“Ho perso un po’ la vista, molto l’udito. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent’anni. Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente” cosi rispondeva Rita Levi Montalcini (Torino, 22 aprile 1909 – Roma, 30 dicembre 2012) nel corso di una intervista ad un giornalista che le chiedeva come vivesse la vecchiaia. Nel corso della sua lunghissima vita la Montalcini ha vissuto esperienze orribili come la guerra mondiale e la persecuzione razziale ma anche incredibili soddisfazioni professionali culminate nel premio Nobel che le fu assegnato nel 1986. Nella motivazione del Nobel c’era scritto: “La scoperta del NGF all’inizio degli anni ’50 è un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In precedenza i neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e tessuti dell’organismo”.In pratica la Montalcini ha acceso la luce nel buio in un campo scientifico oscuro con l’ausilio di mezzi di fortuna iniziando negli anni ’40 a fare ricerca su semplici embrioni di pollo. L’intelligenza è stata sempre l’arma vincente di questa donna tenace e minuta che in varie occasione ha affermato di non curarsi del proprio corpo ma di concentrarsi su quello che veramente le stava a cuore ossia la ricerca che potesse fare del bene agli altri scrollandosi le difficoltà di dosso, una volta disse « come una anatra si scrolla l’acqua dalle ali».L’intelligenza è stata sempre una dote innata della grande scienziata ma si può dire che anche l’ambiente la favorì. Suo padre Adamo era un ingegnere elettrotecnico e sua madre Adele una valente pittrice. Rita ebbe tre fratelli: Gino Paola (la sua gemella) e Anna. In particolare Gino si distinse prima come scultore e poi come architetto razionalista mentre Paola seguì le orme della mamma diventando pittrice anch’essa avvicinandosi negli anni giovanili a Felice Casorati prima di intraprendere un percorso artistico personale. Una curiosità: Rita di cognome faceva Levi ma quando suo fratello, scultore, assunse il cognome d’arte “Montalcini” decise di adottarlo anche lei. La crescita intellettuale della Montalcini si origina anche da una formazione straordinaria .Il suo professore di istologia era Giuseppe Levi una autentica autorità in campo biologico padre fra l’altro di Natalia Gizburg e direttore dell’istituto che ha formato ben tre premi nobel: Salvador E.Luria Dulbecco e Montalcini.Tutta la vita di questa donna straordinaria pare sia la prova di quanto lei stessa ha sempre asserito e cioè che il cervello va alimentato e la continua passione per la ricerca favorisce lo stato di forma delle nostre capacità mentali anche in tarda, anzi tardissima età, visto che ad oggi la grande scienziata ha la bellezza di 103 anni.Onore quindi a questo grandissimo personaggio per i suoi meriti scientifici umani e anche per aver rivalutato il periodo della vecchiaia come un passaggio naturale in cui si può fare ancora molto per se stessi e per gli altri.
Fabio D’Andrea