Giotto Bizzarrini (Livorno, 6 giugno 1926), figlio di un ricco proprietario terriero toscano, ha passato la vita a realizzare automobili però, come ha detto più volte, non si è mai considerato un progettista d’auto, ma un lavoratore. Questa passione l’ha portato in effetti a lavorare tantissimo e anche, in verità, a progettare automobili rimaste nella storia.
Lasciato il lavoro di insegnante, cominciato dopo la laurea in Ingegneria nel 1953, inizia a lavorare in diverse case automobilistiche a cui ha dato il suo importante contributo. È stato fin dalla fine degli anni 50 un protagonista del mondo più prestigioso delle quattro ruote: dall’Alfa Romeo, alla Ferrari, alla Lamborghini e alla Iso, costruendo le GTO che portano il suo nome. Dopo 3 anni all’Alfa Romeo, nel 1957 passa alla Ferrari dove crea il suo capolavoro: la Ferrari 250 GTO, più adatta alle corse e più aerodinamica delle precedenti e che può gareggiare alla pari con il nuovo modello lanciato dalla Jaguar.
E in questi anni alla Ferrari è protagonista della “notte dei coltelli”, un fatto che lo porterà a lasciare la casa automobilistica. Nonostante la creazione della Ferrari 250 GTO esaudisse i desideri di Enzo Ferrari, il fondatore della casa di Maranello non aveva un carattere facile e, così, a causa di un contrasto con il direttore delle vendite, si arriva all’ ”ammutinamento” di alcuni pezzi importanti della casa del Cavallino e, allora, Bizzarrini ed altri ingegneri, tra questi il suo amico ed ingegnere capo Carlo Chiti, lasciano l’azienda.
I due, entrambi toscani (forse anche questo è stato un dei motivi della loro amicizia) fondano l’ATS, la Automobili Turismo e Sport, e nel 1962, alla Scuderia Serenissima del conte Giovanni Volpi di Misurata, Giotto sviluppa con Piero Drogo una vettura dall’aerodinamica innovativa, ispirata alla GTO. Il nuovo modello, creato in 2 settimane, è più basso e con la linea del tetto molto estesa sul posteriore, si chiama BreadVan (porta-pane).
In quegli anni un imprenditore del settore dei trattori, ma con il pallino per le macchine sportive, Ferruccio Lamborghini, fonda una sua casa automobilistica: la Automobili Ferruccio Lamborghini SpA. A questa decisione sarebbe arrivato perché non pienamente soddisfatto di alcune Ferrari acquistate, ma, soprattutto, perché quando si “permette” di dare consigli allo stesso Enzo Ferrari, questi lo caccia malamente. Naturalmente Lamborghini non si rassegna, ma decide di fabbricare macchine sportive secondo i suoi canoni e per questo si circonda di ingegneri esperti, come Giotto Bizzarrini, per dare vita ad un’altra leggenda automobilistica. La Lamborghini, nel 1966, raggiunge la massima fama con la Miura che monta il 4 litri FOHC nella versione Bizzarrini 12 cilindri.
In quel periodo l’ingegnere toscano avvia altre collaborazioni che gli danno soddisfazioni, come quella con Iso di Renzo Rivolta, che produce la “Isetta”, ma che punta sulle vetture sportive. Per lui Bizzarrini crea nel 1963 la Iso Grifo, prima la versione stradale affidabile come i coupè americani ed elegante come le berlinette sportive europee, e dopo la versione destinata alle gare, la A3C. Questo progetto, però, viene sottovalutato dalla Iso, così, ancora una volta Giotto lascia e fonda la “Società Prototipi Bizzarrini” per produrre da solo la vettura, ma l’azienda chiude presto, nel 1969, e con essa si chiude anche l’attività imprenditoriale dell’ex insegnante con la grande passione per le macchine sportive.
Francesco Veramini