EDWARD WESTON. UNA RETROSPETTIVA

Modena, Ex Ospedale di Sant’Agostino.

Dopo quindici anni di assenza dal circuito espositivo nazionale, Edward Weston (Highland, 24 marzo 1886-Widcat Hill, 1 gennaio 1958) torna sulla scena italiana, grazie alla volontà di Filippo Maggia, il curatore che ha deciso di riproporre al grande pubblico uno dei miti e dei protagonisti della straight pothography americana.
Attraverso un percorso di centodieci immagini, provenienti dalla collezione privata di Margaret Weston, l’esposizione modenese, racconta la trasformazione subita dallo stile di Edward dagli anni Venti agli anni Quaranta, descrivendone l’evoluzione centrale, quella che in più fasi l’ha condotto dallo stile pittorialista a quello realista. Il taglio monografico conferito all’evento, ha permesso a Maggia di riproporre uno dei dibattiti centrali della storia della fotografia internazionale: l’incontro-scontro fra due modi diversi di percepire il ruolo della fotografia nell’età contemporanea. Capire la genesi degli scatti westoniani tuttavia, significa principalmente scoprire quali sono stati gli influssi, le teorie e le figure, che di fatto hanno contaminato ogni tappa del suo percorso personale.
Il primo segmento dell’esposizione è caratterizzato da immagini in bianco e nero datate anni Venti, molto differenti da quelle prodotte durante la fase precedente. Esse vedono già sviluppata la ricerca formale incentrata sulla manifestazione della forma pura, nitida e perfetta. Gli anni Venti hanno rappresentato per Edward un momento di forte indagine percettiva, ma soprattutto tecnica, come dimostra il ruolo da lui conferito alla macchina fotografica: quello di strumento adibito alla registrazione della realtà. Soggetto prediletto di questa fase è senza dubbio il corpo umano e ancora di più il nudo, che indaga sulla base di considerazioni frutto di una vera e propria contaminazione culturale, portata dalla conoscenza delle avanguardie europee e dal rapporto stretto con alcune figure chiave della cultura americana, quali Paul Strand, Alfred Stieglitz, Tina Modotti e Ansel Adams.
La sequenza successiva è stata incentrata sulla seconda metà del decennio, momento in cui la ricerca westoniana subisce un’altra mutazione, conseguente a un nuovo stile di vita, a un nuovo ambiente e alla maturazione di nuovi rapporti interpersonali. Il soggiorno in Messico compiuto fra il 1923 e il 1926 in compagnia di Tina Modotti, ha infatti rappresentato per Edward un nuovo momento crescita, in cui la ricerca si concentrata maggiormente sul virtuosismo tecnico e sulla capacità di pre-vedere l’immagine, affinchè possa apparire perfetta e completa già nel negativo fotografico. Come testimoniano le immagini stesse, questa nuova fase è ancora caratterizzata dallo studio del corpo umano, anche se particolare attenzione viene mostrata per la ritrattistica.
Il ritorno in California – costituente un altro segmento dell’esposizione – segna l’inizio di una nuova fase tecnica e tematica. L’indagine condotta sino a quel momento sul corpo umano cessa quasi del tutto, per lasciare spazio all’oggettistica più comune. Si apre con questa premessa la serie d’immagini più rappresentative realizzate dal fotografo americano. Si tratta perlopiù di conchiglie e ortaggi, che s’impongono ai nostri occhi grazie all’utilizzo del primo piano e a un sapiente uso della luce, caratterizzato da forti contrasti chiaroscurali, capaci di conferire all’oggetto una sorta di monumentalità scultorea.
Alla fine del decennio l’interesse di Weston si sposta nuovamente su un’altra categoria di soggetti: quelli naturalistici. Vengono prodotti bellissimi scatti che portano al centro dell’immagine rocce e alberi, ancora una volta contraddistinti dall’essenzialità, dalla ricerca della forma perfetta e dall’uso contrastato delle luci.
L’ultima sequenza proposta, riconduce al sodalizio stretto con Ansel Adams e Imogen Cunningham, che ebbe come conseguenza diretta la formazione del Gruppo f/64 (1932), nato in netta opposizione alla cultura fotografica pittorialista a cui Weston contrappose con crescente fermezza i suoi canoni compositivi.
La completezza dell’iter espositivo presentato da Maggia, fornisce tutti gli strumenti necessari a guidare la percezione del visitatore alla conoscenza del genio westoniano, ciò è reso possibile non solo dalla presentazione sequenziale delle immagini, ma soprattutto dalla presenza di lucide descrizioni introduttive, che potranno essere reperite dai più curiosi anche sul catalogo dell’esposizione edito da Skira.

Lorenza Morisi