Volete sapere come è strutturata una relazione di restauro?
Così:
RELAZIONE DI RESTAURO
oggetto: olio su tela
soggetto: “Venere e Adone”
autore: Peter Paul Rubens
epoca: prima metà del secolo XVII
dimensioni: cm 230 x 188
Peter Paul Rubens, (Venere e Adone). Luce Visiva. |
STATO DI CONSERVAZIONE
Ad inquadrare il dipinto vi è una cornice lignea intagliata e dorata, di più recente fattura, il cui stato di conservazione rispecchia in parte quello del dipinto dal momento che, in particolare sul lato inferiore e quello destro, sono evidenti distacchi di strato preparatorio dovuti all’eccesso di umidità con cui è rimasta a contatto. Addirittura, lungo il lato sinistro l’esposizione deve essere stata quasi diretta (forse un’infiltrazione d’acqua), tanto da aver causato la totale decoesione dello strato preparatorio per la perdita di funzionalità del legante. Accumuli di polvere sono presenti nelle curvature dell’intaglio. Il supporto ligneo è ben conservato. La tela originale è stata tagliata lungo il perimetro e, non presentando il segno della piegatura sul telaio, è impossibile risalire alle sue dimensioni originali. Purtroppo, le pessime condizioni termoigrometriche in cui è stata conservata l’opera, hanno provocato, per un eccesso di umidità, il proliferare di un intenso attacco microbiologico,quasi sicuramente generato dalla presenza di ingenti quantità di colla animale e amidi nella foderatura. La tela originale, dove visibile nelle lacune, presenta una tessitura regolare e rada, con fili piuttosto grossi ad armatura “a tela” 1:1;lo strato preparatorio, di colore ocra chiaro, è sottile e compatto ma, a causa delle vicissitudini dell’opera, risulta oggi molto fragile e delicato. Lo strato pittorico originale, dove appare ben conservato, si presenta sottile e realizzato con velature successive che ben rendono la trasparenza della cromia, sfruttando abilmente il tono chiaro della preparazione; le campiture delle figure, certamente eseguite in origine con pennellate corpose e molto “pittoriche” e con raffinati tocchi per le lumeggiature, sempre a causa dello schiacciamento della stiratura, appaiono oggi un po’ troppo compatte (in particolare nella figura di Venere).Al momento del trasporto in laboratorio il supporto del dipinto si presentava degradato dall’attacco fungino, ma perfettamente tensionato sul telaio e molto irrigidito dai materiali impregnanti (colle di foderatura) e sovrammessi (ridipinture e vernici). A luce radente, oltre agli accumuli di colla di pasta tra le tele, si evidenziavano sulla pellicola pittorica i contorni di alcune lacune corrispondenti ad altrettante lacerazioni stuccate sotto livello.Sia lo strato preparatorio che quello pittorico apparivano, al di sotto della verniciatura, interessati da una evidentissima crettatura da invecchiamento, che ha causato su vasta parte dell’opera il distacco e la caduta di porzioni di materia. La superficie del dipinto si presentava scurita dal deposito di polveri ed erano visibili sbiancamenti dovuti probabilmente ad ossidazioni della vernice. Il dipinto ha subito in passato altri interventi di restauro che ne hanno modificato la qualità pittorica e alterato in modo irreversibile la solidità materica. Durante uno di questi restauri è stata realizzata una foderatura eseguita con colla di pasta su di una tela di lino a trama molto fitta che non ha consentito in modo adeguato la fuoriuscita dell’adesivo, creando così grumi e accumuli di colla tra le due tele e rendendo la superficie del dipinto disomogenea e deformata (difetto ben visibile a luce radente).Tale foderatura, probabilmente eseguita in Francia nel secolo passato (lungo il bordo di vincolo sono state trovate tracce di carta di giornale scritta in francese), è stata sicuramente eseguita per riparare alcune lacerazioni che tuttora si intravedono nella tela di supporto. Purtroppo, come spesso accadeva in passato, l’operazione di stiratura è stata condotta con ferri a temperatura molto alta e con un’eccessiva pressione sul dipinto, così che è possibile verificare come nei punti di maggiore degrado, dove probabilmente lo strato pittorico risultava più distaccato (ad esempio la mano sinistra di Venere), la superficie sia attualmente molto liscia al tatto, avendo perduto del tutto la corposità originaria della materia.Oltre alla foderatura, sono stati individuati almeno due intervanti di integrazione pittorica: il primo, più antico, è stato eseguito con colori ad olio e con pennellate spesso corpose ed invasive, tanto da coprire alcune lacune direttamente sulla tela e notevoli porzioni di pellicola pittorica non degradata; tale intervento ha compreso la quasi totale ridipintura del cielo, con pennellate corpose o trasparenti in funzione allo stato di degrado del colore originale sottostante, ormai quasi completamente alterato. La seconda ridipintura, più recente, è stata preceduta da un intervento di stuccatura delle lacune eseguito con gesso colorato e colla in modo debordante rispetto alla porzione perduta; l’intervento pittorico è stato realizzato in due fasi, eseguendo dapprima basi compatte (probabilmente a tempera) e successivi ritocchi ad olio. Anche quest’operazione è stata estesa a numerose porzioni abrase o trasparenti, alterando talvolta la natura del dipinto originale, cambiando tono agli sfondi per evidenziare maggiormente le figure mentre il cielo è stato quasi integralmente ridipinto (soprattutto nelle porzioni più scure) per eliminare le discontinuità dei toni. Uno strato di vernice molto ingiallita assai spesso ricopriva interamente l’opera, celando in parte le integrazioni e rendendo la superficie all’apparenza molto compatta. L’attuale telaio risale senz’altro all’epoca della foderatura: è robusto, con due traverse verticali e una orizzontale di rinforzo, e ben conservato, tranne che negli angoli dove, in conseguenza a forzate battiture delle biette, si è un poco spaccato.
