Dopo la seconda guerra mondiale i treni delle Ferrovie dello Stato risultavano per la maggior parte danneggiati e si dovette pensare a rifornire il parco treni; così si pianificò le riparazioni dei mezzi recuperabili e parallelamente la costruzione di una nuova generazione di treni di lusso. Si pensò in grande e si volle progettare qualcosa che diventasse l’orgoglio delle Ferrovie dello stato.
Il 21 novembre 1952 venne presentato l’elettrotreno rapido 300 o ETR.300 dalla Società Italiana Ernesto Breda di Sesto San Giovanni, specialista nel settore metalmeccanico, in costruzioni ferroviarie, aerei civili e militari, autocarri, motociclette, macchine industriali, agricole, navale e armiero. Il treno elettrico a sette vagoni in servizio dal 1952 al 1992, venne progettato nel 1950 e costruito tra 1952 e 1959 in tre esemplari, rappresentando il mezzo ferroviario di punta delle FS fino all’arrivo del Pendolino.
Successivamente, in occasione delle Olimpiadi di Roma del 1960, vennero costruiti anche quattro convogli di quattro elementi, soprannominati “Arlecchino”.
Durante la costruzione gli operai con orgoglio ed entusiasmo soprannominarono il treno “Settebello”, ispirandosi al sette di denari nel gioco della scopa o forse anche per le sette bellissime carrozze del convoglio. Il soprannome piacque e divenne presto noto alla stampa e adottato ufficialmente. Come da usanza di quegli anni si ornò le motrici dei treni con loghi che ne richiamavano il nome, per cui il Settebello venne dipinto il simbolo delle carte da gioco. La commessa iniziale di 8 treni venne ridotta a 3 per il loro costo eccessivo.
Nel 1952 venne consegnato il primo treno, classificato ETR 301, e nel marzo 1953 fu consegnato il secondo esemplare, mentre per il terzo si dovette aspettare il 14 febbraio 1959, in tempo per l’Expo “Italia 61” di Torino, dove fu ammirato per le sue forme eleganti e allora innovative a 10 anni dalla sua nascita. Il terzo esemplare aveva una novità che vennero riportato sugli altri convogli: vennero ricavati 3 ulteriori scompartimenti, aumentando la capacità da 160 a 190 passeggeri con l’aumento dei posti del ristorante da 48 a 56 posti a scapito del bar e venne eliminato il terzo pantografo.
Il Settebello, con il suo frontale bombato che ricordava i primi aerei jet di linea, era un treno innovativo per una serie di soluzioni tecniche e stilistiche, tutte di design italiano, concepito, per la prima volta, persino per la dotazione di telefoni pubblici. La progettazione degli arredi venne affidata a due grandi nomi del design italiano, gli architetti Gio Ponti (Milano, 18 novembre 1891 – Milano, 16 settembre 1979) e Giulio Minoletti (Milano, 19 aprile 1910 – Milano, 14 gennaio 1981).
Nella parte anteriore era dotata di un vetro panoramico che dava su un salottino di prima classe con 11 posti. La cabina dei comandi era sopra lo spazio passeggeri, con i finestrini più piccoli del normale.
Tutte le carrozze erano suddivise in saloni da 10 posti ognuno, con divanetti e poltrone orientabili.
Grazie alla sua potenza e il suo profilo aerodinamico poteva raggiungere una velocità massima di 200 km/h, percorrendo Milano-Roma in 5 ore e 45 minuti.
Nel 1969 furono cambiati i motori e, nella stetica, venne aggiunto il terzo faro. Venne modificato il profilo dei fanali e alle poltrone vennero aggiunti i poggiatesta.
Fino agli anni settanta il Settebello rimase l’ammiraglia dei treni italiani e venne mantenuto in servizio fino al 1992. Nel 1992, venne demolito il primo convoglio e nel 1998 il secondo.
Negli anni novanta, venne fatto il restauro “non conservativo” del Settebello superstite, gli interni di design, nonostante il valore storico e di design, furono eliminati e sostituiti con materiale in uso su altri treni dell’epoca.
Nell’agosto 2016 il treno è stato portato alle officine di Voghera; la “Fondazione FS” ha annunciato che verrà restaurato ripristinando gli interni originali, con l’aggiunta di nuovi contenuti tecnologici fra cui il sistema WI-FI.
Francesco Veramini