costretto ad accettare l’incarico perché a seguito dell’inasprirsi dei rapporti con il papato, il duca aveva tagliato il personale alle sue dipendenze. Si trasferì per la Garfagnana per risolvere la sua già difficile situazione economica, condizione instabile che lo tormenta da anni. Nel 1922, si trasferisce in Garfagnana per tre anni, facendo il possibile per liberare quei territori dai briganti che li infestavano. Nel 1525, finalmente tornò definitivamente a Ferrara.
Nel 1519 e 1520, scrive delle rime in volgare e due commedie “Il Negromante” e “I studenti”, rimasta incompiuta e, nel 1521, pubblica una nuova edizione del “Furioso”. Segue il Duca in alcuni incarichi ufficiali come la scorta dell’imperatore Carlo V a Modena nel 1528.
Gli ultimi anni della sua vita vengono dedicate alla revisione dell’Orlando Furioso, la cui edizione definitiva viene pubblicata nel 1532. Intanto si ammala e muore il 6 luglio del 1533 all’età di 58 anni.
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Nausica Baroni