Toccò per primo il punto più a Sud della Terra, l’impresa non fu solo un viaggio epico, ma una vittoria dell’uomo sulla natura.
Roald Engelbregt Gravning Amundsen (Borge, 16 luglio 1872 – Mar Glaciale Artico, 18 giugno 1928) è stato un esploratore norvegese delle regioni polari che, il 14 dicembre 1911, insieme a una spedizione da lui guidata raggiunse per primo il Polo Sud.
Il suo viaggio era stato studiato alla perfezione, quasi in modo maniacale, e durò circa due anni. La spedizione, infatti, iniziò nel giugno 1910 con la nave Fram, già impiegata in diverse altre avventure, tra cui i viaggi di Fridtjof Nansen. Il gruppo partì con 4 slitte e 52 cani. L’equipaggio era dotata di giacconi con pelli di foca, renna e lupo per assicurarsi il caldo, di sci lunghissimi per evitare di cadere nei crepacci e tende molto robuste. Le scorte alimentari, invece, consistevano in carne di foca, farina d’avena e verdure.
Alla partenza, nessuno conosceva il vero obbiettivo della spedizione, si credeva, infatti, che fosse il polo Nord. Amundsen aveva diffuso la notizia di voler passare lo Stretto di Bering perchè desiderava battere sul tempo il suo rivale Robert Falcon Scott, il quale venne informato delle intenzioni dell’esploratore con un telegramma inviato da Madera dall’equipaggio della Fram. Oltre il danno, anche la beffa. La notizia fece il giro del mondo grazie alla comunicazione del fratello Amundsen il 2 ottobre, qualche mese dopo.
A metà gennaio la Fram raggiunse la baia delle Balene, sul Mare di Ross, dove gli esploratori costituirono un campo base e dei depositi per le provviste. L’operazione durò diverse settimane e servì al gruppo di esperti per prendere confidenza con il terreno e l’ambiete circostante. Le condizioni climatiche erano molto dure e fu necessario attendere la primavera per mettersi realmente in viaggio. La nave vuota tornò a casa per andare a riprenderli l’anno successivo. Il primo tentativo per raggiungere il Polo non andò a buon fine.
Amundsen, pensando che la temperatura si stesse alzando, provò a raggiungere la meta per la prima volta l’8 settembre 1911, ma le temperature crollò a meno 51 e gli esploratori furono costretti a rifugiarsi nei depositi costruiti a 80 gradi a Sud, per poi tornare al campo base. Gli uomini iniziarono a fare i conti con i primi problemi di salute: il congelamento degli arti e la debolezza fisica si fecero sentire creando tensioni all’interno della squadra.
Roald Amundsen decise di riprovarci il 19 ottobre 1911 con quattro slitte e 52 cani e il 21 novembre riuscì ad arrivare con quattro uomini al plateau antartico, dove venne costruito un campo soprannominato “macelleria”; dove vennero uccisi 24 cani per sfamare gli uomini e gli animali. Parte della carne venne poi congelata per essere utilizzata come provvista nel viaggio di ritorno. Con molta fatica, la spedizione giunse il 7 dicembre a 88°23′ Sud.
La squadra riuscì finalmente a piantare la bandiera norvegese il 14 dicembre 1911: al Polo Sud arrivarono 5 uomini, Olav Bjaaland, Helmer Hanssen, Sverre Hassel, Oscar Wisting e lo stesso Roald Amundsen, e 16 cani. Rientrarono al campo base un mese dopo, il 25 gennaio 1912. Il viaggio durò in tutto 99 giorni. Il 7 marzo del 1912, il Mondo venne a conoscenza della grande impresa, più di un mese dopo, quando la Fram raggiunse Hobart, in Tasmania, e Amundsen riuscì a telegrafare il successo. Per Roald Amundsen fu una doppia soddisfazione; il suo rivale Robert Falcon Scott raggiunse il Polo Sud ben 35 giorni dopo.
Successivamente, Amundsen tentò di raggiungere anche il Polo Nord. Provò prima con gli idrovolanti ma fallì. Riuscì però il 12 maggio 1926, sorvolando il Polo Artico insieme al finanziatore americano Lincoln Ellsworth e all’italiano Umberto Nobile. I tre, oltre a cinque meccanici italiani e otto marinai norvegesi, volarono sul dirigibile Norge costruito e guidato da Umberto Nobile. Dal dirigibile furono lanciate sul Polo le bandiere italiana, norvegese e statunitense.
Amundsen, morì nel 1928 in un incidente aereo avvenuto sopra i cieli del Mare Glaciale Artico. Informato dell’incidente, andò in suo soccorso il compagno Umberto Nobile, nonostante avesse avuto con lui forti discussioni riguardo ai meriti della precedente avventura aeronautica con il dirigibile N1-Norge (“Norvegia”), ma l’idrovolante francese Latham 47 su cui salì, scomparve in mare senza mai essere ritrovato, nonostante varie ricerche.
David Zahedi