Dipinto dopo pulitura. |
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INTERVENTO DI RESTAURO
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La prima considerazione metodologica per affrontare l’intervento di restauro è stata quella relativa alla foderatura che, nonostante i problemi di attacco microbiologico e di non perfetta planarità, appariva comunque ben adesa e rendeva il dipinto perfettamente tensionato sul telaio. Ciò ha convinto a mantenerla e a non rimuovere il dipinto dal telaio, per evitare le successive trazioni per la ritensionatura e l’applicazione di fasce perimetrali, dal momento che entrambe le tele non avevano margine per il nuovo tensionamento.Si è quindi proceduto con la spolveratura del retro, contenendo la diffusione delle spore tramite aspirazione ed eseguendo una disinfezione con Desogen diluito in acqua distillata applicato a tampone (inumidendo leggermente) e asciugato immediatamente tramite ventilazione; nei punti più inaccessibili, dietro le traverse perimetrali del telaio, si è agito vaporizzando il disinfettante avendo cura di non “bagnare” troppo.L’operazione è stata ripetuta due volte. Il telaio è stato ripulito dai depositi di polvere inizialmente aspirando e poi trattando tutta la superficie con gomme Wishab (tipo duro). A scopo preventivo si è provveduto ad un trattamento antitarlo (dove il legno era accessibile) con permetrina disciolta in essenza di petrolio (permetar-phase).Successivamente, eseguiti alcuni saggi d’indagine, si è proceduto, tramite l’utilizzo di butilacetato in emulsione stearica, alla rimozione dello spesso strato di vernice ingiallita e delle integrazioni pittoriche realizzate superficialmente; per la rimozione delle basi cromatiche, diventate particolarmente tenaci, si è ricorso all’uso di un chelante costituito da acido citrico e trietanolammina addensata in etere di cellulosa, in modo da limitare la penetrazione dei solventi e di intaccare al minimo il già fragile colore originale; per agevolare l’operazione ci si è avvalsi di lenti a forte ingrandimento. Come abbiamo già notato, quasi tutta la superficie del cielo, in particolare nei toni scuri, era ridipinta: l’intervento più recente è stato completamente rimosso.
Conclusa questa prima fase di pulitura, ci si è trovati di fronte ad una situazione estremamente complessa: le porzioni di ridipintura più antiche risultavano molto evidenti a causa di toni scurissimi e compatti e, al di sotto di essi, la materia originale pareva essere più lacunosa e più frammentata del previsto. Inoltre, lo strato da rimuovere si è rivelato molto tenace e di conseguenza l’asportazione risultava essere troppo rischiosa per la conservazione degli strati sottostanti. Lo stesso chelante, utilizzato in precedenza, non ha dato risultati soddisfacenti e, dopo aver alleggerito lo spessore delle pennellate, a causa della fragilità dello strato originale, si è preferito interrompere il procedimento per non danneggiare la cromia sottostante. Anche il ricorso ad una rimozione meccanica tramite bisturi con l’uso di lenti d’ingrandimento si è rivelata non soddisfacente; il colore originale è ormai troppo fragile e in più parti già molto compromesso da cadute di colore e stuccature per sopportare altri interventi.
