“Io non ho fallito duemila volte nel fare una lampadina; semplicemente ho trovato millenovecento-novantanove modi su come non va fatta una lampadina. “ (Thomas Alva Edison)
Immaginiamo per un attimo una vita senza lampadine. Sarebbe come immaginare che il sole regola la nostra vita. Una volta tramontato lui tutto diventa tenebra e quello che si stava facendo di giorno finisce al calare delle tenebre semplicemente perché non si può vedere al buio. Per noi questo è un concetto lontano e difficilmente immaginabile ma era la consuetudine per un uomo moderno del 1800. Certo c’erano le candele il fuoco dei camini le lampade a gas o le più evolute lampade ad arco ma erano strumenti tecnici dedicati alla prosecuzione del lavoro anche in orario notturno (questa era la destinazione d’uso iniziale delle lampade ad arco per esempio). Verso il 1850 tutto cambia, c’è un gran lavoro di molti scienziati attorno alla soluzione che sembrava essere a portata di mano ossia un bulbo di vetro e un filamento attraverso cui far passare la corrente elettrica che al suo passaggio rendeva incandescente il filamento illuminando lo spazio circostante. Detta così magari potrebbe sembrare semplice ma la messa a punto più del principio in sé fu molto difficoltosa e anche se l’invenzione viene attribuita a Thomas Alva Edison (Milano, 11 febbraio 1847 – West Orangem 18 ottobre 1931) e la data è quella del 6 dicembre 1889 in realtà occorre fare un po’ di chiarezza. Partiamo dalla famosa data che non è, come si potrebbe credere, il giorno della “scoperta” della lampadina bensì il meno poetico giorno in cui un giudice accolse il ricorso di Edison che si attribuiva il merito dell’invenzione della invenzione contro Sawyer che la lampadina la aveva inventata davvero anni prima tant’è che nel 1883 lo stesso Sawyer aveva fatto causa, vincendola, contro Edison a proposito della paternità dell’invenzione e soprattutto sui diritti di sfruttamento. Edison era un eccellente scienziato ma un altrettanto abile uomo d’affari che non si fece scrupolo di acquistare dalla vedova di Heinrich Goebel uno dei pionieri della lampada elettrica i diritti di sfruttamento dell’invenzione. Edison insomma con mezzi che possono lasciare perplessi era un collettore di brevetti e infatti al suo attivo se ne contano più di un migliaio. Questo nulla toglie al valore dello scienziato che si impegno a fondo nella messa a punto specialmente della parte più complicata del progetto: il filamento. Si dice che abbia testato migliaia di materiali ma la cosa stupefacente fu la ferrea determinazione al conseguimento del risultato. Edison a questo proposito non si scoraggiava mai e anzi la sua filosofia era che se un tipo di filamento non andava bene era un passo in avanti perché poteva escluderlo dalla lista prima di arrivare a quello giusto. Questo era Edison.Fra quelli che apportarono un notevole contributo c’è anche,per la cronaca, uno sconosciuto italiano di nome Alessandro Cruto che già nel 1876 aveva sperimentato sottili lamine di carbonio come filamento con ottimi risultati. In ogni caso la lampadina cambia la vita delle persone e la prima città a vantare un sistema di illuminazione stradale fu New York nel 1882 a cui segui nientemeno che Milano due anni dopo con l’illuminazione di piazza Duomo e Piazza della Scala.
Fabio D’Andrea