DAVID ANTHONY KENNEDY

All’ora tredicenne assistette in diretta televisiva l’omicidio del padre, esperienza che segnò tutta la sua vita. Per lo shock non fu più lo stesso e non si riprese mai più. Morì per overdose 16 anni dopo, il primo di quattro dei giovani nipoti adulti di Joseph Kennedy (Boston, 6 settembre 1888 – Hyannis Port, 18 novembre 1969) di morire prematuramente. E’ stato seguito nella morte del fratello minore di Michael per incidente di sci e cugini John Fitzgerald Kennedy Jr. (Washington, 25 novembre 1960 – Martha’s Vineyard, 16 luglio 1999) per incidente aereo e Kara per attacco di cuore.
Si tratta di David Anthony Kennedy (Washington, 15 giugno 1955 – Palm Beach, 25 aprile 1984), il quarto di undici figli di Robert Francis Kennedy (Brookline, 20 novembre 1925 – Los Angeles, 6 giugno 1968) e Ethel Shakel (Chicago, 11 aprile 1928), un bambino timido, introverso e sensibile legato particolarmente al padre Bob.
Il 4 giugno del 1968, 11 giorni prima del suo 13° compleanno, il piccolo Kennedy quasi annegò mentre nuotava con i suoi fratelli vicino al Malibu, nella casa californiana del regista John Michael Frankenheimer (New York, 19 febbraio 1930 – Los Angeles, 6 luglio 2002), amico di famiglia.
Il piccolo Kennedy era stato salvato dal padre che si era tuffato sotto l’acqua e lo ha salvato. 
Qualche ora più tardi, poco dopo la mezzanotte del 5 giugno, David assistette in tv il suo assassinio.
La sua vita segnata da continui abusi di droghe e di alcol e, nel 1984, dopo un mese di soggiorno nell’Ospedale di Santa Maria e Centro di riabilitazione a Minneapolis, il 25 aprile è stato trovato morto in una suite d’albergo per overdose di cocaina.
Venne sepolto il 27 aprile nella tomba di famiglia a Holyhood Cimitero a Brookline, Massachusetts.

David Zahedi