CIAOOOO…

Ha origine venete, deriva da s-ciao, s-ciavo, “sono vostro servo”. Lo riscontriamo già nelle commedie di Carlo Goldoni in cui viene pronunciato da nobili altezzosi e cicisbei. Come ne “La locandiera”, quando il Cavaliere di Ripafratta si congeda pronunciando “Amici, vi sono schiavo”.
Ciao é una forma di saluto reverenziale ed amichevole tutto italiano, ora di uso anche internazionale, rivolto a chi si dà del tu o ai bambini; Ciao, come stai?; Ciao a tutti ecc…
Il simpatico e giovanile termine inizia a diffondersi in Italia già nell’800, dapprima nel Veneto poi in lombardia, dove s-ciao o s-ciavo si trasforma in “ciao” ed, in breve, viene catapultato in tutta l’Italia e quasi tutti si innamorano di questo saluto fresco e moderno. 
Ma questa modernizzazione non é ben gradita a tutti, come a Niccolò Tommaseo, detto anche Nicolò (Sebenico, 9 ottobre 1802 – Firenze, 1º maggio 1874), linguista, scrittore e patriota naturalizzato toscano, coautore, insieme a Bernardo Bellini, de “Il Dizionario della Lingua Italiana”, detto anche Tommaseo-Bellini, il più importante dizionario della lingua italiana prodotto durante il Risorgimento italiano. Infatti Tommaseo constata con poco entusiasmo che anche in Toscana si iniziasse ad usare la formula “vi sono schiavo”.

Questa simpatica parola ebbe successivamente molto successo e si diffuse per il mondo grazie anche alle migrazioni degli italiani.


I paesi che hanno adottato “Ciao”, sono:

– albanese: çao/qao;
– bosniaco: ćao;
– bulgaro: чао (čao, più usato nel commiato);
– ceco: čau (sia nell’incontro sia nel commiato);
– esperanto: ĉaŭ (più usato nel commiato; raramente nell’incontro);
– estone: tšau (sia nell’incontro sia nel commiato);
– francese: ciao o tchao (nel commiato);
– interlingua: ciao (nel commiato);
– lettone: čau (sia nell’incontro sia nel commiato);
– lituano: čiau (più usato nel commiato; raramente nell’incontro);
– macedone: чао (čao, nel commiato);
– maltese: ċaw (nel commiato); anche ċaw ċaw (nel commiato);
– nahuatl moderno: jao, anche se usato molto molto raramente.
– portoghese: tchau (nel commiato); in Portogallo, si usa anche chau chau; in Brasile, si – – usa anche la forma diminutiva tchauzinho;
– rumeno: ciao o raramente ciau (più usato nel commiato; raramente nell’incontro);
– russo: чао (čao, nel commiato); si usa anche uno scherzoso чао-какао;
– serbo e croato: ћао o ćao (sia nell’incontro sia nel commiato), usato anche ћаос о ćaos;
– slovacco: čau (più usato nel commiato; raramente nell’incontro);
– sloveno: čau (sia nell’incontro sia nel commiato); anche čau čau (nel commiato);
– spagnolo, specialmente in America Latina, ma anche in Spagna, nel linguaggio
– giovanile: chao o, più raramente chau (usato soprattutto nel commiato);
– sardo: ciao (usato nell’incontro), salude (usato nel commiato)
– tedesco: ciao (solo nel commiato);
– turco: çav (nel commiato);
– vietnamita: chào (sia nell’incontro sia nel commiato).

Sergio Segalini