Aston Martin: una storia travagliata a lieto fine

Aston Martin – vanquish s

La casa automobilistica britannica, che ha festeggiato il suo centenario nel 2013, mantiene ancora oggi il suo tradizionale artigianato. Nata nel 1913 come concessionaria d’auto “Bamford & Martin”, soltanto nel 1922 iniziò a costruire automobili con il marchio Aston Martin, per poi diventare Aston Martin Motors nel 1926. Nel 1913 il meccanico Robert Bamford e il pilota Lionel Martin fondarono la “Bamford & Martin”, una azienda che era al tempo stesso concessionaria e centro di assistenza meccanica per il marchio automobilistico Singer.
Nel 1914, i due esuberanti fondatori, realizzarono una propria autovettura da competizione su un vecchio telaio Isotta Fraschini. L’auto guidata dal Martin vinse la cronoscalata Londra-Aston Clinton. E proprio in onore di questa vittoria l’autovettura venne battezzata “Aston Martin” nome che più tardi diverrà il marchio vero e proprio.
Sull’onda dell’entusiasmo i due misero in cantiere l’idea di costruire altre autovetture da competizione, ma il progetto fu frenato subito dallo scoppio della prima guerra mondiale. Martin e Bamford furono richiamati sotto le armi e i macchinari vennero sequestrati per essere destinati a scopi bellici.
Al termine del conflitto l’azienda “Bamford & Martin” venne riaperta, seppur con notevoli problemi economici dovuti al difficile periodo post bellico.
Nel 1920 fu disegnato il primo logo del marchio, ma fu anche l’aano di abbandono della società da parte di Robert Bamford. Ma poco dopo Martin ebbe la fortuna di incontrare un finanziatore, il pilota Louis Zborowski, un nobile franco-polacco di enorme ricchezza.
Le progettazioni del marchio “Aston Martin”, dopo il risanamento economico, furono velocissime, e nel 1922 vennero presentate le prime vetture da competizione. Nonostante, la partecipazione a gare importanti come la Brooklands e alla 24 ore di Le Mans, i modelli non riuscirono a vincere ne’ a mettersi in mostra, di conseguenza non ci fu nessun ritorno economico. La “Aston Martin” resistette per quattro anni fino alla dichiarazione di fallimento e al definitivo ritiro di Lionel Martin dopo una produzione di 55 autotelai.
Nel 1926 la “Bamford & Martin-Aston Martin” in fallimento fu acquisita dai soci Bill Renwick e Augusto Bertelli, proprietari della “Renwick e Bertelli”, produttori di motori d’aerei.
Nel 1927 il logo viene cambiato, per poi essere modificato ancora nel 1928, e L’azienda venne rinominata “Aston Martin Motors” e trasferita a Feltham. Renwick assunse la responsabilità della direzione commerciale e Bertelli, quella progettistica essendo stato un progettista e pilota nel reparto corse della FIAT.
Bertelli, fece un magnifico lavoro e si dedicò ai progetti per 12 anni con delle grosse soddisfazioni. La sua figura fu talmente importante che l’auto era più conosciuta come Auto Bertelli che come Aston Martin. L’inizio fu subito entusiasmante e il motore progettato da Bertelli e Renwick, un quattro cilindri in linea con distribuzione bialbero di 1.500 cm³, si dimostrò potente e affidabile, procurando una lunga serie di ottimi piazzamenti e vittorie di classe in gare internazionali. In pochi anni la Aston Martin conquistò fama di automobile competitiva, veloce e robusta. A partire dal 1934, con il colore ufficiale rosso, le automobili cominciarono a conquistare numerose vittorie.
Nel 1933, Arthur Sutherland acquistò la maggioranza azionaria della Aston Martin, e nel 1935, nel segno di un cambiameneto, ridisegno il logo. Il cambiamento avvenne nel 1936, dando un forte impulso alla commercializzazione orientando l’azienda verso la produzione di vetture stradali in piccola serie, sempre sotto la direzione tecnica di Bertelli. La produzione fu sospesa di nuovo a causa della seconda guerra mondiale, con un’ attivo di 700 unità, per dare spazio alla produzione di motori di aerei da combattimento.
Subito dopo la guerra, la produzione riprese con l’acquisto delle azioni da parte di David Brown per circa £.20.500, per poi fonderla successivamente con la Lagonda, altra marca inglese di pregio ma in difficoltà economiche. Il logo ancora una volta viene modificato nel 1947.
Dal 1950 nacque la gamma DB (iniziali del proprietario) che fecero la storia del marchio. I primi modelli di successo mondiale furono certamente le DB4 e DB5, quest’ultima immortalata nei film di James Bond. La sigla iniziale DB caratterizzò tutti i modelli fino al 1972 per poi seguire con la serie Vantage (V8).
Nel 1959, si attua la fusione con la Lagonda, per cui il marchio assunse il nome di Aston Martin Lagonda Limited. Nel 1972, in un momento di vero splendore, David Brown vendette il marchio a William Wilson, per essere venduta varie volte fino all’acquisto da parte di Ford nel 1986. Il logo ancora una volta viene modificato nel 1987.
La Ford triplicò la produzione fino ad arrivare a 2000 unità con la fortunata DB7 proposta in varie versioni.
La partecipazione di vetture come DB5, DB7, Vanquish e DBS nei film di James Bond favorì molto il prestigio dell’azienda. Il 12 marzo 2007, per una crisi finanziaria, il gruppo Ford cede il marchio ad una cordata di investitori guidata da Frederic Dor, John Singers e David Richards. I nuovi proprietari hanno affermato di voler rilanciare l’attività sportiva della casa, e nell’ottobre 2007 è stata lanciata una supercar basata sulla DB9, denominata DBS che è andata a sostituire la Vanquish S.
Nel 2009 l’Aston Martin ha presentato la One-77, prodotta solo in 77 unità, una esclusiva Gran Turismo da un milione di euro. L’auto eroga una potenza di 700 cavalli e raggiunge 354 km/h.
Nel 2013 Aston Martin, per festeggiare del primo centenario da fondazione del marchio, ha messo in vendita la nuova Vanquish, una supercar già presentata nel 2012.

Arman Golapyan