Mantegna è oggi considerato uno dei maggiori pittori classicisti del Rinascimento italiano, conosciuto e apprezzato soprattutto per le citazioni archeologiche. Si formò nella bottega dello Squarcione a Padova presso il quale apprese non solo la composizione prospettica, ma anche le proporzioni fisiche e la copia dei pezzi antichi che, combinata al clima umanistico contemporaneo, lo portarono ad una decisa sensibilità classica e una preferenza per l’elemento archeologico. Nel 1448 iniziò la propria attività come pittore indipendente realizzando prima alcuni ritratti di santi e la decorazione della Cappella Ovetari nella Chiesa degli Eremitani in Padova poi, presso la quale realizzò tre santi nel catino absidale, più la Vocazione dei santi Giacomo e Giovanni e la Predica di san Giacomo (1450): in questi esempi Mantegna fa uso di una prospettiva con punto di vista ribassato che conferisce monumentalità alle figure, abbinata a citazioni archeologiche dell’antico consistenti nell’arco trionfale e nei bassorilievi. Nella primavera del 1449 Mantegna fu a Ferrara sotto Lionello d’Este prima, e sotto Borso d’Este l’anno successivo, presso i quali ebbe modo di ammirare le collezioni d’arte e le tele fiamminghe.
Tornato a Padova, nel 1453 riprese i lavori a Cappella Ovetari realizzando l’Assunzione della Vergine e il Martirio e trasporto del corpo di San Cristoforo, scene marcatamente illusionistiche e più mature, dirette verso una nuova morbidezza formale e un’ordinata composizione giocata nel rapporto tra figure e architetture. Parallelamente alla seconda fase dei lavori presso la Cappella (terminati nel 1457), Mantegna lavorò al Polittico di San Luca (1453, Milano, Pinacoteca di Brera) per il quale optò per una commistione di elementi tipici dello stile dell’artista, come la prospettiva ribassata e la monumentalità delle figure, e richiami alla tradizione pittorica più antica, sotto forma di fondo dorato e la differenziata proporzionalità delle figure, di derivazione tardo-antica e medievale. Per San Zeno a Verona realizzò l’omonima pala (1457-1459) nella quale la cornice reale interagisce con l’opera, continuando idealmente le colonne dipinte: anche in questo caso Mantegna riconferma l’uso del punto di vista ribassato che conferisce monumentalità alle figure e la citazione antica, nella forma del fregio che percorre la trabeazione del loggiato. Una certa influenza veneziana iniziò a pesare a partire dal 1453 grazie al rapporto con Giovanni Bellini, dal quale Mantegna attinse una maggiore scioltezza delle figure, sia in senso fisico che psicologico. Su richiesta di Ludovico Gonzaga, nel 1460 Mantegna si trasferì a Mantova in veste di nuovo pittore di corte e consigliere artistico. Iniziò la carriera mantovana con alcuni ritratti di nobili locali e con la decorazione della cappella del castello di San Giorgio, per la quale Mantegna dipinse la pala con la Morte della Vergine (1462, Madrid, Museo del Prado) , una delle opere più conosciute dell’artista. Nella tela inserì la veduta del lago del Mincio e del ponte, un dettaglio ben inquadrato dalla prospettiva centrale, a sua volta sottolineata dalla pavimentazione. Al 1465 risale la decorazione della Camera degli Sposi , terminata nove anni dopo: per questo ambiente Mantegna realizzò affreschi che coprirono totalmente la superficie muraria con uno straordinario effetto illusionistico di sfondamento, introdotto da finte architetture di raccordo. Sulla volta si apre un finto oculo sul quale si sporgono putti, pavoni e alcune figure femminili. Il lusso dei fasti di corte è riprodotto nelle pareti laterali dove Mantegna mise in scena la celebrazione della famiglia Gonzaga in episodi di una certa solennità. Al periodo di Federico I Gonzaga, succeduto nel 1478 al padre Ludovico, risale un’intensa decorativa legata alle richieste di corte, la realizzazione del San Sebastiano e, probabilmente, il Cristo morto (Milano, Pinacoteca di Brera) , l’esempio perfetto della prospettiva scorciata del Mantegna. Sotto Federico II si dedicò alla serie dei Trionfi di Cesare (1485-1505), nove tele ispirate alla pittura trionfale romana realizzate con grande solennità e un’attenta ricerca filologica e archeologica. Su richiesta papale, Mantegna partì per Roma nel 1488 per lavorare al Belvedere in Vaticano dove si occupò delle Storie di Giovanni Battista e dell’infanzia di Cristo e, probabilmente, di alcune tele. Nel 1490, tornato a Mantova, riprese i Trionfi e lavorò ad alcune tele quali la Madonna Poldi-Pezzoli e la Madonna della Vittoria (1495-1496), rappresentata su un tono marmoreo decorato da un bassorilievo antico, circondata da figure in adorazione, al di sotto di una nicchia di festoni, fiori e frutta. Si tratta di una decoratività carica che si ritrova anche nella Pala Trivulzio, del 1497. Sulla fine degli anni Novanta si dedicò allo Studiolo di Isabella d’Este, per il quale Isabella, apprezzata umanista, commissionò alcune opere d’ispirazione pagana ed erudita quali il Parnaso e il Trionfo della Virtù, realizzate tra 1497 e 1502: in queste tele Mantegna rinunciò agli audaci scorci prospettici per scenari più ampi, figure dinamiche e forme ammorbidite. Andrea Mantegna morì il 13 settembre 1506. La sua ultima produzione fu segnata da toni più malinconici e colori più scuri.
Federica Gennari