Nel 1497, venne scomunicato da papa Alessandro VI e nel 1498 venne impiccato e bruciato sul rogo come “eretico, scismatico e per aver predicato cose nuove”. Le sue opere furono inserite nel 1559 nell’elenco dei libri proibiti, per poi essere riabilitati dalla Chiesa nei secoli seguenti fino ad essere presi in considerazione in importanti trattati di teologia. Il 30 maggio del 1997, è stata avviata la causa della sua beatificazione dall’arcidiocesi di Firenze.
Girolamo Maria Francesco Matteo Savonarola (Ferrara, 21 settembre 1452 – Firenze, 23 maggio 1498), religioso e politico italiano, appartenente all’ordine dei frati domenicani, è stato un uomo dalla forte personalità ed uno statista illuminato. La sua profonda convinzione della necessità di riformare la vita religiosa lo portatarono allo scontro frontale con i poteri della chiesa e della politica che lo portarono alla morte.
Nel 1475, Savonarola, ventitrenne, abbandona gli studi di medicina, filosofia e musica per entrare nel convento di San Domenico di Bologna dove riceve, nel 1476, l’ordinazione sacerdotale come domenicano. Prosegue poi gli studi di teologia a Bologna e a Ferrara. Nel 1482. viene nominato lettore di Sacra Scrittura nel convento di San Marco a Firenze diventando il fulcro della riforma dell’Ordine.
Le sue predicazioni lo rendono ben presto famoso per le severe ammonizioni per una imminente punizione divina su Firenze e sull’Italia. La base della sua indignazione sono la lussuria, pratica dell’astrologia e la partecipazione dei preti a feste mascherate, dove mangiano e ballano insieme ai parrocchiani. La sua profezia sembra avverarsi quando, nel 1494, Carlo VIII di Francia scende in Italia e, minacciando di saccheggiare Firenze, umilia Piero de’ Medici con pesanti condizioni, al punto che gli stessi fiorentini, indignati, si ribellano e scacciano il capo della signoria.
Fuggiti i Medici, il Savonarola si ritrova arbitro assoluto della città: procede a riformare in senso democratico e repubblicano l’ordinamento cittadino coinvolgendo le classi da sempre escluse, modificando l’imposizione fiscale in favore dei poveri. Abolisce l’usura, istituendo il nuovo Monte di Pietà e, sul piano dei costumi denuncia la corruzione della chiesa, dei prìncipi e dei dotti, mobilitando i suoi seguaci, i “piagnoni”, in iniziative tese a introdurre un assoluto rigore morale fino a rasentare il fanatismo.
Organizza i “falò delle vanità”, con i quali vengono dati alle fiamme abiti, libri, quadri e tutto quanto possa distrarre le menti verso il paganesimo.
I suoi tentativi di accordi con Carlo VIII, acerrimo nemico del Papa, e le sue pubbliche denunce per la corruzione lo portano, nel 1495, all’interdizione da parte di Papa Alessandro VI, e due anni dopo arriva la scomunica. Savonarola, per tutta risposta, accusa il Papa di indegnità.
Il 9 aprile 1498, Savonarola viene arrestato e processato per ben tre volte, torturato e condannato a morte con il marchio di “eretico e scismatico”, insieme ai suoi seguaci fra’ Domenico da Pescia e fra’ Silvestro da Firenze.
Il 23 maggio 1498, a 46 anni, viene impiccato in piazza della Signoria ed il suo corpo dato alle fiamme.
Di grande interesse politico e religioso restano i suoi scritti, tra cui ricordiamo le “Prediche”, il “Compendium logicum”, il “Trattato dell’amore di Iesu Cristo”, il “Compendio delle rivelazioni”, la “Declaratione del mistero della Croce”, l'”Epistola della sana e spirituale lezione”, il “Trattato circa il reggimento del governo della città di Firenze“.
David Zahedi