L’OMBRA, L’ULTIMO RESPIRO DELLA VITTIMA


Le ombre delle sagome umane, causate al raggiungimento della temperatura a Ground Zero di 3 000-4 000 gradi, sono le impronte delle sagome di persone impresse sui edifici, muri o scale, causate dal bombardamento atomico avvenuto a Hiroshima, alle ore 8:15 del 6 agosto 1945.

Yoshinori Oobayashi, l’anziana guida del museo di Hiroshima, nelle visite guidate diceva ai giovani visitatori che al momento dell’esplosione le persone sono scomparse e di sè hanno lasciato solo un’ombre. Ma la professoressa emerita dell’Università di Hiroshima Minako Otani afferma che è impossibile che un corpo scompaia senza lasciare traccia perché comunque un corpo carbonizzato lascierebbe dietro di sé tracce di tessuti organici o ossa. In un rapporto del 1971 sugli effetti della bomba si afferma che le persone entro il raggio di 500 metri sono scomparse probabilmente incenerite e spazzate dall’esplosione.
L’ombra simbolo delle ombre, scoperta nell’ottobre del 1945 mentre si rimuovevano i corpi dalle macerie, è “The Shadow o Human shadow etched in stoneL’ombra umana impressa nella pietra“. Si tratta dell’ombra di una persona anziana sulle scale della Sumitomo Bank Company a Hiroshima mentre attendeva l’apertura. Per conservare il simbolo di questa atrocità venne dapprima recintata e poi messa in una cupola di vetro fino a quando non venne donata al Museo nel 1971.

Invece quest’altra ombra che sembra un’opera di un artista di strada, realizzata su 5 gradini, racconta gli ultimi istanti di vita di una persona, una delle tante vittime del 6 agosto 1946 di Hiroscima.
Di lei rimane solo l’ombra causata dal flash della bomba atomica, la luce radioattiva che ha fissa su quei gradini bianchi la sagoma di quello spettatore impotente nei confronti delle atrocità che solo l’essere umano riesce ad inventarsi. Era una donna anziana che si appoggiava al bastone senza rendersi conto di quello che il destino le aveva riservato.

David Zahedi