“PAGANINI NON RIPETE”

“Paganini non ripete”. Questo detto ormai popolare nacque nel febbraio del 1818 al Teatro Carignano di Torino, quando Carlo Felice, dopo aver assistito a un concerto di Paganini, fece chiedere al maestro di ripetere un brano. Così, Paganini, che amava improvvisare molto di quello che suonava, disse la famosa frase. Fu la causa per cui gli fu tolto il permesso di eseguire un terzo concerto in programma. In seguito a questo episodio, il maestro annullò i concerti che doveva ancora tenere a Vercelli e Alessandria.
In due lettere inviate all’amico avvocato Germi scrisse: “La mia costellazione in questo cielo è contraria. Per non aver potuto replicare a richiesta le variazioni della seconda Accademia, il Sig. Governatore ha creduto bene sospendermi la terza…”. (il 25 febbraio 1818) e poi “In questo regno, il mio violino spero di non farlo più sentire”. (l’11 marzo dello stesso anno). Ma poi, nel 1836, tornò a suonare a Torino. 

Niccolò Paganini (Genova, 27 ottobre 1782 – 27 maggio 1840), violinista, compositore e chitarrista genovese, proveniva da una famiglia di modeste condizioni: figlio di Antonio, uomo con la passione per la musica e che si occupava di imballaggi, e di Teresa Bocciardo. Durante la giovinezza il padre lo indirizzò verso lo studio di mandolino, di chitarra e violino.
In ambito musicale Niccolò si rivelò un autodidatta, poiché ricevette lezioni da maestri di scarso valore e di scarsa preparazione. Continuò i suoi studi di violino, ricevendo delle lezioni che gli vengono impartite da Giovanni Costa, maestro della Cappella della Cattedrale di Genova e da Francesco Gnecco, che svolgeva la professione di operista.
Nel 1795, dopo aver partecipato a svariati concerti nella Cattedrale di Genova, parte per Parma con l’obiettivo di intraprendere gli studi in compagnia di Alessandro Rolla. Quest’ultimo affidò il giovane artista a Ferdinando Paer che, essendo in partenza per l’Austria, gli consiglia di rivolgersi a Gaspare Ghiretti, maestro che gli diede lezioni di composizione e di contrappunto.
Nel periodo di permanenza a Parma si ammalò di polmonite, per cui fu costretto a fare dei salassi per guarire dalla malattia. In questa circostanza, a causa della cura che deve seguire, si indebolì fisicamente e trascorse il periodo di convalescenza a Romairone, nella casa paterna, dove il padre lo obbliga a studiare per circa dieci o dodici ore al giorno violino.
La sua creatività era notevole al punto da essere in grado di riprodurre, con il violino, i suoni della natura, il verso degli uccelli e quello degli altri animali. Tiene vari concerti in nord Italia e grazie al suo estro creativo viene accolto con grande entusiasmo in Toscana.
Durante il suo soggiorno in Toscana, suona nella Cattedrale di Lucca in occasione della Festa di Santa Croce. Diventato uno stimato concertista, si dedica allo studio più approfondito della chitarra a sei corde e all’agricoltura.
Nel 1802, partecipò a vari concerti a Livorno e dal 1805 al 1809 è in servizio a Lucca presso la corte della sorella di Napoleone, Elena Baciocchi. Diventò il maestro di Felice, il marito di Elisa Baciocchi, e si esibì con il violino nei concerti che si tengono a corte. Grazie a queste esibizioni inoltre iniziò la sua esperienza come direttore d’orchestra; dirigendo l’opera: “Il matrimonio segreto di Cimarosa”. Lasciò Lucca e, per due anni, si dedicò completamente all’attività concertistica, si esibendosi soprattutto in Emilia Romagna. Nel 1813, si trasferì a Milano, dove ebbe modo di esibirsi presso il Teatro della Scala e presso il Teatro Carcano. L’anno successivo si esibì in vari concerti a Pavia e nel Teatro Carignano di Torino. Tornato a Genova, conobbe Angiolina Cavanna con la quale ebbe una relazione amorosa che li portò a una fuga romantica verso Parma. La giovane rimase incinta e tornò a Genova, dove il padre di lei lo denunciò per rapimento e per seduzione di minore. Per questo Paganini passò una settimana in carcere.
Nello stesso anno si esibì a Genova nel Teatro S. Agostino. Dopo essersi esibito, negli anni successivi, nel Teatro della Scala di Milano, a Venezia, Trieste, Torino, Piacenza, nel 1818 si trasferì a Bologna, dove conosce Maria Banti, con cui ebbe una relazione sentimentale. Nel biennio successivo tenne concerti a Roma, Napoli e Palermo. Intanto la sua salute peggiora, si ammalò di sifilide che curò a Milano, dove si trasferì. Dopo essersi rimesso, conosce la cantante Antonia Bianchi con la quale convive per alcuni e da cui nel 1825 ebbe un figlio, Achille.
Dopo si esibì a Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Genova, Milano e Torino e, nel 1828, parte per Vienna, dove ottiene un grande successo, al punto che il pubblico gli chiede più volte la ripetizione del suo concerto.
Nella vita privata, in questo periodo, si separò legalmente dalla compagna, ottenendo l’affidamento del figlio. Partecipò a una fortunata tournée concertistica in Germania e in Polonia, dove conobbe Chopin, Robert Schumann, Pontini, Clara Wieck e Meyerbeer. Inoltre, in questo periodo, venne nominato dal re di Prussia “Maestro di Cappella di Corte” e visse con il figlio nella città tedesca di Francoforte.
L’anno dopo, Nicolò Paganini partì per Parigi, dove tenne numerosi concerti. Durante questo periodo gli venne proposto dall’impresario inglese Laporte di tenere concerti anche in Inghilterra. Fino al 1833 si esibì sia in Francia che in Inghilterra. Tornò a Parma solo dopo lo scandalo per la sua relazione amorosa segreta con Charlotte Watson.
A Parma ebbe una medaglia d’oro coniata appositamente per lui e nello stesso anno la Marchesa di Parma Maria Luigia gli propose di diventare membro della Commissione artistica del Teatro Ducale. Inoltre assunse l’importante carica di sovrintendente della Commissione, che però lascia presto.
Nel 1836, ottenne dal re Carlo Alberto la legittimazione del figlio, dopo una lunga pratica legale. Sono anche anni in cui tenne numerosi concerti tra Nizza, Marsiglia, Torino e Genova. Dopo un suo viaggio a Parigi, le sue condizioni di salute peggiorano. Si trasferì per un breve periodo di tempo a Genova, poi si recò a Marsiglia, dove le sue condizioni di salute si aggravarono ulteriormente.
Si spense il 27 maggio 1840 dopo avere perso la voce per l’aggravarsi della sua malattia; la tisi laringea di origine sifilitica.

Alessia Marcon