Giovanni Mosca

In un paese pieno di comici, l’umorismo vero è purtroppo merce rara. Vale la pena ricordare allora che ne aveva parecchio Giovanni Mosca (Roma, 14 luglio 1908 – Milano, 26 ottobre 1983), padre italiano della vignetta, scrittore, commediografo, firma di punta e tratto famosissimo per cinquant’anni dei maggiori quotidiani italiani.
Nato a Roma il 14 luglio del 1908, il padre era un umile ragioniere dello stato che però trasmise al giovane disegnatore la passione per la fantasia. Era infatti un appassionato scultore di gomme fatte con la mollica di pane, con cui si divertiva a modellare animali immaginari.
Finito il liceo classico, Mosca divenne insegnante in una piccola scuola elementare. Un’avventura umana che anni dopo racconterà nel suo libro di maggior successo, Ricordi di scuola (1939), un testo autobiografico incentrato sulla dolcezza, la magia, le difficoltà del rapporto con gli alunni, testo ancora oggi presente nelle antologie scolastiche. Nella stessa scuola incontrerà, anche lei insegnante, la moglie Teresa, che rimarrà al suo fianco tutta la vita e che sarà ricordata in un altro celebre libro, La signora Teresa. Negli stessi anni però Mosca cominciò a frequentare giovani scrittori e disegnati romani come Federico Fellini, con cui si divertiva in folli uscite notturne. Fu così che da direttore e fondatore a cavallo della seconda guerra mondiale diede vita al genere, sconosciuto in Italia, delle riviste di satira. Fu prima insieme a Vittorio Metz autore de Il Marc’Aurelio, quindi, arrivato a Milano per volontà di Andrea Rizzoli, padre e padrone – in tandem con Giovannino Guareschi – del Bertoldo e del Candido.
Due sue commedie, tra le moltissime scritte, furono grandi successi: L’ex-alunno, con Vittorio De Sica, e Italia 2500, con Ernesto Calindri. Direttore del Corriere dei Piccoli, al dopoguerra risale la collaborazione che inaugurò di fatto l’epoca della vignetta moderna. Per oltre 25 anni sulle pagine del Corriere della Sera e dell’edizione pomeridiana del quotidiano, il Corriere dell’Informazione, un suo disegno “graffiante” arredò la prima pagina accompagnando le notizie del giorno. Moltissimi sono anche io suoi elzeviri, sempre scritti in punta di penna. Successive a quella del Corriere sono le collaborazioni con il Tempo di Roma e la Stampa di Torino. Per molti rimane inarrivabile la leggerezza dei suo tratto, per certi versi simile a quello del romantico disegnatore francese Peynet, che unito alle sue battute raffinate e mai volgari, ne hanno fatto un punto di riferimento per le generazioni successive (per esempio Giannelli del Corriere). Indipendente, cattolico, monarchico, adorava Don Chisciotte.
Si è spento a Milano nel 1983, una settimana dopo aver vergato l’ultima vignetta.