Venivano serigrafate all’interno dei computer le firme di tutti gli orgogliosi membri che parteciparono al team di sviluppo: coloro che avevano collaborato alla realizzazione delle idee di Steve Jobs che aveva concepito in tutto e per tutto come un’opera d’arte. All’accensione compare un’icona, metafora del Mac: all’utente è richiesta l’introduzione di un disco contenente il file system. Il boot può avvenire indifferentemente da qualsiasi drive. Se il dischetto inserito è buono, il Mac sorride, altrimenti il drive lo sputa fuori e sul video compare l’icona di un Mac disgustato.
Il 24 gennaio 1984, Steve Jobs presentò al mondo il Macintosh, l’abbreviato Mac, una popolare famiglia di computer di Apple, Inc.. “Hello”, una semplice scritta in corsivo, uno dei computer più rivoluzionari della storia dell’informatica. Il primo modello di Mac fu messo in vendita a 2.495 dollari, un prezzo abbordabile per il consumatore medio. Riscosse immediatamente molto successo, ma alla fine del 1984 le vendite calarono a meno di 10.000 unità mensili per i limiti di hardware. Poi contribuì al calo delle vendite anche l’assenza di una ventola che faceva surriscaldare in modo anomalo il computer, tanto da conquistare il soprannome di “tostapane beige”. Anche la scarsa memoria, l’assenza di un hard disk interno e la presenza di una sola unità floppy lo rendevano terribilmente lento.
Già in precedenza, nel 1983, era stato presentato l’Apple Lisa, dedicato a Lisa, la prima figlia di Steve Jobs. Il prodotto non ebbe grande riscontro sul mercato dato che il prezzo era elevatissimo, quasi 10.000 dollari. Mentre Steve Jobs cercava di vendere Apple Lisa, Jef Raskin lavorava su un progetto di computer a basso prezzo, all’interno della divisione “Annie”. L’idea era quella di creare una macchina per conquistare il ceto medio ancora lontano dall’informatica. Finché sopraggiunse di nuovo Jobs, già allontanato dal progetto Apple Lisa per il suo atteggiamento non gradito dalla dirigenza californiana. così viene presentato al mercato il Mac da 2.495 dollari, il primo Macintosh che caratterizzava un design compatto “all-in-one”, con tanto di lettore floppy disk da 3,5 pollici. Bastava muovere il mouse sul menu e accedere a tutte le funzioni: una vera e propria rivoluzione! La vita di questa prima versione fu molto breve, un anno dopo venne rimpiazzato da un modello con ben 512k di memoria.
L’innovazione che caratterizzava il Macintosh rispetto al precedente Apple Lisa consisteva nell’introdurre delle novità importantissime, come le icone disegnate da Susan Kare e la possibilità di avere finestre sovrapposte su più livelli, programmi di disegno grafico e videoscrittura che oggi tutti conosciamo. Inoltre viene data una particolare importanza, ai font, sia visualizzati a schermo che stampati. Nel Mac troviamo anche per la prima volta programmi come Word ed Excel, sviluppati dalla Microsoft appositamente per la Apple.
Successivamente, nel 1985, la combinazione del Mac, del programma PageMaker e della nuova stampante laser di Apple offrirono una soluzione a basso costo per l’editoria e la grafica pubblicitaria, attività che diventarà internazionalmente famosa con il nome di Desktop Publishing. Il marchio Mac costituisce tuttora una base diffusa per le tipografie, gli studi di grafica e le aziende editoriali.
Il 24 gennaio del 2014, per il 30esimo anniversario del lancio di Mac, nel nuovo museo di Savona, hanno trovato sistemazione personal computer, accessori e prototipi Apple di tutti tempi. In tutto sono nove mila pezzi allestiti nella vecchia darsena della città ligure che testimoniano tutte le intuizione di Steve Jobs, dal mitico Lisa al primo mouse.
Innovazioni rese popolari dal Macintosh:
- Una interfaccia utente grafica
- le icone, il cestino, una scrivania ecc.
- L’uso di un mouse (o altri dispositivi di puntamento) nei Personal Computer
- I concetti di “punta”, “clicca” e “trascina” per eseguire azioni con un dispositivo di puntamento
- Editing di testi e grafica di tipo WYSIWYG (“what you see is what you get”, ovvero “ciò che vedi è ciò che ottieni”)
- Nomi di file lunghi, con spazi bianchi e nessuna estensione del file (fino a 31 caratteri con il Mac OS, poi espansi a 255 con il Mac OS X)
- Il floppy disk da 3.5″ di serie
- Sistema audio integrato nell’hardware (altoparlante compreso).Un design esteticamente piacevole ed ergonomico (migliorato ulteriormente con i modelli successivi, in particolare con l’iMac nel 1998).
- Lettore CD-ROM, e successivamente SuperDrive, di serie che segnarono la fine del floppy disk col modello iMac del 1998 e l’adozione dello standard USB su tutte le macchine.
- Videocamera iSight integrata (modello iMac 2005)
David Zahedi