L’operazione di pulitura ha evidenziato come, anche dopo il primo intervento di ridipintura, fossero cadute molte porzioni di strato pittorico e ha messo in luce la presenza di numerose stuccature eseguite in modo grossolano con lo scopo di rilivellare il piano di superficie. Al fine di recuperare al massimo le porzioni originali di colore sono stati recuperati tutti i bordi delle lacune verificandone costantemente l’adesione al supporto. Purtroppo, non essendo stati eseguiti prima della foderatura gli inserti di tela nelle lacune del supporto, in alcuni casi lo strato delle stuccature risultava molto spesso e crettato; per questo motivo, nel corso del lavoro, si sono evidenziate alcune stuccature parzialmente distaccate dal supporto, in particolare due più grandi, in corrispondenza di lacerazioni di forma rettangolare con i lati lunghi leggermente inclinati, posizionate simmetricamente sul posteriore del cane in primo piano e sopra il ginocchio sinistro della figura di Venere. Causa di questo degrado si suppone possa essere lo sfondamento meccanico con un oggetto di grandi dimensioni (forse una scala). Per poter stuccare adeguatamente le due lacune è stata rimossa la precedente stuccatura e, per rendere la stesura in gesso più sottile e quindi più stabile, è stato applicato all’interno della lacuna un inserto di tela fatto aderire con colletta di coniglio e tenuto sotto pressione fino ad asciugatura.
La stuccatura delle lacune è stata eseguita con colla animale e gesso di Bologna leggermente pigmentato di colore ocra come lo strato originale ed effettuando l’imitazione di superficie per uniformarla il più possibile con la materia esistente; successivamente sono state eliminate, con leggere velature di colore ocra a tempera (Talens), le differenze di tonalità delle stuccature precedenti, al fine di ottenere uno strato cromaticamente omogeneo per l’esecuzione dell’intervento pittorico.
La verniciatura preliminare a pennello è stata effettuata con vernice Mastice e Retoucher (Lefranc & Bourgeois) in ligroina. L’intervento di integrazione pittorica è consistito nell’ingranatura e nella velatura delle parti più abrase e nella chiusura a tono delle lacune utilizzando materiali facilmente reversibili come colori ad acquerello (Winsor & Newton) e colori a vernice per restauro (Maimeri). Nelle lacune più grandi (le due stuccature simmetriche) e nei rifacimenti più significativi (dito medio della mano sinistra di Venere) si è intervenuti con un leggero tratteggio (selezione cromatica) per evidenziarne, da una visione ravvicinata, il restauro. La superficie più complessa, il cielo, dove sono state lasciate ampie porzioni di ridipintura, è stata integrata abbassando di tono le abrasioni, ma senza trattare la superficie a tono per evitare di appesantire ulteriormente la già notevole compattezza della materia. La verniciatura finale è stata effettuata nebulizzando strati successivi di vernice Retoucher e vernice Matt in ligroina.Sulla cornice è stato eseguito un intervento di manutenzione, consistito inizialmente in una delicata spolveratura a pennello per rimuovere l’eccesso di polvere e, successivamente, nel fissaggio di tutte le porzioni di strato preparatorio distaccate. Particolare attenzione è stata prestata alla superficie più degradata del lato inferiore e del lato destro dove, per l’evidente decoesione dello strato preparatorio, si è dovuto intervenire consolidando il gesso con alcool polivinilico diluito al 50% in alcool etilico per facilitarne la penetrazione e per evitare di “bagnare” lo strato. Solo dopo aver ridato consistenza alla preparazione si è proceduto anche in queste zone al fissaggio dei distacchi. La pulitura della doratura è stata eseguita in maniera differenziata: le zone più superficiali, meglio brunite e più resistenti, sono state pulite con etilacetato e ligroina mentre, sulle parti più interne, dove la polvere si è più accumulata e indurita, si è proceduto con emulsione grassa a base di ligroina, tensioattivi (Brij 35 [Fluka] e Tween 20) e con l’aggiunta di 1 ml di trietanolammina. Il legno del retro è stato ripulito con gomme Wishab e trattato preventivamente contro l’attacco di xilofagi con permetrina in essenza di petrolio.La stuccatura delle lacune che per dimensioni o posizione più interferivano con la continuità della superficie, è stata realizzata con gesso di Bologna e colla animale. Al termine si è proceduto all’integrazione pittorica utilizzando quasi esclusivamente colori ad acquerello con velature successive utilizzando, per le dorature, i tre colori base della selezione cromatica dell’oro e sovrapponendo sulla base così creata un leggero strato di oro zecchino (Kt 22) a conchiglia: brunendo con una pietra d’agata si è potuto ottenere un effetto rilucente e armonico con la doratura circostante. A protezione della doratura, su tutta la cornice è stato steso a pennello un sottile film di vernice a base di cera vergine sbiancata e vernice Retoucher.
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Silvia Ottolini