Grillo, vestiti bene.

L'abito non fa il monaco, si dice. E che la cosa sia vera, basta ricordare che il principato di Monaco fu conquistato dai Grimaldi alla fine del 1200 perché riuscirono a penetrare nel castello costruito sulla Rocca travestiti da frati, mentre sotto il saio avevano spade con cui uccisero le guardie diventando in pochi minuti padroni della Rocca e dando il via alla dinastia che ancora oggi è padrona di questo minuscolo, ma ricchissimo, stato. E per ringraziare quell'antenato ingegnoso, nello stemma del principato ci sono due frati che indossano sì il saio ma che che impugnano uno spadone.
Dunque, è assodato, l'abito non fa il monaco. Ma a volte l'abito qualche importanza ce l'ha. Andiamo con ordine. In questo momento non c'è dubbio che il politico italiano più nell'occhio del ciclone sia Beppe Grillo. Il suo movimento, per mancanza di proposte e soprattutto di volti credibili da parte delle altre formazioni (e poi perché il populismo, almeno all'inizio paga sempre…), sta mietendo un successo dietro l'altro e sembra quasi inarrestabile. Eppure il suo capo storico, appunto Beppe Grillo, veste sempre in modo abbastanza improponibile. No, non è che lo vogliamo in giacca e cravatta (il nuovo, in fin dei conti, può amche essere un maglione invece che una giacca), ma a volte sembra trasandato, come chi ha dovuto vestirsi in fretta e soprattutto al buio, scegliendo quello da indossare solo con il tatto. Qualcuno potrà dire: e questo cosa c'entra con la politica? Non è certo giacca e cravatta che fanno un buon politico e poi quelli del suo movimento se ne fregano delle apparenze e guardano al sodo! Fino a un certo punto, visto che hanno mandato una lettera a tutti i direttori di giornali perché nei titoli la smettano di chiamare i suoi aderenti "grillini" ma al suo posto venga usata l'espressione "militanti del Movimento a 5 stelle". Quindi anche loro ci tengono alla forma. E allora che facciano una petizione perché anche il loro capo si dia una ripulita al look (capelli compresi?).

Alfredo Rossi.