Quando la semplicità diventa stile.
E’ nato nel gennaio del 1926, nel retrobottega del “caffè Mulassano” di Torino e Gabriele D’Annunzio lo chiamò “tramezzino”. Il nome viene ispirato da tramezzo, ciò che è posto tra due cose, che divide. Sembra che allo scrittore ricordasse le tramezze della sua casa in campagna.
Sostanzialmente si tratta di un semplice panino triangolare costituito da due fette di pancarré tagliate diagonalmente, senza la crosta, farcite con salumi, formaggio, salse, verdure o altro, servito generalmente freddo, ma esiste anche la variante più rara scaldata. Rimane sicuramente una delle grandi e semplici invenzioni del secolo; una pietanza da mettere sotto i denti grazie all’intuizione degli allora proprietari del “Caffè Mulassano”, Angela e Onorino Nebiol, che con i loro due figli piccoli, nel 1925, erano appena tornati a Torino, nella loro citta natale, dalla loro esperienza di emigranti in America. Una volta tornati, colsero al volo l’opportunità di acquistare il “Caffè Mulassano”, il locale storico della famiglia Mulassano, in piazza Castello, nel cuore della città, al prezzo d’occasione di 300 mila lire.
I coniugi Nebiolo, determinati a ridare vigore agli affari del locale, mettono a frutto la loro esperienza gastronomica maturata Oltreoceano. Cercarono di ideare delle nuove proposte da accompagnare all’aperitivo e misero a frutto la macchina che avevano portato con sé dagli Stati Uniti, il tostapane. Così importarono, per primi a Torino, “il toast”: quel buon panino caldo e croccante imbottito di prosciutto e formaggio.
Non ancora soddisfatti di questa innovazione, Onorino Nebiolo pensò di utilizzare quel pane morbidissimo usato per i toast, senza tostatura e con una speciale e più intensa farcitura: fu così che venne inventato il primo sandwich italiano che, come riportarono le cronache locali, era farcito con burro e acciuga. L’idea di Onorino venne poi perfezionata dalla grande intuizione della moglie Angela: quello di tagliare via la crosticina dalla fetta di pancarré, in modo da garantire a ogni morso una leggerezza unica che permette di gustare a fondo la farcitura.
I tramezzini inizialmente venivano serviti insieme all’aperitivo, ma nel giro di pochi mesi, il successo fu tale che i titolari del caffè Mulassano decisero di proporli a mezzogiorno come pranzo veloce per gli impiegati e per chi lavorava nella vicina via Roma e via Po. Tutti inizialmente li chiamavano paninetti, fino a quell’estate in cui si sedette ai tavolini del caffè un signore che ordinò un vermouth senza smettere mai di prendere appunti.
L’aperitivo venne servito insieme a dei morbidi sandwich farciti in un’alzatina d’argento e il cliente dopo averli divorati, chiese: “Ci sarebbe un altro di quei golosi tramezzini?”. Una definizione che rimase nella storia, e quel cliente era Gabriele D’Annunzio (Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1º marzo 1938).
I tramezzini rimangono tuttora una pietanza molto torinese, ancor oggi gustabili al caffè Mulassano insieme a tante altre farciture, ma é divulgato in tutta l’Italia, soprattutto nel veneto, come un’orgoglio nazionale.
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Romana Zanchi