LA BOHEME

1° Febbraio 1896
Puccini e il suo più grande capolavoro, la Bohème

Francia, metà Ottocento. Una generazione di giovani studenti e artisti sconvolge la quiete della società conformista alla quale essi sentono di appartenere sempre meno: con la loro libertà provocatoria e spensierata, conducono una vita volontariamente squattrinata, ribelle e malinconica. Questo clima è raccontato da Henri Murger nel suo semi-autobiografico “Scènes de la vie de Bohème” (1847-49), ed è proprio questo romanzo a fornire l’idea principale dell’opera capolavoro di Giacomo Puccini: la Bohème.

L’atmosfera bohémien si era infatti estesa anche in Italia, in particolare a Milano (la cosiddetta Scapigliatura) e probabilmente influenzò molto Puccini, il quale circa 40 anni dopo la pubblicazione del romanzo di Murger si ritrovò a parlarne in un caffè del centro con il suo amico Ruggero Leoncavallo. Purtroppo nacque una forte controversia tra i due su chi per primo avrebbe tradotto il romanzo in opera lirica; Puccini chiamò subito a sostegno i librettisti Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, i quali, pur rendendosi conto che l’impresa sarebbe stata tutt’altro che facile (anche a causa della spigolosità dell’esigente maestro toscano), negli ultimi mesi del 1895 annunciarono che il libretto era pronto per esser musicato.

La prima della Bohème va in scena il 1° febbraio 1896 al Teatro Regio di Torino, diretta dal giovanissimo Arturo Toscanini, allora solo ventinovenne ma già maestro affermato; non mancarono i giudizi negativi da parte della critica ma il pubblico accolse l’opera con forte consenso, condividendo l’intensa tristezza dei protagonisti e il rimpianto per una gioventù sfiorita ed un amore impossibile e “malato”.
In breve, la trama: quattro giovani artisti squattrinati condividono una soffitta nel quartiere latino di Parigi. Due di loro, Rodolfo e Marcello si innamorano rispettivamente di Mimì, la loro giovane vicina, e Musetta, ex amante di Marcello che egli rincontra al caffè Momus e della quale si innamora nuovamente. Le due coppie vivono spensierate il loro amore fino a che le incomprensioni e le gelosie, inasprite dalla scoperta da parte di Rodolfo che la fragile Mimì è malata di tisi, portano i quattro a lasciarsi. La ragazza si aggrava, e Musetta collabora a che Rodolfo sia informato della situazione e aiuti l’amata a guarire: ma gli sforzi sono vani. Il melodramma si chiude con la morte di Mimì, eroina tragica di un’opera dai colori cupi, protagonista di un destino inconsapevole di malattia e morte che scuote profondamente il pubblico facendo della Bohème l’opera più nota di Puccini, vero caposaldo del repertorio lirico italiano.

Serena Goi